“Giovanni Strozzi, il magistrato per eccellenza”
L’intenso omaggio di professionisti e intellettuali ai margini delle esequie alla basilica di San Prospero
Reggio Emilia Tantissimi hanno reso omaggio a Giovanni Strozzi, 84 anni, indimenticato e amatissimo magistrato del tribunale di Reggio Emilia, mancato venerdì scorso. La chiesa di San Prospero, stamattina, 29 luglio, era affollata di numerosi intellettuali e professionisti che hanno avuto modo di apprezzarne le qualità.
Il medico legale e neurologo Giorgio Chiessi ricorda: “Piangiamo in queste ore la perdita di un valente magistrato che ha dedicato l’intera vita professionale alla giustizia applicata con assoluta obiettività e imparzialità, con un’umanità che si esprimeva anche al di fuori delle aule giudiziarie per chi lo ha conosciuto come comune cittadino. Per noi giovani consulenti è stato un esempio di rigore, disponibilità e schiettezza, sempre prodigo di consigli nel difficile compito a cui eravamo chiamati. Posso testimoniare che è riuscito a creare uno staff di cancelleria che ha fatto fronte con le scarse risorse, che da sempre caratterizza il mondo della giustizia, ad un duro impegno di lavoro, comunque sempre con efficacia nelle determinazioni e procedure. Resta un esempio indelebile nel mondo sempre più complesso e contraddittorio, dove ci troviamo ad operare”.
Altrettanto commosso il ricordo dell’avvocata Giovanna Fava. “È stato il primo magistrato con cui ho avuto il piacere di misurarmi, io ero praticante nello studio degli avvocati Terenziani, Bonazzi e Pezzarossi. Non l'ho mai visto alterato, il suo tratto distintivo era la cortesia e l'attenzione, indipendentemente che tu fossi avvocato esperto, professore universitario o giovane alle prime armi, sapeva ascoltare. Aveva un ordine dei fascicoli, che disponeva sul tavolo di fronte, in pile ordinate a seconda del tipo di casistica, previdenziale, infortunistica, recupero spettanze, licenziamento, riconoscimento mansioni, condotta antisindacale. Noi prendevamo il fascicolo e iniziavamo il verbale dando atto della nostra presenza, poi ci sedevamo davanti a lui che mostrava di essersi già lette tutte le argomentazioni delle parti e che dettava la sua ordinanza in ordine alle prove da ammettere. A volte nel retro di copertina si trovavano annotato dei suoi appunti. Alle 11 di solito si faceva un breve pausa, per una sigaretta o un caffè, lui per entrambe, io non fumo e non bevo caffè ma scendevo con loro per fare due chiacchiere che erano sempre piacevoli, sui temi più vari (su alcuni argomenti la pensavamo in modo decisamente diverso e ce lo dicevamo tranquillamente) Le sue sentenze erano sempre molto motivate tant'è che anche quando mi ha dato torto le sue argomentazioni mi hanno convinto a non appellare la sentenza. Rimane per me il magistrato per eccellenza”.