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L’analisi

Idraulici, elettricisti, riparatori di scarpe, fornai in via di estinzione: in Emilia sparito uno su tre

Stefano Luppi
Idraulici, elettricisti, riparatori di scarpe, fornai in via di estinzione: in Emilia sparito uno su tre

L’allarme delle associazioni: «Urge un piano per la trasmissione di impresa ai giovani»

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 A Parma negli ultimi undici anni ha abbandonato un artigiano – su tre, a Ferrara uno su quattro. Male anche a Modena e Reggio Emilia dove il dato di abbandoni di queste “vecchie”, ma importanti professioni legate al “saper fare” con le mani, è rispettivamente negativo del 24, 4% e del 23, 7% tra 2012 e 2023. Si tratta di idraulici, elettricisti, riparatori di scarpe, fornai, manutentori di caldaie, eccetera che chiudono bottega. Non bene neppure nelle altre province dell’Emilia Romagna, regione dove il calo medio è pari al 23, 7 per cento: Bologna è il territorio dove queste professioni hanno tenuto meglio, “solo” -20, 6 per cento e 72esima posizione generale su 103 province italiane (Bolzano, la migliore, vede un calo del 6, 1%) . I numeri di quello che è uno “stato di crisi” vero e proprio provengono da una nuova ricerca della CGIA – Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre - su dati INPS e ci dicono che cala in maniera evidentissima il numero di persone che desiderano fare una di queste professioni indispensabili in una comunità: chi aggiusterà in futuro una lavatrice, un forno, monterà un lampadario, adatterà un abito a cui si tiene se chi lo sa fare lascia e non trasmette ad altri i suoi “segreti”? Un problema non piccolo e infatti la tendenza è quella di comprare spesso cose nuove e non di aggiustare quanto si ha abituandosi a un consumismo che certamente fa “muovere” l’economia, ma che probabilmente è esagerato, esasperato: e così si arriva al paradosso, come scrive CGIA, di avere «più avvocati che idraulici». Anche se non bisogna esagerare con gli aspetti negativi perché, come ritiene Confartigianato Emilia Romagna, arriverà una «rivalsa per certe professioni artigiane e a partita Iva, quelle maggiormente tecnologiche almeno: i giovani sono interessati e penso che sarà un po’ come avvenuto per i cuochi, oggi mestiere ambito. Non sono professioni da – mi si perdoni il termine – sfigati», sintetizza efficacemente il presidente Davide Servadei, 61 anni, ceramista di Faenza.

Emilia Romagna giù

Parlando di persone che in qualità di titolari, soci o collaboratori familiari svolgono attività lavorative prevalentemente manuali va detto che nel 2012 erano attivi 196.680 artigiani, scesi nel 2023 a 149.984, un calo di 46.696 addetti (23, 7%) . Così, nel territorio dove la praticità si è sempre accompagnata alla genialità – si pensi solo a veri artisti come i battilastra che, con il solo uso del martello su fogli di alluminio, hanno creato carrozzerie di auto oggi valutate decine di milioni di euro – in ogni territorio si è perso tra il 20 e il 30% dei queste attività.

La fotografia in Italia

Il calo maggiore di artigiani si è verificato a Vercelli, in Piemonte, dove il calo è del 32, 7% mentre in valore assoluto il dato peggiore si riscontra in due città di grandi dimensioni: a Milano si sono persi, nel periodo, 21.383 addetti mentre a Torino risultano essere spariti 21.873 tra il 2012 e l’anno scorso. Dopo Vercelli malissimo anche Rovigo con -31%, Lucca con -30, 8% e Teramo con un -30, 6%. Tra le regioni, infine, l’Emilia Romagna è la settima su venti nella classifica dei cali più elevati mentre le prime sono l’Abruzzo, passato da 43.766 a 30.998 addetti (-29, 2%) e le Marche passate da 72.077 a 53.148 (-26, 3) . In linea ancora generale se nel 2012 gli artigiani erano in tutto 1.866.904 da Aosta a Palermo nel 2023 erano 1.456.918, con una decrescita poco felice di 409.986 lavoratori (-22 per cento) .

Le contromisure

«Tramite il governo e i nostri uffici di Bruxelles – prosegue Servadei di Confartigianato Lapam – abbiamo contribuito alla stesura di una legge europea che obbliga i grandi marchi a riparare invece di buttare tutto il pezzo di cui magari solo una piccola parte si rompe. Questo aspetto, nonché la presenza dei giovani che certamente ora fanno meno la formazione duale in bottega, è importante. Cerco comunque di essere positivo perché tanti mestieri a partita Iva – parrucchieri, massaggiatrici, tatuatori e tanti altri – possono essere innovativi e hanno un futuro». Interviene infine Paolo Cavini, presidente Cna Emilia-Romagna: «È essenziale esaminare questi dati nel contesto più ampio di una realtà in continua evoluzione. Le dinamiche economiche e produttive hanno portato molte imprese artigiane, soprattutto nel settore manifatturiero, a trasformarsi o a unirsi, posizionandosi al di fuori del più tradizionale perimetro di settore: questo fenomeno non rappresenta una scomparsa dell’artigianato, la piccola e media impresa è la naturale evoluzione dell’artigianato inteso in senso più classico. Un’evoluzione che si adatta ai cambiamenti del mercato e della società». Continua Cavini, imprenditore di Imola: «In parallelo, assistiamo alla nascita di nuove professioni nel campo digitale, veri e propri “artigiani del futuro” che rappresentano una risorsa fondamentale per la crescita economica. Certo, non dobbiamo dimenticare che professioni come muratori, idraulici, elettricisti, fornai, imbianchini e tanti altri resteranno sempre essenziali e per questo motivo, è fondamentale un piano nazionale che affronti il cronico problema della carenza di risorse umane e promuova la trasmissione d’impresa alle nuove generazioni. Le imprese artigiane svolgono un ruolo essenziale perché contribuiscono a creare le condizioni ideali affinché le grandi imprese e le multinazionali decidano di restare e investire nei nostri territori ed è cruciale creare un ambiente in cui la scuola e il mondo delle imprese artigiane possano collaborare e contaminarsi reciprocamente». l © RIPRODUZIONE RISERVATA