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Il fiume Po nelle foto a confronto: vuoto nel 2022, pieno nel 2024

Miriam Figliuolo
Il fiume Po nelle foto a confronto: vuoto nel 2022, pieno nel 2024

Turazza (Bonifica) avverte: «Ma i periodi negativi torneranno. Servono rimedi»

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Boretto In una foto una distesa di sabbia, fino a lambire il ponte per Viadana, nella seconda immagine, invece, il letto del Po è completamente coperto d’acqua. Sono il prima e il dopo. In mezzo sono trascorsi due anni i cui estremi sono la siccità più grave che ha colpito il Grande fiume negli ultimi decenni, quella del 2022, e l’abbondanza di risorsa idrica che si continua, invece, a registrare in questa ultima estate, con un anno segnato da piogge anche violente e diversi eventi calamitosi (l’altro estremo della medaglia). Le immagini sono state pubblicate il 31 luglio scorso dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Gli scatti sono dell’ingegner Marco Gardella, funzionario tecnico di AiPo (Agenzia interregionale per il fiume Po) e mostrano lo stato di salute del Grande fiume, dopo anni in cui questo periodo era caratterizzato da siccità sempre peggiori.

«Il Grande Fiume come appariva nel territorio del Comune di Boretto due anni fa, durante la più severa siccità della storia del Po; e com’è invece in questa estate calda, ma più tardiva e con alle spalle fenomeni precipitativi cospicui che ne hanno incrementato la portata», si legge nel post Facebook. «L’alternanza tra periodi piovosi e periodi di siccità è storicamente una caratteristica di questo territorio – commenta il direttore del Consorzio di bonifica Emilia Centrale, Domenico Turazza –. Quest’anno abbiamo potuto avere questa abbondanza di risorsa idrica, grazie alle piogge e alla molta neve in montagna, con i laghi, Maggiore e di Como, molto pieni. Ma questa situazione felice non deve distogliere l’attenzione dal fatto che gli anni negativi arriveranno e saranno sempre più siccitosi. L’alternanza storica, infatti, si sta via via caratterizzando da una sempre maggiore estremizzazione dei fenomeni e c’è l’esigenza sempre più urgente di porre dei rimedi». Quali, Turazza, lo spiega subito dopo, e i temi sono si più noti, alcuni spesso al centro di controversie che non sembrano avere fine. Come la necessità di invasi per lo stoccaggio dell’acqua, che, così abbondante in questo periodo, rischia in buona parte di venire dispersa.

«Le questioni sono tre – prosegue il direttore generale Aipo –. Primo, migliorare ancora di più la rete idrica. Poi immaginare, dove si può, sistemi di stoccaggio. Invasi, sì. Un tema qui molto dibattuto? È vero, ma il fatto è che qui in Italia del Nord finora abbiamo vissuto di rendita, ricchi come siamo di sistemi di stoccaggio naturali, corsi d’acqua e laghi. In altre zone del nostro paese, con altri contesti climatici e di morfologia del territorio, come la Sicilia e la Sardegna, gli invasi si sono fatti. Ora che gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti, anche da noi se ne sente la necessità. Terzo punto, utilizzare acque reflue, debitamente depurate, per l’irrigazione: una consuetudine in diversi paesi stranieri e che in Italia è una novità. Non a Reggio dove, grazie a una collaborazione con Ireti, alla fase di depurazione se ne è aggiunta un’altra di ulteriore affinazione. Riusciamo così a ottenere 6 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Ma il nostro obbiettivo ora è arrivare a 10 milioni. Ad alcuni sembrerà una piccola cosa, a fronte dei 150/200 milioni di metri cubi annui prelevati dai corsi d’acqua, soprattutto il Po, per l’irrigazione. Ma non è così». l © RIPRODUZIONE RISERVATA