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L’impresa di Velasco: «Abbiamo preparato un’Olimpiade in 4 mesi»

L’impresa di Velasco: «Abbiamo preparato un’Olimpiade in 4 mesi»

Riscatto dopo 1996? «Mai fatto drammi. Non sono come Roberto Baggio che dice di non avere pace»

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Parigi Il giorno della sua presentazione, appena nove mesi fa, aveva detto: «Bisogna saper giocare anche male. E il nostro mantra dovrà essere qui e ora». Sul “qui e ora”ci ha preso in pieno, sul saper giocare anche male ha padellato proprio, anche se probabilmente Julio Velasco è felicissimo di aver sbagliato perché le sue ragazze hanno giocato una pallavolo splendida, una dimostrazione di schiacciante superiorità su tutte le avversarie.

«Devo ancora rendermi conto di quanto abbiamo fatto. È stata un’Olimpiade straordinaria, abbiamo perso solo un set in tutte le partite che abbiamo disputato. Il nostro approccio è stato il seguente: pensare una palla alla volta, senza dare troppo peso al punto perso. Le ragazze sono state formidabili in questo perché, pur avendo avuto dei momenti difficili, sono state in grado di rimanere sempre in partita con determinazione e lucidità. Hanno avuto fuoco in difesa e freddezza a muro. Una combinazione fantastica e la miglior partita è stata questa finale per l’oro».

Fin da inizio Olimpiade Velasco, con la sua filosofia del carpe-diem ha mantenuto l’ambiente compatto e tranquillo, lasciando fuori dalla porta le pressioni e le tensioni che l’appuntamento a cinque cerchi si trascina dietro. A maggior ragione dopo il raggiungimento della finale e l’eliminazione in semifinale dei colleghi maschi, campioni del mondo un anno fa.

Velasco continua: «Di solito un’Olimpiade si prepara in quattro anni, noi lo abbiamo fatto in quattro mesi. Ritengo che con questa vittoria tutto il movimento della pallavolo femminile italiana possa avere una spinta ulteriore. Probabilmente, mancava un successo di questo genere e sono convinto che ancora più ragazze vorranno essere in palestra». E a chi gli ricorda la delusione di Atlanta ’96 e gli chiede se questo è il suo riscatto: «Non vivo quel risultato con rammarico, non ne ho mai fatto drammi. Io non sono come Roberto Baggio, che dice di non avere pace perché ancora oggi si rammarica quel rigore sbagliato. Deve vivere in pace, sono cose che succedono». E riassume, a proposito di quell’avventura olimpica con la “generazione di fenomeni”: «Quella squadra è stata una squadra straordinaria che ha perso una partita per due palloni. Ho accettato perché è una cosa sportiva. Non ho mai avuto l’ossessione che mi mancava l’oro».

Los Angeles 2028? «Non lo so, non sono un ragazzo, forse è il momento di smettere adesso – ha ironizzato il tecnico 72enne –. L’unica cosa che so è che la prossima settimana nessuno mi troverà al telefono». Parola di Julio Velasco, l’uomo arrivato dalla lontana Argentina che a questo punto entra definitivamente nella leggenda dello sport italiano.l © RIPRODUZIONE RISERVATA