Cau, già 36mila i pazienti assistiti. Codici lievi: -10,5% al Santa Maria Nuova
La direttrice del Dipartimento Cure Primarie Greci: «Contiamo di ridurli ancora» Sono troppi quelli che si presentano di propria iniziativa ai Cau senza telefonare
Reggio Emilia Alleviare la pressione sui pronto soccorso ospedalieri, il cui carico di lavoro è impegnato per circa il 70% nell’assistenza ai pazienti di gravità minore (codici bianchi e verdi), che dovrebbero essere visitati dai medici di famiglia o dalle guardie mediche. Questa la missione dei Cau (Centri di assistenza e urgenza) che lentamente si sta compiendo anche nella nostra provincia, dove quelli di Reggio Emilia e Correggio hanno già assistito insieme oltre 36mila pazienti. Alla dottoressa Marina Greci, direttrice del Dipartimento Cure Primarie dell’Azienda sanitaria di Reggio Emilia, abbiamo chiesto prima di tutto di “misurare” questo effetto Cau.
Quanto pesa l’alleggerimento del pronto soccorso al momento a Reggio?
«Per quanto i riguarda i codici bianchi e verdi, tra gennaio e agosto 2024, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, al Santa Maria c’è stata una riduzione di circa il 10,5%. Non è una percentuale altissima ma dobbiamo fare i conti con la scelta che, a differenza di altre aziende sanitarie che hanno dichiarato numeri più alti, abbiamo fatto a Reggio, ovvero aprire il Cau non accanto al pronto soccorso ma in via Brigata Reggio, distante dall’ospedale. In linea con la delibera regionale, abbiamo voluto staccare completamente questa struttura dal pronto soccorso per dare un’identità territoriale a questi codici. Piano piano la gente comincerà a rendersene conto».
Si aspetta un ulteriore alleggerimento del pronto soccorso dai codici bianchi e verdi già nei prossimi mesi?
«Sì, spero proprio sarà così. Me lo aspetto nel momento in cui sempre più persone conosceranno questa opportunità. Finora il passaparola ha giocato un ruolo importante. Così come l’impegno informativo dell’azienda sanitaria e dei media, che deve continuare». I tempi di attesa telefonica a quanto si sono assestati? Ricordiamo che ai Cau si accede previo contatto telefonico... «Durante il giorno 5-6 minuti, il tempo di attesa è pochissimo. Nei prefestivi e festivi è un po’ superiore ma resta contenuto. Il sabato mattina arriviamo fino ad otto medici di turno in centrale telefonica».
Quali sono i principali bisogni di cura dei cittadini che si rivolgono ai Cau?
«Sindrome da raffreddamento, laringite, faringite, gastroenterite, piccoli traumi, irritazioni cutanee. Sono dei codici bianchi».
Dunque gli accessi finora sono stati appropriati.
«Sì. Di tutte le persone che si sono presentate al Cau di Reggio Emilia, solo il 4,5% è stato inviato al pronto soccorso mentre il 92% è stato rimandato a domicilio e al restante 3,5% è stata prescritta una visita specialistica urgente. A Correggio invece la percentuale di pazienti inviati al pronto soccorso è stata del 6,7%, un po’ più alta rispetto a quella reggiana perché in quel distretto le persone hanno utilizzato meno la linea telefonica presentandosi direttamente al Cau, salvo poi farsi riscontrare dai medici, ad esempio, un’insufficienza respiratoria o un problema cardiaco che necessitava di un invio al pronto soccorso».
Quanti si sono autopresentati ai Cau senza appuntamento preso per telefono?
«A Reggio il 25%, a Correggio il 42%. Percentuali che devono essere ridotte. I cittadini non devono prendere l’iniziativa».
Quando chiamano la centrale, i cittadini vi dicono che vi hanno chiamato perché non sono riusciti a mettersi in contatto con il proprio medico di base?
«Ce lo dicono molto frequentemente purtroppo. E lo dico con il massimo rispetto dei me dici di medicina generale, i quali so bene che ricevono una marea di mail, chiamate e messaggi Whatsapp. Io auspico che in futuro dentro ai Cau i medici di medicina generale possano lavorare, però serve un’organizzazione completamente diversa rispetto a quella attuale».
Secondo lei quali sono la criticità del sistema dei Cau?
«Non voglio fare la prima della classe, ma guardando all’Emilia-Romagna penso che senza una centrale telefonica, come quella che abbiamo istituito noi a Reggio, unica in Regione, sia un vero caos. Un “filtro” telefonico è necessario per indirizzare bene i pazienti, evitando, ad esempio, che le persone si autopresentino ai Cau con problemi cardiaci importanti. Poi ci vuole personale formato: i medici in servizio al Cau devono saper suturare, fare esami ed ecografie. Infine, penso occorra implementare servizi di telemedicina».l © RIPRODUZIONE RISERVATA