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L’intervista

«Sempre meno avvocati: i giovani preferiscono il posto fisso. Il futuro? La sfida sarà con l’Intelligenza Artificiale»

Ambra Prati
«Sempre meno avvocati: i giovani preferiscono il posto fisso. Il futuro? La sfida sarà con l’Intelligenza Artificiale»

Enrico della Capanna, presidente dell’Ordine degli avvocati Reggio Emilia: «Chi si cancella è perchè ha vinto un concorso. I costi oggi sono sempre più alti»

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Reggio Emilia La toga perde appeal. In tutta Italia il numero di nuovi avvocati negli ultimi anni è in caduta libera, tanto che se il trend proseguirà si porrà la questione della sostenibilità della Cassa Forense. A Reggio Emilia invece c’è un saldo positivo, seppur risicato: in due anni, nel periodo dal 20 settembre 2022 al 20 settembre 2024, gli avvocati che si sono cancellati dall’albo sono stati 61, quelli iscritti 80. In totale nella nostra città si contano 1.135 legali iscritti, dei quali 743 avvocati ordinari (cioè non abilitati al terzo grado di giudizio) e 392 cassazionisti.  Abbiamo fatto il punto con Enrico della Capanna, presidente dell’Ordine degli avvocati Reggio Emilia.

A Reggio la professione forense tiene?

«Non è in calo: negli ultimi anni abbiamo avuto un leggero incremento degli iscritti. Siamo in controtendenza rispetto al dato nazionale, che registra una sensibile disaffezione per una professione non più attrattiva come nel passato. I dati pubblicati da Cassa Forense evidenziano che tra il 2023 ed il 2024 il numero degli avvocati è calato dell’1,3%, vale da dire di oltre 3mila unità. Anche a Reggio Emilia emerge un dato significativo: i legali in pensione tendono a cancellarsi dall’albo perché i costi sono diventati onerosi. Per i giovani invece intraprendere la professione è diventato sempre più difficile a fronte di un impegno maggiore. Le cancellazioni riguardano per la maggior parte donne con oltre 14 anni di professione alle spalle. I costi in continua crescita e i guadagni in calo sono una delle principali ragioni che inducono ad abbandonare e a volgere lo sguardo altrove».

Chi si cancella quali strade intraprende?

«Questo è l’aspetto di maggior rilievo. Nella stragrande maggioranza dei casi chi si cancella lo fa perché ha vinto un concorso pubblico. Il pubblico impiego offre una maggiore sicurezza economica. Le statistiche evidenziano che per raggiungere un livello di sufficiente tranquillità economica occorrono vent’anni di professione forense: così anche avvocati di 40-50 anni scelgono il posto fisso».

Altri sbocchi possibili?

«Nel privato le grandi aziende si sono dotate di uffici legali interni. Oggi per i giovani che non possono contare su uno studio già avviato o sul supporto della famiglia, è molto difficile mettersi in proprio, tanto che a molti non resta che collaborare con studi di prestigio, anche se tra mille incertezze. L’organizzazione degli studi legali è cambiata: avere una segretaria o personale dipendente è diventata una rarità. Molti avvocati hanno poi optato per il regime fiscale forfettario, che se da un lato consente di usufruire di benefici dall’altro è fortemente limitativo: non consentendo di scaricare i costi, induce a non incrementare il fatturato dello studio».

Una ricetta possibile?

«A mio avviso non esiste una ricetta unica. Certo a Reggio, come nel resto del Paese, la specializzazione è diventata una necessità. La complessità della professione forense impone di acquisire conoscenze specifiche, magari in settori poco praticati come il diritto del lavoro, il diritto amministrativo, urbanistico, della privacy, tributario ed industriale, dei marchi e dei brevetti; in particolare, questi ultimi tre, poco praticati anche se risponderebbero a una domanda forte del mondo produttivo».

Sconsiglierebbe di fare il penalista?

«Sconsiglierei il civile generico. Le cause civili si sono ridotte parecchio, mentre sono convinto che l’avvocato penalista abbia ancora un futuro. Ritengo che i giovani dovranno affrontare nuove sfide e, in primo luogo, dovranno fare i conti con l’intelligenza artificiale, che se non sarà in grado di sostituire il legale cambierà il modo di concepire la professione. Se in peggio o in meglio, non so dirlo: di certo i giovani dovranno sfruttarne le opportunità. Quella dell’avvocato rimane, a mio parere, una delle professioni più interessanti e stimolanti e sono certo che, con gli opportuni correttivi, prima o poi i giovani più valenti ne riscopriranno l’antico valore». l © RIPRODUZIONE RISERVATA