Gazzetta di Reggio

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L’intervista

Bianchini di Alta Media: «La montagna palcoscenico dei miei scatti»

Nicole Bonori
Bianchini di Alta Media: «La montagna palcoscenico dei miei scatti»

«Ho documentato il territorio in tutte le stagioni»

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Giuliano Bianchini, architetto e fondatore dell’agenzia pubblicitaria Alta Media di Ramiseto, da più di 30 anni realizza prodotti multimediali televisivi e pubblicitari di alta qualità, muovendosi a 360° su diversi settori come l’alta moda, la documentazione turistica e promozionale, i filmati industriali e pubblicitari. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia e in quanto fotografo dei luoghi più belli del nostro Appennino.

Giuliano, ci racconti il suo percorso professionale, come nasce Alta Media?

«Grazie a uno staff di architetti e registi televisivi. Durante i miei studi, nel 1991, ho iniziato a lavorare per l’allora Fininvest come operatore di ripresa e, una volta terminata l’esperienza universitaria, nel 1996, è nata Alta Media con lo scopo di proporre produzioni ad altissima qualità realizzate con le migliori tecnologie del momento. Abbiamo avuto modo di dedicarci a produzioni pubblicitarie per le più importanti case di moda e automobilistiche. Da metà anni ’90 anche Reggio Emilia e le città sulla via Emilia sono state il palcoscenico dei nostri primi filmati industriali in alta definizione; abbiamo realizzato per le migliori aziende del territorio che si affacciavano al mercato globale i primi filmati industriali a scopo pubblicitario, dando un’impronta cinematografica del tutto nuova per il periodo, al pari delle migliori produzioni internazionali. Con Alta Media seguiamo progetti a 360°: fotografia pubblicitaria, video produzioni, computer-grafica 3D e tutto ciò che riguarda la comunicazione visiva. Sviluppiamo progetti di architettura multimediale, come uffici, sale mostre o spazi destinati ad uso didattico e/o divulgativo. Oggi, la nostra attività principale è legata al mondo industriale, da lì nasce l’esigenza di una qualità di comunicazione integrata superiore, anche fotografica. Nel mondo fotografico, abbiamo un rapporto diretto con uno dei più grandi produttori giapponesi di sistemi fotografici/cinematografici, tanto che spesso testiamo in anteprima i nuovi prodotti e li presentiamo come testimonial. La nostra qualità non ha compromessi».

Il suo lavoro tocca diversi settori professionali, dall’alta moda ai documentari industriali per grandi aziende. Le magnifiche immagini aeree che ha realizzato nella zona dell’Appennino e che abbiamo avuto la possibilità di pubblicare sulla Gazzetta derivano da una passione personale?

«Sono nato a Ramiseto, dove ho anche la sede della mia agenzia, la montagna fa parte della mia crescita ma non mi definisco un appassionato. Devo dire che il mio territorio mi ha permesso di realizzare diversi progetti: ho avuto degli incarichi dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e dalla Riserva di Biosfera per realizzare dei filmati promozionali e delle pubblicazioni per lo IAT (Ufficio informazioni e accoglienza turistica) dell’Appennino. Diversi anni fa, abbiamo realizzato anche un opuscolo che raccontava il territorio attraverso diversi testi e immagini. Grazie a questi lavori, dal 2000 in poi, ho avuto la possibilità di documentare il territorio in tutte le stagioni, creando un archivio molto vario».

L’Appennino può essere un buon palcoscenico per l’ambito della pubblicità e comunicazione?

«Non saprei, nel mio caso si può dire che sia a portata di mano – come ho detto ho la sede aziendale proprio a Ramiseto–, e questo ci permette di lavorare anche sul territorio ma rimanere sempre in contatto con i nostri collaboratori. Le riprese spesso sono finalizzate a progetti coerenti con il territorio, spesso utilizziamo l’Appennino come palcoscenico; diverse produzioni aziendali integrano immagini della nostra montagna. Il territorio è ottimo anche per testare la nuova attrezzatura».

Pensa che il suo lavoro contribuisca alla valorizzazione delle bellezze del territorio?

«Credo e spero di si, noi proponiamo un prodotto di qualità, penso che la comunicazione turistica tragga enormi benefici derivanti dalla qualità del nostro lavoro. Per quanto riguarda la promozione del territorio penso che questo dipenda anche dalle capacità degli enti e degli operatori di queste zone avere le possibilità per poter valorizzare al meglio il nostro patrimonio naturale».

Utilizzando l’Appennino come set per le riprese si è reso conto di condizioni di degrado dovute all’inquinamento o poca cultura della montagna da parte dei turisti?

«Visitando molti posti in Italia e nel mondo grazie al mio lavoro posso dire che sì, c’è degrado e disordine rispetto ad altre zone. La mia preoccupazione è che ci sia poca consapevolezza del territorio in generale e della montagna in particolare, spesso viene preso come un luogo di svago dove passare qualche giorno senza ricordarsi del rispetto di cui la natura ha bisogno».

Il turismo di massa rischia di essere un danno?

«Credo che il turismo di massa, sia un turismo dannoso e di poca qualità, in ogni caso non so se in Appennino si è pronti ad accogliere grandi quantità di persone; è necessario probabilmente riorganizzare l’accoglienza non solo per i turisti reggiani ma anche e soprattutto per i turisti stranieri. Ci sono strutture che lavorano molto bene, ma la chiave penso possa essere una organizzazione ben diramata su tutto il territorio con servizi pensati per le diverse necessità del turista».