Rimossa la quercia di via Rosselli «Centinaia di firme ignorate»
L’albero è stato abbattuto per far posto alla nuova palestra delle scuole Zanelli
Reggio Emilia È stata rimossa proprio nelle scorse ore la quercia, di almeno 60 anni, che svettava in via Fratelli Rosselli, al centro di un caso che perdurava da diversi mesi. Possono così proseguire i lavori per la realizzazione della palestra delle scuole Zanelli, dopo che il Tar, a cui si era rivolta la Provincia nell’ambito della contesa con il Comune, ha espresso parere positivo sull’abbattimento. Una scelta che ha lasciato con l’amaro in bocca le centinaia di persone che avevano firmato la petizione per chiedere di salvare la pianta, così come il Collettivo ecosistemico reggiano e il Comune di Reggio, che si era schierato insieme ai cittadini.
«La palestra dello Zanelli è certamente un intervento importante e atteso dalla popolazione scolastica, ma la sua progettazione non ha purtroppo tenuto conto delle preesistenze a verde, né ha voluto valutare modifiche in grado di salvare la grande quercia dei campi sportivi – commenta amareggiata Carlotta Bonvicini, assessora alla Forestazione urbana – Il Comune di Reggio - nello specifico il servizio qualità e sostenibilità della città pubblica - aveva espresso parere negativo circa l’abbattimento della quercia, chiedendo che il progetto potesse essere rivisto di modo da mantenere in vita l’albero e impattando il meno possibile sui filari attorno ai campi sportivi. Richiesta arrivata anche dalla consulta del verde, interpellata sulla materia.
La Provincia ha però deciso di proseguire il proprio iter e ha fatto ricorso al Tar, vincendolo. La sentenza fa riferimento a un capitolo specifico del Regolamento comunale del Verde che permette in via eccezionale, laddove vi siano elementi di “straordinarietà” legati alla realizzazione di un’opera pubblica, interventi anche su piante di grande rilevanza come la suddetta quercia. La palestra è sì un’opera pubblica e una struttura strategica per la scuola, ma la sua progettazione poteva certamente essere pensata diversamente. Fin dall’inizio non ha tenuto conto dell’albero ed è stata sottoposta agli uffici comunali solo a progetto esecutivo già approvato.
Non posso che dirmi amareggiata per una sentenza che non tiene conto di come la progettazione dovrebbe essere inserita in un contesto ecosistemico, né di una possibile revisione delle soluzioni progettuali» conclude Bonvicini. Sul tema è intervenuto anche Ugo Pellini, botanico e membro del Collettivo ecosistemico reggiano: «Apprendiamo, a babbo morto cioè a quercia già eliminata, che la Provincia è riuscita ad ottenere quello che voleva per costruire una palestra, nonostante le centinaia di firme che chiedevano di salvarla. La sentenza cita il Regolamento comunale del verde che dopo le tante promesse pre elettorali non è aggiornato dal 2013. Crediamo sia opportuno elevare la nostra protesta per questo che riteniamo un'applicazione della legge che non tiene conto dei diritti dell'ambiente. Se l'ingiustizia diventa legge ribellarsi è un dovere. Saremo in Piazza Fontanesi sabato 31 agosto ad illustrare a fianco del comitato che raccoglie le firme per il bosco di Ospizio le nostre posizioni». Anche l’avvocato Raffaella Pellini del Collettivo ha voluto dire la sua: «Le sentenze vanno rispettate. Però con riferimento alla sentenza del Tar di Parma che autorizza l’abbattimento di una quercia sana perché mancherebbe il carattere della “straordinarietà” per mantenerla in vita (secondo il regolamento del verde del comune di Reggio Emilia) nel nome di un più alto “interesse pubblico”, qualche perplessità ce la crea. Ricordo che quando ci sono problemi di polveri sottili gli unici fornitori di ossigeno sono le piante».