Gazzetta di Reggio

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Addio, Alì

“Bella ciao” cantata in coro per l’ultimo saluto a Giglio Mazzi

Adriano Arati
“Bella ciao” cantata in coro per l’ultimo saluto a Giglio Mazzi

Grande partecipazione al funerale, ieri pomeriggio, al cimitero di Coviolo

17 luglio 2024
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“Bella ciao” per salutare Giglio. È stato il canto partigiano più noto a dare l’ultimo congedo a Giglio Mazzi, il partigiano Alì, scomparso nelle prime ore di martedì a 97 anni di età. Mazzi era uno degli ultimi resistenti reggiani ancora in vita ed uno dei più noti, grazie alla sua pluridecennale attività come testimone e divulgatore. Ed era l’ultimo dei Gap della nostra provincia, i partigiani di città, quelli impegnati in azioni in incognito nelle zone urbane dove la presenza nazista e fascista era costante.

Il funerale si è tenuto nel pomeriggio di ieri, con una breve cerimonia civile al cimitero urbano di Coviolo, dove la salma è stata poi lasciata per la cremazione. Con la moglie Dea, i figli Lucio e Valeria, i nipoti e i parenti, vi erano tante persone, nonostante le temperature elevatissime, compresa una folta rappresentativa istituzionale di enti pubblici e della memoria. Il carro funebre è arrivato poco prima delle 17.30 all’ingresso del cimitero, da lì si è proseguiti in corteo sino all’ara crematoria, dove il presidente dell’associazione partigiana Anpi Ermete Fiaccadori ha pronunciato, pieno di commozione, un bel discorso in cui ha ricordato il cammino prima, durante e dopo la guerra di Alì. Al suo fianco, diverse bandiere partigiane del periodo resistenziale sollevate dai volontari Anpi. Al termine, su richiesta della famiglia, tutti i presenti hanno intonato “Bella Ciao”, prima del saluto alla bara. Tra i presenti, il vicesindaco di Reggio Lanfranco De Franco, il sindaco di Campegine Alessandro Spanò e quello di Rubiera Emanuele Cavallaro, l’assessore di San Martino in Rio Matteo Panari e il capogruppo Pd nel consiglio comunale reggiano Riccardo Ghidoni, il presidente e il vicepresidente di Istoreco Arturo Bertoldi e Giorgio Paterlini. Buona parte del mondo a cui Giglio ha dedicato la sua vita, tra il grandissimo affetto per la famiglia, con cui amava trascorrere le vacanze nelle adorate montagne, e quello per l’impegno civile e politico, sempre legato all’ideale comunista della gioventù. Un percorso che migliaia di giovani hanno ascoltato.

Mazzi è stato uno dei principali testimoni della memoria resistenziale reggiana, sempre vitalissimo e disponibile, sino a pochi mesi fa, ad andare a parlare nelle scuole, agli eventi Anpi, con le delegazioni straniere di Istoreco. Nell’aprile 2021, quando il Covid impediva ancora eventi collettivi, era stato protagonista di una diretta per gli studenti di tutta Italia assieme all’amica partigiana Giacomina Castagnetti, allestita in sala del Tricolore da Comune e Istoreco. Ed era sempre pronto a rispondere alle chiamate o ad accogliere in casa visitatori e amici. Era conosciuto con il nome di battaglia Alì, omaggio alla sua carnagione scura e ai film di avventura della gioventù.

Nato a Campogalliano in una famiglia proletaria socialista, ha visto le violenze patite dal padre Adriano, militante attivo. Arriva nel Reggiano al seguito dei genitori, con tappe da mezzadro prima di stabilirsi in città. Giovanissimo, deve abbandonare gli studi per andare a lavorare alle Officine Reggiane, dove assiste all’eccidio dei manifestanti per la pace del 28 luglio 1943. L’anno dopo entra nelle file partigiane, prima nelle brigate Sap e poi nei Gap, giovanissimo componente delle squadre impegnate tra Reggio, Rubiera e Casalgrande. Viene anche ferito gravemente in un agguato, assieme al futuro senatore Pci Otello Montanari. Nel dopoguerra, dopo un periodo nella polizia partigiana osteggiata progressivamente, inizia a lavorare e a studiare, diventa ragioniere, si laurea in Economia e Commercio e lavora a lungo per la Cooperativa Muratori di Reggio e poi per le Farmacie Comunali Riunite, di cui è direttore amministrativo dal 1967 al 1977.