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Ucciso a badilate in testa in fabbrica: «Ora il datore di lavoro risarcisca»

Jacopo Della Porta
Ucciso a badilate in testa in fabbrica: «Ora il datore di lavoro risarcisca»

Condannati i due assassini, via alla causa civile all’azienda

15 ottobre 2024
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Luzzara Il 7 febbraio 2022, l'operaio 38enne Ranjeet Bains fu aggredito a calci, pugni e colpi di pala in testa da due colleghi all'interno dell'azienda Quattro B di Codisotto di Luzzara, durante una pausa caffè.

Poco dopo, l’uomo morì a causa delle ferite riportate.

I fratelli Charanjit e Paramjit Singh sono stati condannati in via definitiva a 10 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale e si trovano in carcere da questa estate, dopo che la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai loro difensori Angelo Russo e Giuseppe Migale Ranieri.

Ora che la vicenda penale è conclusa, si apre un altro capitolo, quello dei risarcimenti.

In primo e secondo grado, sono state riconosciute provvisionali di 150.000 euro alla vedova Kaur Gagandeep e ai due figli minori, e di 30.000 euro ciascuno al padre Lal Ram, alla madre Kaur Mohinder e al fratello Jagjeet Bains.

Tuttavia, i due condannati difficilmente potranno pagare tali somme.

Gli avvocati della famiglia della vittima, Mauro Intagliata e Francesco Tazzari, hanno annunciato una causa civile contro il datore di lavoro dell’azienda. «Fino ad ora è stata affrontata la questione della responsabilità penale degli autori del crimine, mentre è rimasta sullo sfondo quella civilistica addebitabile al datore di lavoro per non aver assunto condotte utili ad evitare che il fatto accadesse», dice l’avvocato Intagliata.

Secondo i legali, l’aggressione è stata il risultato di una tensione sviluppatasi sul luogo di lavoro, ben nota all'interno dell’azienda. Ranjeet Bains, tra l’altro, era stato un sindacalista della Fiom, e secondo la vedova, le tensioni in fabbrica risalivano a quel periodo. Il sindacato si è costituito parte civile nel processo, così come i familiari tramite gli avvocati Tazzari (che ha assistito i genitori e il fratello della vittima) e Intagliata (che ha tutelato la vedova).

«Un soggetto terzo, come l’Inail, ha riconosciuto la morte dell’operaio come infortunio sul lavoro», prosegue l’avvocato Intagliata. «Non aveva alcun interesse a farlo, dal momento che così si impegna a pagare degli indennizzi. Anche alla luce di questo, appare infondata e contraddittoria la tesi dell’azienda, che sostiene la propria estraneità rispetto a quanto accaduto. Per questo riteniamo che il datore di lavoro debba assumersi tutti gli oneri risarcitori nei confronti dei familiari, in solido con le due persone condannate in via definitiva».

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