Gazzetta di Reggio

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L’evento amarcord

In 5mila al Marabù tra balli, emozioni e tanti selfie

Ambra Prati
In 5mila al Marabù tra balli, emozioni e tanti selfie

Pienone alla serata celebration all’esterno della mitica discoteca di Cella. Protagonisti gli effetti speciali, i fuochi d’artificio e la musica anni ’80 e ’90

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Reggio Emilia Tutti hanno voluto scrivere «Io c’ero», anche se i tra i messaggi più memorabili vergati a pennarello risalta un «Marabù sarai sempre nella punta dei glutei». E in effetti c’era mezzo Reggio e provincia sabato sera al Marabù Celebration, l’appuntamento itinerante targato Andrea Gasparini (figlio di Sandro Gasparini, fondatore del locale insieme a Ivo Callegari) e Lauro Bonacini che, dopo aver fato tappa in tutta la provincia, ha concluso l’estate tornando a casa. Là dove tutto è nato, all’esterno della mitica discoteca Marabù aperta nel 1977 e chiusa nel Duemila. Promotore della serata e main sponsor Campani Group del patron Claudio Campani, proprietario dell’area.  

È stata una grande e spensierata festa, con una partecipazione perfino più alta del previsto. Gli organizzatori hanno dichiarato 4mila biglietti venduti, ma le presenza stimate si sono aggirate sulle 5mila. L’andirivieni nella zona industriale di Corte Tegge è stato incessante e le persone hanno continuato ad entrare fino a mezzanotte, quando sono stati chiusi i cancelli. Già dalle 20 la via Emilia verso Cella è stata paralizzata dalla colonna di auto, che hanno faticato non poco a trovare spazio nelle vie laterali di via De Chirico (si entrava dal retro anziché dalla via Emilia, proprio per non intasare la viabilità andata comunque in tilt). C’è chi ha parcheggiato a Roncocesi, proseguendo a piedi. I primi ad arrivare, verso le 20 sfidando l’afa restituita dal cemento del piazzale, si sono trovati di fronte a un “corridoio” con truck food di ogni tipo (cappelletti, gnocco fritto, fritture e pizza) e a un mercatino ambulante variegato (abiti, cappelli, calzature, vinili, la storica gelateria su quattro ruote di Adriano, la cartomante con i tarocchi) oltre naturalmente allo stand coloratissimo del Marabù Celebration.

Tra le criticità il difficoltoso accesso al bar: ore in fila negli unici due stand dove si potevano trovare acqua, birra e cocktail. Allo storico ingresso a tunnel del Marabù, per l’occasione tirato a lucido e allestito con locandine d’epoca, si poteva lasciare un messaggio sulle pareti con dei pennarelli, acquistare gadget (cappellini e t-shirt) e scattare foto ricordo. Un’idea apprezzatissima, che ha fatto registrare lunghe file non-stop. «Io c’ero» e «Noi c’eravamo», seguiti da nomi e cognomi, è stato il messaggio più frequente, ma anche «Dove si balla», «I fighi della via Emilia», «Novembre 1981 dove tutto iniziò». Un’opera collettiva piena di cuoricini e stelline, immortalata da decine di selfie sconosciuti negli anni d’oro delle grandi disco. Ore dopo, poiché lo spazio sulle pareti non bastava più, i messaggi si sono spostati sulle traverse laterali; una donna è salita a cavalcioni sul compagno per firmare il soffitto. In fondo al piazzale l’esposizione di auto, moto e motorini d’epoca: i possessori di modelli come Renault 4, Dyane, Vespa e Ciao entravano gratis. «Vede questa Vespa Primavera ET3? Con questa venivo al Marabù negli anni ’80 da Carpi, trenta chilometri quando l’inverno era davvero tale: l’andata era gelida (con la neve e il ghiaccio il vetro si crepava), il ritorno era meglio, tra l’adrenalina e quello che avevo bevuto – racconta Giuliano Gherli accanto alla la moglie Lucrezia –. L’obiettivo era uno solo: conoscere belle ragazze». La moglie si è detta entusiasta della musica. «La più bella di sempre. Le giovani generazioni l’hanno riscoperta: anche nostro figlio di 15 anni l’ascolta».

Sull’ampio palco ad angolo ha fatto da apripista il concerto degli Artisti Italiani, curato da Trisha Di Schiavi Manilas. Ma l’atmosfera si è scaldata a partire dalle 21.30, quando ha preso il predominio la musica da ballare: un tripudio di disco music, reggae e brani anni Ottanta che aprivano ogni serata del tempio del divertimento. Da “Africa” dei Toto a “Big in Japan” degli Alphaville, da Den Arrow a Terence Trent d’Arby, da “Life is life” degli Opus” fino all’immancabile “Wild boys” dei Duran Duran: una colonna sonora irresistibile, che ha trascinato in pista persone di ogni età galvanizzate da ballerine, luci a effetto, coriandoli e lingue di fuoco, il tutto culminato verso le 23.30 nei fuochi d’artificio sopra il tunnel. Il pubblico si è scatenato tra risate, abbracci per incontri inaspettati, coroncine di luci in testa e cappellini verdi distribuiti dall’organizzazione. Come la tradizione impone non è mancato il momento dei “lenti” con gli 883 e una marea di cellulari che si sono accesi (in origine erano gli accendini). Tra il pubblico l’hanno fatta da padrone i gruppi di amici (al femminile o al maschile) provenienti dalle province di Parma, Modena, Cremona, Mantova. «Io venivo qui al giovedì, venerdì, sabato: tutte le sere – racconta Corrado Bonetta, 60 anni –. Purtroppo la disco ha chiuso, ma sono convinto che se il Marabù riaprisse sarebbe sempre pieno». «Bella serata, ho ritrovato persone che non vedevo da anni», concorda Lorenzo Benassi».

Le compagnie femminili hanno ballato a cerchio con le borsette per terra al centro, come si usava. Cristina è arrivata con la figlia 15enne: «Volevo farle vedere come mi divertivo alla sua età». «Abbiamo ricostituito parte del gruppo di amiche che veniva a ballare ogni sabato sera», spiega Antonella, con altre quattro coetanee. Molte le coppie sposate, alcune delle quali si sono conosciute proprio al Marabù prima di pronunciare il fatidico sì 22 anni fa. «I nostri figli sono figli del Marabù», confermano Andrea e Chiara. Se l’età in pista andava prevalentemente dai 40 ai 60 anni, non sono mancati giovani. «Sono qui con la fidanzata per esporre la mia Dyane azzurra. Sono venuto insieme a mio padre», spiega il 25enne Cristiano Dimicco.l © RIPRODUZIONE RISERVATA