La Valle dei Cavalieri fa scuola nel mondo: delegazioni da Giappone, Texas, Corea
E' nata nel 1991 per evitare il completamento spopolamento di Succiso. E’ la prima cooperativa di comunità nata in Italia
Ventasso La Valle dei Cavalieri è l’esempio di come l’unione tra le persone sia sempre l’arma vincente in qualsiasi frangente, anche quando si tratta di far rinascere un paese ormai abbandonato a causa dello spopolamento dell’Appennino. A Succiso, nel comune di Ventasso, il paese è rinato grazie all’attività di recupero e di riqualificazione di esercizi commerciali dismessi, portata avanti dalla cooperativa di comunità “La Valle dei Cavalieri”.
Gli obiettivi principali perseguiti dalla Cooperativa sono il ripristino del tessuto socioeconomico del piccolo paese appenninico e la creazione di nuova occupazione. Sono sessantatré i soci di questa impresa. Tra i più attivi c’è il 75enne Oreste Torri (nella foto a sinistra).
Oreste, quando nasce la Valle dei Cavalieri?
«La Valle dei Cavalieri nasce il 26 gennaio del 1991 con l’idea di evitare il completo spopolamento della frazione. Siamo 63 soci e 9 dipendenti, tra stagionali e fissi. Poiché siamo una cooperativa sociale, da noi prestano servizio di volontariato anche un’altra decina di persone. Siamo una realtà molto vasta e inclusiva poiché i nostri soci hanno un’età compresa tra i 25 e i 75 anni».
A quanto ammonta il fatturato della cooperativa? «Quasi 800mila euro».
In che cosa consiste l’attività della Valle dei Cavalieri?
«Ci occupiamo di riqualificare e riaprire servizi dismessi come bar, negozi o ristoranti abbandonati. Creiamo momenti di incontro e di socialità per le persone ma anche nuovi posti di lavoro. “La Valle dei Cavalieri” nasce come bar e poi come negozio. Nel 1994 abbiamo aperto il ristorante, puntando da subito su un menù con prodotti locali, oggi comunemente chiamato “menù a chilometro 0”. Proponiamo formaggio pecorino di nostra produzione, fresco e stagionato, ma anche ricotta. La base di molti prodotti del menù è a base di pecora e agnello (carne e latte). Il pane e i dolci li facciamo noi e, in seguito alla riapertura di un forno interno nel 2007, vendiamo anche il pane ai nostri compaesani».
Può raccontarci qualche aneddoto o curiosità sulla cooperativa?
«Siamo la prima cooperativa di comunità nata in Italia e vogliamo implementare lo sviluppo del turismo di comunità, che già abbiamo avviato da diversi anni. “La Valle dei Cavalieri” è stata premiata nel 2018 a Madrid, alla Fiera Mondiale del turismo, un premio promosso dall’Onu. Siamo arrivati secondi su 128 progetti che hanno rappresentato 55 Stati e siamo molto orgogliosi perché l’unico progetto europeo arrivato in finale è stato il nostro».
Quali sono i vostri obiettivi nel prossimo triennio?
«Vogliamo qualificare e migliorare sempre di più le attività esistenti, sviluppare ancora di più il turismo di comunità. L’intento è proporre un tipo di turismo esperienziale che coinvolga le persone e le faccia sentire parte di una famiglia, integrandole e rendendole protagoniste della nostra quotidianità».
Siete un esempio unico in tutta la montagna.
«La cooperativa è diventata esempio a livello mondiale e ne siamo orgogliosi. Da noi sono venuti da tutte le parti del mondo, anche delegazioni giapponesi che hanno voluto studiare la nostra attività. Texas, Canada, Argentina, Messico, Corea, Filippine, Africa, Svezia, Austria, Germania sono alcuni dei paesi più affezionati alla Valle dei Cavalieri. Io stesso sono andato all’estero per spiegare la storia della Cooperativa. Ad oggi il progetto è diventato importante anche per gli abitanti di Succiso, che sono più aperti mentalmente nei confronti di chi viene da fuori e che, di conseguenza, accolgono in maniera più positiva».
Ci sono progetti in materia di sostenibilità che promuovete? Ambientale o sociale?
«A livello ambientale, abbiamo installato impianti fotovoltaici nel 2012 e tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo provvederemo ad inserirne un altro. Abbiamo avviato anche una collaborazione con il Parco dell’Appennino, creando un progetto che è entrato a far parte del programma didattico di molte scuole medie e superiori. Si tratta di un progetto che si svolge tra febbraio e marzo, chiamato “Neve e Natura”. Gli studenti vengono ad alloggiare a Succiso o negli altri comuni del parco dai tre ai cinque giorni. Durante la giornata, i ragazzi alternano momenti di lezioni in aula e attività di educazione ambientale direttamente sul territorio, conoscendo flora e fauna locali, facendo escursioni o trekking, cimentandosi con le ciaspole o lo sci di fondo e ancora incontrando la popolazione per conoscere la cultura e le tradizioni di persone, ormai tutte anziane, che abitano da sempre a 1000 metri».
Quali sono i pro e i contro di lavorare in montagna?
«Viabilità e distanza sono i problemi maggiori. Da noi bisogna venire apposta, non ci troviamo sulla strada principale che collega altre province o regioni. Ad essere distanti tutto costa di più, almeno un 30% sulle materie e sui servizi. I pro sono la bellezza dell’ambiente in cui viviamo, la purezza dell’aria che respiriamo e la natura che ci circonda ovunque ci spostiamo».
Come si trattengono i lavoratori in montagna?
«Le imprese devono sfruttare tutto il potenziale del territorio, bisogna trovare iniziative e relative risorse affinché i giovani rimangano sul territorio, offrendo opportunità di finanziamenti e offrendo incentivi, soprattutto per attività che coinvolgano l’ambiente. È necessario aumentare servizi, attività e piccole industrie. Bisogna partire innanzitutto dalle scuole cercando di valorizzare le attività artigianali e attività che in questi trent’anni sono state messe “in ombra”: pastorizia, falegnameria, allevamento sono attività su cui si può fare impresa in montagna. Dobbiamo recuperare il senso di appartenenza al nostro territorio, partendo proprio dall’insegnamento nelle scuole. Tutto ciò è possibile e lo dimostra il fatto che, negli ultimi tempi, sono state riprese attività di agricoltura (zafferano, castagne, farina, grano) che prima erano scomparse. Credo che il merito della cooperativa sia stato dare l’input ai giovani per aprire un’attività in proprio, cercando di ripristinare le attività tipiche del nostro Appennino».
Quali sono i servizi che mancano in montagna?
«Non parlo delle strade – è sotto agli occhi di tutti la situazione – ma occorre investire nelle connessioni tecnologiche. Non c’è la fibra in molti luoghi della montagna e questo rende difficoltoso il lavoro da remoto. La terza cosa è la fiscalità delle imprese che lavorano in territori come il nostro. Ad esempio, noi che garantiamo apertura di servizi per una frazione, non possiamo pagare le stesse tasse di un’azienda che ha solo l’obiettivo del business».
Crede che comportamenti sostenibili potrebbero aiutare la valorizzazione del territorio e delle sue imprese?
«In 33 anni di attività abbiamo investito a Succiso un milione e 800mila euro, attingendo anche ai finanziamenti regionali o europei. Credo sia arrivato il momento di approvare una legge nazionale sulle cooperative di comunità che ne disegni con precisione il profilo e il suo valore sociale, con tutte le ricadute positive in termini di rapporti di lavoro e di fiscalità».l © RIPRODUZIONE RISERVATA