Civati e la ricetta per le Regionali: «Campo largo e posizioni nette»
Il fondatore di Possibile ha chiuso il Politicamp con la segretaria Druetti: «Avremmo già dovuto ampliare la coalizione nel 2022 contro le destre»
Reggio Emilia In coalizione ma con una posizione molto chiara, senza paura di esprimere la propria soggettività di dire forte e chiaro che mantenere la propria diversità, il proprio punto di rottura, nel campo largo, anzi, larghissimo, è... possibile.
Si è conclusa così, con questo intento, al Chiostro della Ghiara, un’altra edizione del Politicamp di Possibile, partito fondato da Giuseppe Civati nel 2015, profondamente legato a Reggio Emilia. Tanto che, come anche negli anni passati, anche questo Politicamp ha richiamato un caleidoscopico mosaico di ospiti di importanza nazionale. Anche ieri, durante l’ultima giornata, il dibattito ha visto il susseguirsi di un’intensa carrellata di contributi. Dagli amministratori eletti dal partito nelle ultime tornate elettorali, come Giulia Marro, consigliera regionale in Piemonte e Alessandro Miglioli, consigliere comunale per Verdi e Possibile a Reggio Emilia, al giornalista Saverio Tommasi, autore per People di “Il generale al contrario”, libro scritto per smontare la retorica del generale Vannacci. Per finire, gli interventi di Giuseppe Civati e della segretaria nazionale Francesca Druetti.
Civati, dal Politicamp di Reggio Emilia si lancia la sfida per le Regionali in Emilia-Romagna. Qual è la vostra ricetta?
«Possibile a Reggio Emilia si trova sempre bene, ha eletto un sacco di persone in Consiglio comunale non solo nella città capoluogo. In Emilia-Romagna la ricetta sarà come quella che abbiamo già seguito: stare in coalizione, però con una posizione molto chiara e netta, perché il mondo si divide in due blocchi molto vistosi. Uno è quello repubblicano, che ci piace, l’altro è quello di Meloni, Salvini, Vannacci e delle destre europee. Saremo protagonisti, saremo possibili».
La ricetta francese cosa può insegnare in vista della prossima tornata elettorale in Emilia-Romagna?
«Intanto che avremmo dovuto già farla nel 2022. Tanti mi presero in giro perché ero candidato in un collegio dove il Pd mise anche Casini. Scherzarono molto, ma non c’era molto da ridere perché la coalizione dev’essere la più ampia possibile per dare peso e rilevanza alle posizioni proporzionali di ogni singolo partito. Questo non significa diventare migliori amici di tutti quelli che ne fanno parte. Bisogna rimanere uniti con l’obiettivo di fermare la destra. La Francia avremmo dovuto introiettarla prima, con la differenza che lì c’era un programma molto di sinistra, qui non tutti se lo possono permettere. Noi sì».
Lo scorso anno, proprio dal Chiostro della Ghiara di Reggio Emilia, lei, mentore di Elly Schlein, disse che per la segretaria nazionale era arrivato il momento di dire qualcosa di sinistra. L’ha ascoltata?
«Un po’ sì e un po’ no, ma il problema non è centrato su di lei, ma su una cultura politica. Questa regione ha votato Bonaccini, quindi la discontinuità la vedo molto poco. Elly o non Elly ci si deve rendere conto che le diseguaglianze si sono moltiplicate, l’Italia è in difficoltà clamorose e a pagarne il prezzo più alto sono i più fragili. C’è bisogno di parlare di socialismo come fanno in Francia senza usare strani aggettivi e portare dalla nostra parte della storia i valori collettivi della Costituzione e dell’impegno politico di una volta».
Durante il Politicamp, poi, è emersa una posizione critica sulla legge sulle infrastrutture dell’Emilia Romagna, così come sulla politica di prospettiva sui rigassificatori. «La rottura non va fatta bloccando autostrade e pitturandosi – esorta Civati –. Adesso abbiamo uno strumento in più. Siamo nelle amministrazioni».