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Lettera di una 28enne: «Quell’uomo mi inseguiva nel parco ed è cominciato il mio incubo»


	Il cane Bruno che era con la proprietaria al parco
Il cane Bruno che era con la proprietaria al parco

La disavventura della giovane al parco con il cane Bruno nella zona verde tra via Ferravilla e via Zanibelli : «Ho trovato forza che non pensavo, ma ora ho paura»

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Reggio Emilia Una passeggiata con il proprio cane che si trasforma in un incubo. Una mattina soleggiata che si riempie di imprevedibili nubi. Capita. È capitato a una nostra lettrice che ha voluto proporci una testimonianza. Quella di una giovane donna che ha toccato con mano cosa significa “avere paura” e sentirsi “preda”. A Reggio Emilia. In pieno giorno. A pochi metri da casa.

«Essere donna nel 2024. Cosa vuol dire? Come si sente una donna, che per tratti e caratteristiche fisionomiche, è più “debole” dell’uomo? Essere donna nel 2024 presuppone questa consapevolezza, tuttavia si trova una forza nel nostro corpo e nella nostra anima che ci permette di essere determinate, in ogni tipo di situazione e momento della nostra vita. Questa forza, l’ho scoperta personalmente qualche giorno fa, venerdì 20 settembre. Anno 2024, ovviamente.

Sono una donna, ho 28 anni e una statura di 1,60 metri e sono esile: ciononostante, quel venerdì ho scoperto che il mio corpo è in grado di compiere azioni che pensavo fossero possibili solo a una centometrista olimpionica. Quel giorno avevo deciso di cambiare leggermente il percorso che solitamente seguo con il mio cane, Bruno, un Pitbull Red Nose, aggiungendo un pezzo di camminata nel parco dietro casa mia dove andiamo poco poiché in quella zona i padroni degli altri cani sono soliti non utilizzare i guinzagli. Quella mattina, dopo tre copiosi giorni di pioggia, io e Bruno siamo arrivati nella zona verde tra via Ferravilla e via Zanibelli verso la fine del nostro solito giro. C’era un sole alto che splendeva e gli uccellini che canticchiavano: una mattinata perfetta. Ma nell’arco di qualche secondo si è trasformata in un incubo. Non riesco ancora a trovare le parole per descrivere al meglio le sensazioni che ho provato in quel determinato momento e farò del mio meglio per trasmettere a chi leggerà questo piccolo elaborato personale l’angoscia di quegli istanti.

Stavamo camminando in totale tranquillità, io e Bruno, quando fra gli alberi scorgiamo un uomo di colore che cercava di ricavare un piccolo fuoco accendendo dei bastoncini trovati probabilmente nel parco; ho provato compassione e tenerezza verso quell’individuo perché notai una padellina e un uovo da cuocere appena lì a lato. Nella mia testa ho pensato di avvertire in un momento successivo il Comune o qualche associazione che si potesse occupare di quell’uomo che chiaramente era senza fissa dimora e in grande difficoltà.

Dopo qualche secondo, mi accorgo che l’uomo si è spostato dalla sua posizione fra gli alberi e noto che si trova sulla stradina sterrata che stavo percorrendo io e, purtroppo, vedo che la sua mano si muove con decisione nella sua zona intima. Inizio a pensare, prendo il cellulare dalla borsa e non mi muovo. Penso “cosa vuole fare? Devo correre?”, poi mi dico “no, stai tranquilla, girati e vai avanti”.

Continuo a camminare con Bruno, un Pitbull, sì, un’arma da difesa vera e propria ma non ci penso, è un cane educato e addestrato. Qualche passo, poi mi volto ancora per controllare e lì inizia il mio incubo. Non so cosa ho pensato. Non so. L’uomo ha iniziato a correre velocemente verso di me. Avete presente quei documentari dove il leone quatto quatto si avvicina all’antilope e improvvisamente scatta correndo verso la preda? Io ero l’antilope in quel momento. Cosa ho provato? Cosa ho pensato? Non lo so. Mi sono vista protagonista di un servizio al telegiornale nazionale in prima serata, ho immaginato il mio nome letto dalla voce di un giornalista mentre le immagini video scorrevano sulla tv di milioni di italiani. Ho immaginato il mio nome accanto a tutti quelli delle altre donne vittime di aggressione, stupro, omicidio. Ho visto i miei genitori, mio fratello, i miei amici in fila al corteo per il mio funerale. Come ho reagito quando ho visto il leone che correva verso di me è stato inaspettato anche per me stessa: il mio corpo ha reagito da solo, come se il cervello tramite le sinapsi avesse ordinato ai miei arti di muoversi. Ho iniziato a correre, io, che non vado in palestra e non faccio sport se non portare fuori il mio cane, veloce, più veloce che potessi e ho trascinato Bruno con me. Corro, corro, corro.

So che a 100 metri da lì c’è una scorciatoia che dal parco sfocia in mezzo ai palazzi dietro casa mia. Forse anche questo mi ha aiutata inconsciamente a correre così forte. Corro, ancora. Arrivo nella strada fra i palazzi, mi giro e vedo che il leone non mi ha seguita fino lì, forse consapevole che se avessi urlato qualcuno sarebbe intervenuto. Non mi sentivo più le gambe, c’era caldo quella mattina e lo spavento mi aveva tolto il respiro. Avevo le lacrime agli occhi, volevo urlare e piangere. Non mi ero neanche accorta che avevo già composto il numero della polizia dal tastierino del mio cellulare e stavo già parlando con un agente. Ero salva, viva. Il leone non era uscito dalla sua tana e io ero salva, al telefono con la polizia che ha dispiegato subito due pattuglie e mi ha offerto aiuto.

A cosa sono scampata non voglio immaginarlo mentalmente perché le immagini sarebbero troppo chiare e vivide. Una rapina, un’aggressione, uno stupro, una morte. Potevo essere io. I miei genitori potevano ricevere una chiamata quella mattina. Potevate sentire il mio nome al telegiornale la sera stessa. Ma sono ancora qui, fortunata come non lo sono state altre donne. È chiaro che non passerò più in quella zona, mattina, pomeriggio o sera. Perché non siamo più al sicuro neanche quando il sole è alto. Non possiamo più uscire per fare una passeggiata nel poco verde che la città ci offre perché potremmo non tornare a casa.

Il fine di questa testimonianza è puro: vuole avvertire donne, ma anche uomini, di tutte le età, di tutte le corporature. Attenzione. Siate coscienti di voi stessi e di ciò che vi circonda quando uscite di casa, quando andate a fare la spesa, quando parcheggiate l’auto in garage, quando fate jogging con le cuffie. Sono una donna, ho trovato una forza che non pensavo di avere, una forza che mi ha salvata dall’attacco di un leone. Ma ho paura.

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