Più di 300 firme raccolte per salvare il bosco di Ospizio
Gli attivisti lanciano una mozione popolare contro il taglio delle piante
Reggio Emilia È decollata subito, con oltre 300 firme raccolte in poche ore, la petizione per salvare il bosco di Ospizio. Gli attivisti e i volontari di Extinction Rebellion, Ecologia Integrale e Ripuliamoci ieri mattina, 3 agosto, si sono dati appuntamento in piazza Fontanesi e già dopo i primi minuti il banchetto è stato raggiunto da diversi cittadini interessati a firmare. Il banchetto ci sarà anche nei prossimi due sabati, in piazza Fontanesi. Inoltre, ogni mercoledì alle 19 gli attivisti tengono riunioni aperte a tutti al circolo Stranieri.
All’Ospizio, al posto del bosco nato spontaneamente, è in programma la costruzione di un supermercato Conad e di un palazzo a cinque piani che ospiterà la casa della comunità, il polo territoriale Est e la nuova sede della biblioteca di Ospizio.
Sono due i binari su cui si sta muovendo la protesta: oltre al consiglio comunale aperto sul bosco dell’Ospizio, accordato dopo la lettera recapitata in Comune durante la prima seduta, gli attivisti intendono strutturare anche un percorso più lungo e partecipato.
E lo fanno attraverso la mozione di iniziativa popolare presentata ieri al banchetto di piazza Fontanesi.
La mozione impegna la giunta «a disporre la sospensione dell’iter realizzativo del progetto Pru Ip-6 Ospizio». Secondo, i cittadini chiedono «una serie di incontri aperti alla partecipazione dei cittadini, tesi a confrontare le diverse opinioni sul progetto e a cercare soluzioni che tutelino la dimensione ambientale e naturale dell’area interessata, avendo presente non solo l’interesse del quartiere, ma tutta la città».
«La città ha bisogno ora del bosco urbano di Ospizio – affermano i cittadini –. Le sue 154 piante adulte e decennali assorbono anidride carbonica, donano ossigeno e abbassano la temperatura. Il supermercato e gli altri ambienti possono essere realizzati in altre zone, il quartiere ha già più di cinque tra supermercati e centri commerciali, per non parlare di tutti i padiglioni vuoti del San Lazzaro che possono essere adattati senza ulteriore cementificazione».