Gazzetta di Reggio

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L’inchiesta milanese

Dossieraggio e furto di banche dati, arrestato anche un imprenditore reggiano

Francesco Floris
Dossieraggio e furto di banche dati, arrestato anche un imprenditore reggiano

I clienti erano disposti a pagare per risolvere liti ereditarie o altro. Si fanno in nomi di Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe. Persequisizioni e sequestri a Reggio Emilia

27 ottobre 2024
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Reggio Emilia Una rete di “spioni” fatta di hacker, consulenti informatici, agenzie private di intelligence e poliziotti. I clienti disposti a pagare. Per risolvere liti ereditarie o monitorare la fidanzata, come Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del defunto fondatore di Luxottica, o il banchiere finanziere Matteo Arpe. Per scovare le fonti riservate di un giornalista autore di scoop, come nel caso di un manager di Barilla. Per commissionare “intercettazioni” sui device di alcuni dipendenti, sospettati di effettuare operazioni di “trading online” sul lavoro, come fa un dirigente del colosso dell’energia Erg della famiglia Garrone.

Dopo il caso Striano, la stagione dei dossier approda al nord Italia in salsa milanese. Sono “studi legali” e “imprese” a reclamare reti di spionaggio per interessi “economici e finanziari”, spiega il procuratore di Milano, Marcello Viola in conferenza stampa con il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, che torna a lanciare il grido d’allarme sul «gigantesco mercato delle informazioni riservate». L’ordinanza del gip Fabrizio Filice, eseguita dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Varese, ha portato ai domiciliari l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo, altre tre persone, tra le quali un imprenditore reggiano; interdetto dalla professione per 6 mesi un maresciallo della guardia di finanza in forza alla Dia di Lecce, un agente di polizia del Commissariato di Rho, e sequestrato tre società di investigazioni private.

A Reggio Emilia ci sono state perquisizioni e sequestri di capitali in due aziende. Il pm della Dda Francesco De Tommasi, con il sostituto della Dna Antonio Ardituro, puntano i fari sulla Equalize srl fondata dall’ex poliziotto 66enne che si è dato al privato dopo 40 anni di onorata carriera, ma tempestata di incidenti giudiziari, come investigatore antimafia e risolutore di casi quale l’omicidio di Maurizio Gucci. Una piccola società-gioiello del business intelligence da quasi due milioni di ricavi e 648mila euro di utili che Gallo, “braccio operativo”, si sarebbe spartito col dominus della presunta associazione a delinquere dedita all’accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni illegali, falsificazione di comunicazioni informatiche, rivelazione di segreto, favoreggiamento ed estorsione, che i magistrati contestano a vario titolo ad almeno 51 indagati.

È Enrico Pazzali la figura chiave dell’inchiesta. Il presidente di Fondazione Fiera Milano, già manager di Eur, Vodafone, Regione Lombardia, Sogei e Poste Italiane è indagato, non arrestato nonostante la richiesta dei pm. La rete di hacker farebbe “capo” a lui, il “presidente” di Equalizer come lo chiamano i collaboratori. L’avrebbe usata per “danneggiare l’immagine dei competitors” o di “avversari politici” suoi e di “persone a lui legate”. Su tutti un acerrimo nemico nelle nomine sin da quando lo estromise dalla Fiera: il presidente di Cdp, espressione delle Fondazioni bancarie, Giovanni Gorno Tempini, il suo “uomo” per le relazioni istituzionali in via Goito, Guido Rivolta, e altri pezzi da novanta nel mondo della comunicazione e del lobbying. Il 60enne avrebbe chiesto di acquisire chat ed esfiltrare i contenuti con le parole chiave come “Pazzali”, “Fiera”, “Eur”, “Fontana” e “Bonomi” da utilizzare per i propri fini.

Tra i target del gruppo, nelle 518 pagine ci sono il presidente del Milan, Paolo Scaroni, giornalisti come Giovanni Dragoni del Sole 24 Ore e Giovanni Pons di Repubblica, la defunta Virginia von Furstenberg, nipote di Gianni Agnelli, Ginevra Caprotti della dinastia imprenditoriale di Esselunga. “Migliaia” di accessi abusivi, dicono gli inquirenti. «Se ti faccio vedere i report di Enrico. .. ne ho fatti a migliaia», esclama Gallo. E di fronte alla possibilità di hackerare in proprio le banche dati pubbliche di forze dell’ordine, gdf, agenzia delle entrate, Inps e altre, senza funzionari “infedeli” che usino le loro credenziali, aggiunge: «C’ho i capelli bianchi ti dico già. Enrico lo dirà a tutti e ti chiamerà... mi fai questo, mi fai quell’altro». «Passiamo i guai... cioè per molto meno ha passato i guai Montante» (Calogero Antonio Montante detto “Antonello”, l’ex vicepresidente di Confindustria che era diventato un simbolo dell’antimafia sicula prima di essere arrestato e condannato per associazione a delinquere, corruzione e accesso abusivo a sistema informatico). Per l’ex agente che per 40 anni ha servito alcuni e i più noti pm di Milano come l’allora capo dell’antiterrorismo Alberto Nobili, se il Pazzali fosse venuto a sapere della possibilità di accedere allo Sdi – la banca dati con tutti i precedenti di polizia di ogni cittadino – sarebbero stati “fottuti”. «Quello te lo chiede ogni giorno, per telefono hai capito».l