Figli dimenticati in auto: per gli psichiatri è una sindrome
L’ultimo caso in provincia di Venezia dove è morta una bambina di un anno e mezzo. L’obbligo dei dispositivi di sicurezza c’è
L’avrebbe dovuta accompagnare al nido prima di entrare in ufficio, ma se ne è dimenticato. E quando, un po’ di ore dopo, i suoi pensieri sono tornati alla bambina, di un anno e mezzo, erano ormai rimaste solo le conseguenze della sua dimenticanza: l’ha ritrovata sul seggiolino della sua macchina parcheggiata al sole. Era rimasta lì per sei ore consecutive. Al caldo. Poi si è addormentata per sempre.
Quanto accaduto due giorni fa in provincia di Venezia purtroppo non è il primo caso e riporta l’attenzione su un tema che da sempre desta incredulità, rabbia e sfocia nella disperazione di una famiglia. Dal 1998 ad oggi, in Italia, ben 12 bambini sono morti perché dimenticati in auto sotto il sole. Pochi in 26 anni? Un bambino che perde la vita è già troppo, ma sembrano tantissimi se si pensa a come si arriva a questa morte assurda che si fa fatica ad accettare e spesso espone le famiglie ad una sorta di condanna.
Più della metà delle vittime aveva un’età inferiore a due anni, poiché è più facile che si addormentino e ancora non dialogano con chi è in auto. Si tratta di un fenomeno che continua a verificarsi, nonostante la recente introduzione di dispositivi anti-abbandono obbligatori. Impossibile trovare una spiegazione logica ad un gesto involontario dalle tragiche conseguenze. Gli specialisti del servizio sanitario ora si stanno occupando di fornire supporto psicologico alla famiglia, come sempre accade in questi casi. Perchè una spiegazione la medicina l’ha trovata.
Una sindrome
Tutto ciò rientra in una categoria clinica ben precisa, definita negli ultimi tempi dagli psichiatri come “Sindrome del bambino abbadonato” (Fbs). Si tratta di un vuoto di memoria in cui il genitore, pur essendo convinto di aver portato il bambino in un luogo sicuro, lo lascia invece abbandonato a se stesso - in questi casi specifici chiusi in macchina- Nei mesi estivi, soprattutto, i bambini rimangono intrappolati in un caldo asfissiante dovuto alle temperature stagionali, che è per loro fatale. Il calore percepito all’interno di un veicolo parcheggiato al sole, poi, può superare di ben 15 gradi quello esterno, arrivando, nei periodi più torridi, anche oltre i 50 gradi, e creando condizioni intollerabili per il corpo umano. Specialmente quello di un bambino. È da tempo che d’estate si sentono notizie di questo genere, in maniera incredibilmente sempre più frequente.
L'episodio più recente, avvenuto giovedì, segue quello del 7 giugno 2023 a Roma, dove una bimba di quasi un anno è stata dimenticata in auto dal padre, che avrebbe dovuto portarla all'asilo. Eppure, le precauzioni per prevenire questi episodi ci sarebbero tutte.
L’obbligo del dispositivo
Come ricorda l'Asaps (Associazione sostenitori amici polizia stradale) «ogni anno nel mondo e anche nel nostro Paese assistiamo ad episodi particolarmente gravi in cui muoiono centinaia di bambini, a causa di colpi di calore a bordo di veicoli chiusi. Le tragedie familiari sono immense - prosegue l’associazione - e di solito se ne esce solamente creando associazioni che sensibilizzano sul delicato tema della salute dei bambini». Nell'imminenza delle grandi partenze estive, Asaps ricorda che vige l’obbligo del seggiolino con apposito dispositivo di allarme anti-abbandono per bambini sotto i 4 anni di età. E quando parliamo dei dispositivi anti-abbandono, è fondamentale comprendere le diverse tipologie disponibili sul mercato. Vengono proposti dispositivi integrati nel veicolo. Le automobili possono essere dotate infatti di sistemi che segnalano la presenza del bambino. Questo tipo di tecnologia è direttamente integrata nel sistema del veicolo e avvisa il conducente nel caso in cui il bambino venga lasciato all'interno dell’auto. Oppure dispositivi integrati nel seggiolino dell’auto, che rilevano automaticamente la presenza o l'assenza dell’altra persona. O ancora ci sono i dispositivi cosiddetti indipendenti, che sono i più diffusi. Si tratta per lo più sensori da installare sotto la seduta del seggiolino auto, e rilevano la presenza del bambino. Essi rappresentano una soluzione versatile e adattabile a diversi modelli di seggiolini e veicoli, fornendo un ulteriore livello di sicurezza e tranquillità per i genitori. E allora, nella speranza che questi gadget riescano ad aiutare la memoria dei genitori, c’è forse da chiedersi se quelle che causano queste tragedie siano solo delle fatali dimenticanze, o dei veri e propri momenti di vuoto, che portano, come si è visto, a conseguenze tragiche e irrimediabili.
Usando termini tecnici, si tratterebbe di una dissociazione con amnesia da sovraccarico emotivo, e molto spesso lavorativo, associata a stanchezza da eccessiva pressione esterna e interiore, soprattutto in persone multitasking che hanno un forte senso del dovere. Nonostante la stanchezza e le difficoltà a portare avanti le proprie attività e i propri doveri, infatti, danno sempre il massimo, vivono sopra le loro forze, e perciò vanno incontro a delle improvvise cadute psicofisiche, che si accompagnano a dei vuoti di memoria. Volendo utilizzare parole semplici, è un vero e proprio “black out mentale improvviso”, che può capitare a chiunque, che non è prevedibile, e che accade anche - e sorprendentemente soprattutto - a genitori organizzati, attenti, e che amano i propri bambini. l © RIPRODUZIONE RISERVATA