«Ti squarcio come un capretto» e giù botte: così minacciavano l’imprenditore
Francesco Silipo, Cristian Bari e Davide Benetti sono finiti in cella. Sono accusati di estorsione verso un campano, preso anche a schiaffi
Reggio Emilia «Ti squarcio come un capretto». Questa una delle frasi minacciose rivolte da uno degli indagati a un imprenditore di origini campane, a sua volta coinvolto nell’indagine. Lo stesso imprenditore, secondo l’accusa, è stato anche preso a schiaffi, oltre ad aver ricevuto minacce verbali.
È quanto emerge dall’indagine che ha portato, nello scorso fine settimana e in particolare tra sabato e domenica, quando è scattato il fermo a carico di tre uomini, di 41, 34 e 27 anni, accusati di estorsione aggravata in concorso ai danni del campano. Il provvedimento è stato eseguito dalla squadra mobile della questura, al tempo stesso, la guardia di finanza e dell’Arma dei carabinieri hanno svolto tre perquisizioni delegate dalla Procura a carico dei presunti mandanti. Oltre cinquanta operatori delle forze dell’ordine hanno eseguito i provvedimenti emessi dalla Procura.
L’operazione nasce nell’ambito di una complessa attività investigativa che conta otto indagati per diversi reati, tutti in concorso: usura, estorsione aggravata ed emissione o rilascio di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti con lo scopo di evadere il fisco.
Le indagini sono partite dopo le dichiarazioni di un imprenditore che ha raccontato di essere finito in un meccanismo criminale, già affiorato durante l’operazione Minefield, e di aver subito, in tale contesto in più occasioni, richieste di denaro, estorsive e usurarie, avanzate da diverse persone.
Ieri mattina, davanti al giudice per le indagini preliminari Luca Ramponi si è svolta l’udienza a carico dei tre sottoposti al provvedimento di fermo, non convalidato, dal momento che non si è ritenuto che sussistesse il pericolo di fuga. Tuttavia, il giudice ha stabilito che i tre rimarranno in carcere.
Si tratta di: Francesco Silipo, 34 anni, figlio di Luigi Silipo, condannato in Aemilia a una pena che ha finito di scontare da una decina di giorni; Cristian Bari e Davide Benetti.
Silipo, dal quale sarebbero arrivate le minacce più gravi ed esplicite, difeso dall’avvocato Pasqualino Miraglia, durante l’udienza ha reso alcune dichiarazioni spontanee. Francesco Silipo ha ammesso le sue responsabilità e si è scusato con l’imprenditore. Il nome di Silipo è emerso nelle settimane scorse dalle carte. «Studieremo l’ordinanza e valuteremo il riesame», spiega Miraglia.
Lo stesso imprenditore risulta indagato in questa operazione: durante l’attività investigativa l’uomo avrebbe ammesso che l’origine del suo credito fosse di provenienza illecita, ovvero le fatture false.