Caos velox sequestrati, 15mila multe a rischio ricorso
Massari: «Il Comune parte lesa Presto per dare risposte ai cittadini»
Reggio Emilia «Allo stato attuale delle indagini non è possibile fornire ai cittadini alcuna informazione in merito a eventuali rimborsi di contravvenzioni rilevate dai dispositivi in questione». Parola del sindaco di Reggio Emilia Marco Massari. Con una breve nota il primo cittadino ha fatto sapere che una risposta al quesito “posso ricevere un rimborso della multa per eccesso di velocità?”, domanda che tutti gli automobilisti pizzicati dai velox di Masone e Codemondo si stanno probabilmente facendo, ancora non c’è.
I sistemi posizionati sulla via Emilia e su via Teggi sono stati spenti dopo che lunedì la Polizia stradale ha apposto su di essi i sigilli di sequestro. L’operazione è frutto di indagini svolte da parte della squadra di polizia giudiziaria della sezione Polizia stradale di Cosenza, su delega della Procura. Nel mirino delle indagini sono finiti i sistemi di rilevamento della velocità T-Expeed v 2.0: questi sono stati giudicati illegittimi, in quanto a mancare sarebbero sia l’omologazione sia il prototipo del sistema di rilevamento. E così le oltre 15mila multe scattate solo nel 2023 potrebbero essere oggetto di una pioggia di ricorsi.
«Rispetto al sequestro preventivo dei quattro dispositivi autovelox che sorvegliano in entrambi i sensi di marcia via Teggi e via Garcia Lorca, l’amministrazione comunale di Reggio Emilia ha recepito le indicazioni disposte dalla magistratura – si legge ancora nella nota del sindaco Massari – I dispositivi pertanto non sono in funzione. Naturalmente, seguiamo con attenzione l’evolversi dell’indagine e del procedimento giudiziario, per il quale valuteremo di costituirci parte civile. Nel ribadire la massima fiducia nell’operato degli organi inquirenti, l’amministrazione comunale continua a ritenere quello degli autovelox uno dei sistemi più efficaci per la riduzione del rischio di incidenti su determinate tipologie di strade, come hanno dimostrato quelli installati a Reggio Emilia. Occorrerà attendere l’esito dell’iter giudiziario per il quale, comunque, ci riteniamo parte lesa».
Nelle sedi delle associazioni dei consumatori il telefono ha iniziato a squillare: i reggiani (e non solo) vogliono sapere se possono ottenere o meno i rimborsi alle loro multe per eccesso di velocità. «Stiamo ricevendo chiamate di automobilisti reggiani e modenesi multati da alcuni dei sistemi di rilevamento della velocità che sono risultati fuorilegge – commenta Adele Chiara Cangini, presidente di Adiconsum Emilia centrale – La parola d’ordine è prudenza. Per un giudizio tecnico sereno occorrerebbero tutti gli elementi in possesso degli inquirenti, dei quali conosciamo solo alcuni aspetti emersi nella cronaca. Diciamo che difficilmente chi è stato sanzionato e ha già pagato potrà riportare a casa i suoi soldi. Chi ha ricevuto una sanzione recentemente o la riceverà a breve potrebbe essere un profilo diverso. Parliamo di un cittadino che si trova in una terra di mezzo: legge che il sistema che l’ha multato è illegale, che è stato disattivato dall’autorità giudiziaria e si chiede se sia costretto a pagare. In via prudenziale il consiglio è quello di presentare subito un ricorso alla Prefettura o al Giudice di pace chiedendo che venga sospesa in via cautelare la sanzione coi relativi termini». Mentre sul ruolo di responsabilità erariale dei Comuni Cangini commenta che «le amministrazioni di sicuro non potevano sapere che l’impresa che ha vinto sarebbe stata accusata di frode in pubblica fornitura e per la difformità tra gli apparecchi effettivamente installati e quello depositato al Ministero come prototipo. Mi pare più logica la strada di una causa dei Comuni contro l’azienda, sapendo che gli enti locali interessati ora avranno anche un discreto problema con la quadratura dei loro bilanci».
Sul tema è intervenuto anche il presidente di Federconsumatori di Reggio Rino Soragni. «Penso si tratti di un fuoco di paglia – esordisce – andare davanti a un giudice di pace per un verbale da duecento euro non so quanto senso possa avere senso. Parliamo di ricorsi delle multe effettuate negli ultimi 30 giorni, del passato non si può fare niente. Ricorrere al giudice di pace ha dei costi. Si vanno a spendere centinaia di euro, con la possibilità che il ricorso finisca per essere rigettato. Noi in questa fase partiamo con prudenza, poi valuteremo l’evolversi della giurisprudenza. E poi siamo davanti ad una sentenza della sezione seconda della Cassazione, ci potrebbe essere un ribaltamento. Probabilmente, come già ventilavano, la politica ci potrà mettere una pezza, si parla di risorse importanti non si può fare finta di niente. Class action? Cerchiamo di non strumentalizzarle e non raccontare delle storielle», conclude Soragni.
«Il Ministero dei Trasporti ha decretato come approvato l’utilizzo di uno strumento tenendo conto del parere della V sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che non ha prodotto una dichiarazione di omologazione ma solo espresso il proprio parere favorevole al rilascio dell’approvazione del dispositivo in esame – spiega Fabio Galli, vicepresidente regionale di Codacons – Ci auguriamo, che i Comuni che hanno incassato cifre enormi erogando sanzioni con un strumento che pare non essere in regola, sentano l’obbligo morale di restituire le somme incassate ai malcapitati automobilisti.