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«Seta, per gli autisti niente aumenti»

Ginevramaria Bianchi
«Seta, per gli autisti niente aumenti»

Il piano industriale punta alla fusione con Tper, ma la società è sorda all’appello dei sindaci

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Reggio Emilia Via libera ai mezzi di ultima generazione, avanti tutta verso la fusione con Tper, ma nessun margine di trattativa sul fronte sindacale per migliorare le condizioni degli autisti e assumerne altri per coprire e migliorare i servizi ai cittadini. A poche ore dal Cda si alza il velo sul piano di rilancio messo a punto dal management di Seta. Ed è un secchio d’acqua gelida in faccia ai sindaci di Reggio e Modena . Marco Massari e Massimo Mezzetti avevano chiesto un cambio di passo a Seta.  Andando nello specifico, volevano un’attenzione particolare al trattamento economico dei neo assunti e alla gestione delle relazioni sindacali, puntando sul miglioramento delle retribuzioni degli autisti, sempre più difficili da trattenere in azienda. Ma non sono stati ascoltati.

Doccia gelata

Arrivato solo poche ore prima della seduta del Cda e del parallello meeting tra i soci, senza dare a questi ultimi il tempo necessario per esaminarlo adeguatamente, il piano industriale di rilancio proposto ieri da Seta, per quanto in una versione preliminare, è parso quasi come un tentativo di scaricare la responsabilità su chi aveva formulato richieste chiare e legittime già da tempo. Richieste che, alla fine dei conti, non sono nemmeno state accontentate. Il piano presentato, infatti, si apriva già con un’ amara premessa: «Per i lavoratori non si può fare nulla». In altre parole, per gli autisti – che già vivono condizioni difficili e inique, con disparità di trattamento tra chi è stato assunto prima e dopo il 2012 – non sono previste né migliorie salariali né interventi concreti per arginare l’esodo in atto. Non ci sono le proposte, non ci sono le risorse e non c’è l’intenzione giusta per poter alzare i salari degli autisti che, da qualche anno a questa parte, non possono fare altro che cercare altri impieghi.

Oggi la situazione nelle due province è preoccupante: il servizio soffre pesantemente nei bacini di Modena e Reggio Emilia, dove la carenza di personale è ormai cronica, e il piano non offre – e non ha intenzione di offrire – risposte adeguate su come risolvere questa emergenza. Invece di affrontare il tema, questo piano si concentra su interventi marginali, come il miglioramento dell’esperienza di viaggio o la facilitazione dei sistemi di pagamento per gli utenti. Soluzioni che appaiono del tutto scollegate dalla realtà di un servizio che ogni giorno, come abbiamo riportato sulle pagine della Gazzetta diverse volte, deve fare i conti con pendolari esasperati, autobus sovraffollati e una gestione sempre più problematica.

Il nodo stipendi

Altro tema caldo la disparità di trattamento economico tra chi tra gli autisti è stato assunto prima e dopo il 2012 e il regime di turni spezzati che costringono gli autisti a condizioni lavorative estenuanti, sono tra le principali cause dell’emorragia di personale, oltre agli stipendi da fame. Nonostante questo, nel piano di Seta è stato deciso di ignorare questo punto cruciale trincerandosi dietro la tenuta del bilancio e, anche l’unico strumento realmente attrattivo – l’Academy, che consente agli aspiranti autisti di ottenere la patente speciale a spese dell’azienda – si sta rivelando inefficace nel lungo termine. Molti autisti, una volta formati, decidono di lasciare comunque l’azienda. Dal punto di vista economico, la situazione di Seta appare contraddittoria. Mentre si continuano a fare investimenti per l’acquisto di nuovi autobus – con oltre 4 milioni di euro spesi nel 2023 – non vengono trovate le risorse necessarie per migliorare le condizioni dei dipendenti. Secondo i calcoli, per armonizzare i contratti dei lavoratori del bacino di Modena, sarebbe necessario un investimento di circa 2 milioni di euro, una cifra che Seta continua a ritenere insostenibile.

Nel frattempo, però, l’azienda continua a pagare migliaia di ore di straordinari (79.151, con un + 12% di ferie non godute. Dati: bilancio del 2023), aggravando una situazione che – forse – sarebbe più facilmente risolvibile con una riorganizzazione delle risorse interne. Verso Tper Dopotutto, il sindaco di Modena Mezzetti era stato chiaro anche alla festa dell’Unità a settembre: «Non entreremo in Tper finché tutti i problemi di Seta non saranno risolti», aveva sentenziato in un incontro pubblico, attaccando pesantemente l’amministratore delegato Riccardo Roat. Un modello alternativo, guardato con interesse, è sicuramente quello di Parma, con la società di trasporti Tep che si occupa esclusivamente del territorio Ducale. Modello di cui tanti tra gli addetti ai lavori parlano da tempo, come punto di riferimento. Tuttavia, il piano presentato da Seta lascia trasparire la volontà di procedere verso la fusione con Tper e di essere annessi da Bologna. In questo scenario, dove il dialogo tra l’azienda e le istituzioni appare compromesso e le soluzioni concrete sembrano lontane, la crisi di Seta si fa sempre più profonda. E mentre la dirigenza ignora i problemi, la vita reale continua: pendolari sempre più esasperati perdono le corse o le prendono in ritardo, bloccati in un sistema che non ascolta le loro esigenze né quelle di chi ogni giorno porta avanti, con fatica, il trasporto pubblico.l © RIPRODUZIONE RISERVATA