Gazzetta di Reggio

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Tifosi e vecchi compagni in lacrime per l’ultimo saluto a Guerra

Wainer Magnani
Tifosi e vecchi compagni in lacrime per l’ultimo saluto a Guerra

Ieri il funerale dell’ex difensore granata, deceduto per la puntura di un’ape

11 luglio 2024
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Reggio Emilia La chiesa di Sant’Anselmo non è riuscita a contenere tutti gli amici, parenti, conoscenti, tifosi, ex giocatori granata che ieri mattina hanno dato l’ultimo saluto a Stefano Guerra, ex atleta della Reggiana. È stato padre Paolo Poli a recitare l’omelia e a raccontare il dono più grande che Stefano ha donato: l’altruismo. «Non c’è un perché alla morte – ha detto padre Paolo – che a volte è incomprensibile e ingiusta, com’è nel caso di Stefano. Le nostre preghiere sono rivolte a credere nella vita eterna, a pensare che Stefano sarà ancora con noi al nostro fianco, con il suo sorriso».

Padre Paolo ha poi narrato un episodio: «Ho ancora nelle orecchie il rumore di quel crac e il grido di dolore per la rottura della gamba. Sono stato con lui sempre e anche in quel momento doloroso non ha mai smesso di guardare il senso positivo della vita, sempre con spirito ottimista. Un giorno, per stimolarlo, gli ho chiesto di andare assieme in bicicletta e dopo tutta la sua riluttanza ha accettato. Vedevo che soffriva ma non ci ha mai mollato e al termine del percorso mi ha detto: questo è uno scherzo da prete, io gli ho risposto che sono un frate. Questo per raccontare come era Stefano: uno che non ci mollava mai, un uomo entusiasta della vita».

«Alla fine – prosegue padre Paolo – io l’ho sposato e lui non si è mai lamentato, era felice di avere trovato Patrizia, anzi ha sempre ringraziato di questo il Signore. Gli sono sempre stato vicino anche in questi ultimi giorni e ho sperato fino alla fine e poi ho benedetto la sua ascesa alla vita eterna. La santità non è fare miracoli ma l’azione che facciamo ogni giorno nell’onestà, nell’altruismo nei confronti del prossimo, aiutare chi ha bisogno e vivere onestamente. Questo ha fatto Stefano, vivendo nella dedizione agli altri, nel suo altruismo innato e ha combattuto sempre con ottimismo e serenità le avversità che la vita gli ha presentato».

«Stare in sua compagnia, e tutti voi lo potete testimoniare, era piacevole perché Stefano riusciva a trasmetterti le sue serenità e allegria. Metteva sempre in luce l’aspetto positivo. Tendiamo sempre a lamentarci di tutto e non siamo mai contenti, Stefano affrontava la vita con una serenità impressionante. È riuscito a lasciare a noi un dono prezioso, una traccia del suo vissuto e un profondo significato di solidarietà e altruismo. Si era dedicato ad aiutare gli anziani e a ogni iniziativa era sempre presente e disponibile. Era caparbio nel portare a termine i suoi progetti».

Una generosità e quel senso di fratellanza che tanti suoi ex compagni ieri hanno manifestato con la loro presenza o con messaggi da lontano come Dario Morello e Mauro Rabitti. C’è chi ha fatto lunghe ore in treno come Fulvio D’Adderio o in auto come Andrea Silenzi, Stefano Nava, Gegio Sgarbossa, Nico Facciolo, Carlo Cornacchia. Poi gli amici con cui giocava a padel o si ritrova a cena, come Saverio Albi, Sergio D’Agostino, Stefano Paraluppi, Roberto Bosco, Max Battigello, Giacomo Ferretti, Luca Rivi, Maurizio Neri, Giovanni Ceccarini, Marco Lancetti e Rocco Russo. A rappresentare la sua Reggiana c’era l’ex ds Renzo Corni. All’esterno il Gruppo Vandelli ha srotolato uno striscione e lo stesso hanno fatto le Teste Quadre al Mirabello.

«Qualche settimana fa – ricorda padre Paolo – mi ha voluto fare una sorpresa e mi ha detto: ti porto a cena con due giocatori ma non mi aveva detto chi erano. Poi si è presentato con Andrea Silenzi e Fulvio D’Adderio e per me è stata una grande gioia. Ho saputo che il giorno dopo aveva radunato tutti i suoi ex compagni, perché Stefano amava divertirsi e vivere. Del resto la penitenza non c’è bisogno che la andiamo a cercare perché ce la offre già abbastanza la nostra vita. Noi tutti dobbiamo conservare nel nostro cuore l’insegnamento di vita di Stefano: fare tesoro della sua gioia, dell’entusiasmo e dell’altruismo che ci ha trasmesso». l