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Agape, il gioco per cuori aperti della start up reggiana Creardo

Alice Benatti
Agape, il gioco per cuori aperti della start up reggiana Creardo

Il progetto editoriale dei fratelli Sassi Zanichelli raccoglie oggi 19 soci appassionati. «I nostri obiettivi sono la sostenibilità economica, ambientale e sociale»

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Reggio Emilia Naviga con il vento in poppa il progetto Creardo dei fratelli reggiani Sassi Zanichelli. Dopo il lancio nel novembre 2022 di “Finis Terrae”, il loro primo gioco da tavolo (condito di pirati, tesori sepolti e mappe da decifrare), lo scorso dicembre è infatti diventato una start up sostenuta da 19 soci. «L’unica di gioco da tavolo in Italia che io conosco» dice Emanuele, il fratello maggiore, che nel frattempo ha deciso di mollare il vecchio lavoro (aveva uno studio d’architettura) per dedicarsi al 100% ai suoi giochi. Tra le novità più interessanti del 2024 c’è indiscutibilmente Agape, “un gioco di carte sull’amore per tutt* che parla di tutt*” nato con la partecipazione di una trentina tra associazioni Lgbtqia+ e culturali tra cui le reggiane Arcigay Gioconda e VillaCultura.

Emanuele, dicci di più.

«Agape presenta la tematica dell’identità di genere come elemento di gioco. I giocatori sono “love coach” impegnati a soddisfare il maggior numero di clienti, quindi a creare più coppie possibili per diventare i migliori dell’agenzia dell’amore per cui hanno da poco iniziato a lavorare. Non vuole essere un manifesto, che può essere divisivo, ma creare ponti, unire mondi che fanno fatica a parlarsi – anche all’interno di quello Lgbtqia+ –. Il gioco è pensato per spingere le persone a confrontarsi con quello che sentono nel proprio animo e, a volte, a metterle davanti al fatto che non hanno davvero un cuore ed una mente aperti».

Cioè di che cosa vi siete accorti?

«Che spesso anche chi è mentalmente aperto giocando fatica, ad esempio, a mettere insieme una persona bianca e una nera. Non perché è razzista ma per una serie di condizionamenti mentali che lo porta ad evitare di formare quella determinata coppia. Il nostro gioco rappresenta anche persone con “corpi non conformi”, con menomazioni. Oltre che con le associazioni, per costruire il gioco abbiamo collaborato anche con un sessuologo, Luca Daminato».

Quanto tempo ci è voluto?

«Circa un anno e mezzo per lo sviluppo e lo abbiamo lanciato a luglio».

Altri giochi nuovi?

«Ne abbiamo diversi. Uno è Maretta, per cui nascono sempre nuovi modo di giocarlo. Si tratta di una fuga da un’isola in cui naufraghi disperati se le danno di santa ragione per 15-20 minuti tra pellicani, squali, scimmie, calamari inchiostranti e vulcani in eruzione. Un altro, Deinfluencer, “il gestionale che non ti aspetti”, è una battaglia tra influencer per controllare il trend del momento e annientare gli avversari. Poi ce n’è uno sugli zombie, in uscita a novembre, e un altro astratto di un fisico matematico di Faenza. Obiettivo di tutti è riportare alla sostenibilità economica, ambientale e sociale il mondo del gioco».

Come?

«Siamo certificati eco friendly e produciamo con una filiera corta – non usciamo dall’Europa–, con tutti i limiti di marginalità di questa scelta. La sostenibilità per noi significa anche relazioni umane rispettose, etica del lavoro, collaborazione con altri editori che creano giochi, con cui condividiamo contatti e metodologie. Inoltre, ogni nostro progetto affianca e sostiene una diversa realtà o situazione sociale, devolvendole parte del ricavato».

Oggi Creardo cos’è diventata quindi?

«Un’azienda a tutto tondo che si occupa di varie cose: editoria, localizzazione dei giochi da tavolo, sviluppo di giochi ad hoc su richiesta di privati, formazione alle aziende con proposte di team building: attraverso i nostri giochi emergono personalità e talenti dei propri dipendenti che poi possono sfruttare al meglio».