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La manovra di bilancio

Taglio al cuneo fiscale: fino a mille euro in più all’anno in busta paga

Leonardo Monselesa n
Taglio al cuneo fiscale: fino a mille euro in più all’anno in busta paga

Ecco cosa cambia per i lavoratori dipendenti fino a 40mila euro di redditi complessivi: la misura diventa strutturale

04 novembre 2024
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Dal testo della manovra di bilancio, ferme restando eventuali modifiche in sede parlamentare, si delinea già la forma che assumeranno gli interventi per aumentare i redditi da lavoro dipendente, interventi che dovrebbero diventare strutturali a partire dal prossimo anno. Si va quindi verso una duplice misura, che da un lato prevederà l’erogazione di una somma aggiuntiva per i titolari di redditi complessivi fino a 20.000 euro, e dall’altro porterà un’ulteriore detrazione per coloro che hanno un reddito complessivo superiore a 20.000 euro, ma inferiore a 40.000 euro annui.

Tramonta quindi, o meglio cambia forma, il taglio del cuneo fiscale a cui ci eravamo abituati. Con la legge di bilancio 2023, la prima del governo Meloni era infatti stato varato il primo taglio del valore del 3% o del 2% dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti, rispettivamente per coloro che lo avevano inferiore a 25.000 euro o 35.000 euro. Questa percentuale era poi stata aumentata rispettivamente al 7% e al 6% nel secondo semestre dell’anno, per poi essere confermata nel corso del 2024, senza però applicare più lo sconto sui contributi relativi alla tredicesima. Dal prossimo anno, invece, il sostegno al potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti avrà una nuova forma, che dipenderà non più solo dal reddito da lavoro dipendente, ma anche da quello complessivo. Potenzialmente, potrebbe così ampliarsi la platea di beneficiari del sostegno. Se, però, quest’anno il limite massimo dei 35.000 euro era sul reddito da lavoro dipendente, il prossimo anno arriverà 40.000 euro, ma il reddito considerato sarà quello complessivo, e terrà quindi conto anche altre tipi di introito. Ai fini di questi strumenti, però, nel reddito complessivo non sarà calcolato quello relativo all’abitazione principale, mentre vi sarà inclusa la quota esente del reddito agevolato ai sensi dell’articolo 44 comma 1 del decreto-legge 78/2010 e dell’articolo 5 del decreto legislativo 209/2023.

I titolari di reddito da lavoro dipendente con un reddito complessivo che arriva fino a 20.000 euro riceveranno quindi una somma aggiuntiva che non concorrerà alla formazione del reddito, e che sarà erogata direttamente dal loro sostituto d’imposta in busta paga. Questa somma avrà un valore calcolato applicando al reddito da lavoro dipendente (da rapportare all’intero anno come periodo lavorativo) una percentuale che varierà proprio in funzione di quest’ultimo. Per quanti hanno un reddito da lavoro dipendente pari o inferiore a 8.500 euro annui, la percentuale sarà del 7,1%. Per i titolari di redditi superiori a 8.500, ma non a 15.000 euro, la percentuale applicata sarà invece del 5,3%, mentre per coloro che hanno redditi da lavoro dipendente superiori a 15.000 euro, ma non a 20.000, la percentuale sarà del 4,8%. I titolari di redditi complessivi superiori a 20.000 euro, ma inferiori a 40.000 euro, potranno invece godere di una nuova detrazione che verrà riconosciuta direttamente nella retribuzione da parte del sostituto d’imposta. La detrazione avrà quindi un valore fisso di 1.000 euro per coloro che hanno un reddito complessivo superiore a 20.000 euro, ma non a 32.000 euro annui. Per coloro che hanno un reddito complessivo superiore a 32.000 euro e inferiore a 40.000 euro, invece, la detrazione varierà in base al valore del reddito. Essa sarà infatti pari al rapporto tra 40.000 euro diminuiti del reddito complessivo e 8.000 euro, il tutto moltiplicato per 1.000. Al momento del conguaglio, sarà il sostituto d’imposta a dover verificare la spettanza delle somme erogate o delle detrazioni riportate in busta paga. Qualora tali somme o detrazioni si rivelassero non dovute, sarò lo stesso sostituto d’imposta a dover procedere al recupero delle stesse. I sostituti d’imposta potranno poi procedere al recupero delle somme erogate portandole in compensazione nella dichiarazione dei redditi. l © RIPRODUZIONE RISERVATA