«Argini indeboliti dagli animali: è necessaria una mappatura»
L’ex assessore di Gualtieri Marcello Stecco: «Le tane si vedono a occhio nudo: Aipo si assuma la responsabilità»
Gualtieri I volontari della Protezione civile “Bentivoglio” sono stati impegnati per tutta la notte, tra lunedì e martedì, l’ennesima da quando è iniziata l’emergenza maltempo, per creare punti di illuminazione al fine di favorire i lavori arginali da parte degli operai che stanno operando a Santa Vittoria, sia sul tratto arginale del Crostolo sia su quello del Canalazzo-Tassone abbattuti dalla forza delle acque. Si tratta di lavori estremamente delicati, che vengono svolti con l’utilizzo di ruspe in spazi estremamente stretti come quelli della superficie arginale. Da verificare se nel settembre scorso Aipo abbia provveduto alla rimozione del materiale flottante depositatosi in alveo per la ripresa, già annunciata, dei possibili fenomeni erosivi con relativa risagomatura delle sponde più interessate da alcuni cedimenti, sia nel Crostolo che nel Canale Tassone e Cavo Cava. Cosa che, purtroppo, è puntualmente avvenuta con la rottura dei tratti arginali proprio di questi tre corsi d’acqua.
Intanto, proprio in queste ore, di fronte alle immagini degli argini collassati, si continua a parlare di “nutrie” che potrebbero essere una delle cause della fragilità degli argini e che ha prodotto il cedimento di alcune parti. In questi anni l’ex assessore Marcello Stecco, che abita a Santa Vittoria, a pochi metri dal Crostolo, è intervenuto ripetutamente per fare presente questo fenomeno e per chiedere alle autorità competenti, a partire dall’Agenzia Interregionale per il Po (Aipo), che deve comunicare ai cittadini come stanno veramente le cose. Stecco ha fatto di questo tema uno dei suoi qualificati motivi di impegno sociale, sia nelle sue responsabilità istituzionali, in Provincia e in Comune a Gualtieri, sia come cittadino.
«Abito con la mia famiglia a pochi metri dal torrente Crostolo. La mia comunità, Santa Vittoria e Gualtieri, sa di che cosa parlo, perché ha vissuto sulla propria pelle una grande tragedia, l’alluvione del 1951». L’impegno di Stecco è decennale: «Rimasi colpito 10 anni fa, nel 2014, dalla decisione dell’ex presidente della Regione Vasco Errani di nominare una Commissione altamente qualificata per analizzare e valutare le cause della rottura arginale del fiume Secchia. La Commissione era costituita da sei docenti di Unimore e degli atenei di Bologna, Ferrara, Parma e Padova. Unimore partecipò con Stefano Orlandini, docente di Costruzioni idrauliche – ha spiegato Stecco – . Le conclusioni del lavoro di questa Commissione furono che nel collasso degli argini del Secchia, una parte rilevante era stata determinata dalla presenza e dall’azione di animali selvatici quali l’istrice, la nutria, il tasso e la volpe». «Lo studio – prosegue Stecco – dimostrava che gli effetti dell’attività di questi animali negli argini ne ha causato una forte fragilità. All’epoca ero consigliere provinciale, presi spunto da questo studio per presentare un’interrogazione anche per concentrare l’attenzione dell’intero Consiglio su questa problematica. Questo studio era talmente interessante e qualificato che fu presentato nel dicembre 2015 a San Francisco in occasione dell’American Geophisical Union Fall Meeting. Inoltre c’è anche uno studio altrettanto importante e interessante di Unimore del 2021». «In questo studio – continua Stecco –, a cura del professor Stefano Orlandini, si afferma che un argine di un fiume in condizioni ordinarie regge 100 anni ma che se in quello stesso argine vivono nutrie, volpi, istrici e tassi quell’argine regge 10 anni. Queste sono notizie-bomba rispetto a quello che è successo in queste ore nella Bassa reggiana e ci spingono a pensare alle voragini aperte nei torrenti Crostolo e Tassoni-Canalazzo».
Per Marcello Stecco, Aipo deve assumersi impegni precisi: «Fanno venire i brividi alcune immagini delle sezioni che hanno ceduto, dove si vedono a occhio nudo i cunicoli, le tane, i percorsi che questi animali hanno scavato all’interno degli argini, determinandone un’evidente fragilità. Aipo, a cui compete la sicurezza del Po e dei suoi affluenti, deve assumersi delle responsabilità e ha il dovere di conoscere e far conoscere ai cittadini lo stato di salute degli argini e in particolare l’impatto della presenza di questi animali sulla stabilità e sulla fragilità degli stessi. Chiedo: Aipo ha già realizzato questa mappatura? Oggi non mancano le tecnologie per realizzare questa conoscenza – conclude Stecco – . Una bussola dovrebbe guidare l’azione delle istituzioni pubbliche oltre al diritto dei cittadini e delle comunità alla sicurezza, la certezza che il costo economico per riparare i danni è sicuramente superiore al costo di una lungimirante prevenzione». © RIPRODUZIONE RISERVATA