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Maserati scontate ai dipendenti, anche in cassa: la mail che fa discutere

Giovanni Medici
Maserati scontate ai dipendenti, anche in cassa: la mail che fa discutere

La invia il Gruppo Stellantis, ricevuta anche dagli impiegati nella sede di Modena. Dove con Cassino e Mirafiori oggi si lavora a singhiozzo

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Offrire l’auto nuova in sconto ai dipendenti per aiutare le vendite: un’iniziativa di marketing che la Fiat ha proposto per decenni (organizzando anche veri e propri mercati dell’usato nelle città dove era presente con i suoi stabilimenti, a vantaggio delle sue maestranze) ma che sta diventando un boomerang per il Gruppo Stellantis: «ma come, dicono gli operai in Cassa integrazione o con il Contratto di solidarietà che guadagnano 1100 euro al mese, mi proponete una Maserati da 84 mila euro (in su)?»

Sembra una farsa, la farsa del lusso. In verità, ci dice Giuseppe Violante che assembla i freni della MC20 ed è nella Rsu della Fiom-Cgil, agli operai modenesi non è arrivata la famosa mail che tanto sta facendo discutere, ma agli impiegati sì. «Una proposta bizzarra, anzi provocatoria visto il momento che l’azienda sta vivendo – ci spiega – Io sono in fabbrica da 23 anni, se va bene lavoriamo 3 o 4 giorni ogni 30 e il resto è Cassa, con una perdita di 500-600 euro al mese. C’è chi se ne va approfittando dei quattro anni di stipendio di incentivo e non sono quelli che sono vicini alla pensione. Siamo molto preoccupati e come Fiom non escludiamo future mobilitazioni».

In 110 anni di vita il Tridente ha vissuto molti momenti difficili; nel 1957 abbandonò le attività sportive, dopo il titolo in Formula Uno, a causa delle difficoltà economiche dell’azienda del commendator Orsi; nel 1978 gli operai scioperavano mentre i piazzali erano piani di auto invendute, nel 1997 arrivò la Fiat a “salvare” la Maserati e a rilanciarla.

E sarebbe facile definire quanto sta accadendo in queste ore grottesco se non ci fossero centinaia di dipendenti che rischiano il lavoro e un patrimonio di storia ed esperienza, un’eccellenza della Motor Valley, in pericolo. Eppure fino a metà novembre dell’anno scorso a Modena la produzione ferveva e sembrava scongiurata l'ombra della Cassa integrazione. Poi è arrivato lo slittamento di un anno della costruzione dell'atelier per la personalizzazione delle vetture, il differimento di progetti come le nuove Quattroporte e Levante.

L'introduzione del motore elettrico Folgore sui modelli in produzione si è scontrata poi con un mercato che, lo si è visto in questi mesi, non è ancora pronto per questo tipo di vetture e forse non lo sarà per anni. Modena, Cassino e Mirafiori lavorano oggi a singhiozzo. Nello stabilimento di via Ciro Menotti la Cassa integrazione è iniziata a dicembre e sono in vigore anche contratti di solidarietà fino a fine anno: 173 esuberi (uscite volontarie) sono già stati concordati in primavera tra l’azienda ed alcune organizzazioni sindacali e questi lavoratori stanno uscendo in questi mesi dall’azienda. Intanto il Maserati Innovation Lab di via Emilia est, punta di diamante del marchio e che ha lavorato in passato anche per Alfa Romeo, è in via di smantellamento: chi lavorava qui si sposta in via Ciro Menotti, dove la grande torre direzionale è comunque mezza vuota.

«L’iniziativa di Stellantis di vendere Maserati scontate ai dipendenti è perlomeno inappropriata in questo momento e i sindacati non ne sapevano nulla. Per l’azienda ci vogliono prospettive, chiarezza sui nuovi modelli, sul rilancio commerciale del marchio – spiega Alessandro Bonfatti, segretario generale Fim Cisl Emilia Centrale - Su Modena stiamo tornando ad avere dati occupazionali pre Marchionne, un ridimensionamento che non va bene».

L’amministratore delegato Tavares ha negato decisamente di voler vendere il Tridente e tantomeno di voler creare un polo del lusso con Ferrari. Intanto Mirafiori, un tempo grande cittadella operaia, vede arrivare e partire maestranze da e per altri lidi, là dove si produce davvero.

E Stellantis pubblicizza investimenti in Michigan e in Argentina. Se sotto la Mole la febbre è altissima a Modena le cose non vanno meglio: chi è nel “giro grosso” dell’automotive è molto pessimista sul futuro della Maserati.

Quale casa automobilistica smette di produrre dei modelli dicendo che li riproporrà tra due o tre anni? Arriveranno i cinesi? O magari un cavaliere bianco (Bmw?) a salvare la baracca? Davide Grasso, arrivato alla carica di amministratore delegato dell’azienda nel 2019 dopo una lunga esperienza nel settore delle scarpe sportive, ha ribadito recentemente che il cuore pulsante del Tridente è e rimarrà proprio Modena, dove risiede lo stabilimento automobilistico più antico d’Italia ancora operativo. Il titolo di Stellantis è tornato intanto ai valori di tre anni fa e ieri ha chiuso in calo dello 0.8%. l

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