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Lite tra la residente e il cacciatore: lui spara poi la picchia col fucile

Ambra Prati

	(Foto d'archivio)
(Foto d'archivio)

La donna gli contestava di essere troppo vicino alle case, lui le ha preso il telefono: è stato accusato anche di rapina

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Reggio Emilia «State cacciando troppo vicino a casa mia». Di fronte alle veementi proteste della donna, che minacciava di allertare le guardie forestali, un cacciatore 50enne ha reagito colpendola più volte con il fucile, sparando un colpo per terra vicino a lei e infine dandole una spinta per impossessarsi del cellulare. Il 50enne, finito alla sbarra per i reati di rapina e lesioni personali, ha patteggiato un mese e dieci giorni di reclusione (pena sospesa) più 500 euro di multa.

Un tema quanto mai d’attualità, quello della caccia, considerato l’esito tragico della battuta costata la vita a Marco Gentili, 68 anni, il cercatore di funghi ucciso da un proiettile vagante il 16 ottobre scorso durante una battuta di caccia a Leguigno di Casina. Questo episodio invece risale al novembre 2023, quando in un campo coltivato di una frazione cittadina è scoppiato un diverbio tra una residente, che voleva allontanare un gruppo di tre o quattro cacciatori a suo avviso troppo vicini dalla sua abitazione, e uno di questi ultimi. Da un primo acceso confronto verbale, secondo l’accusa, il litigio è degenerato in scontro fisico: il cacciatore 50enne ha colpito più volte con il fucile alla spalla e alla testa la donna, esplodendo perfino un colpo nelle immediate vicinanze dei piedi della signora.

Quest’ultima spaventata ha tentato di scappare via ma è caduta al suolo ed è a questo punto che il cacciatore si sarebbe impossessato del cellulare strappandoglielo dalle mani e dandosi poi alla fuga. La donna è finita all’ospedale, dove i medici hanno riscontrato le percosse e l’hanno giudicata guaribile in sette giorni di prognosi. La signora ha poi sporto denuncia contro l’aggressore. L’imputato ha negato fermamente questa ricostruzione: a suo dire i fatti si sarebbero svolti ben diversamente e soprattutto la donna sarebbe caduta da sola, senza alcuna spinta. Tuttavia per evitare di affrontare un processo lungo e impegnativo l’imputato ha preferito concludere il procedimento già in sede di indagini preliminari, scegliendo il patteggiamento. L’avvocato difensore, Domenico Noris Bucchi, ha concordato con il pubblico ministro Valentina Salvi un accordo, che nei giorni scorsi è stato ratificato dal gip Luca Ramponi.  © RIPRODUZIONE RISERVATA