Morto a 68 anni il meccanico Aldini: il mondo del motocross in lutto
Bibbiano: “Aldo” era considerato un genio del paddock, portò Michele Rinaldi al titolo mondiale ’84
Bibbiano Si è spento a 68 anni, dopo una lunga malattia, il meccanico Iller Aldini: prima pilota di motocross, poi tecnico meccanico negli anni successivi. Classe 1956, aveva appena compiuto 68 anni: era un uomo molto conosciuto e stimato, che ha passato dagli anni ’70 e in poi a sistemare moto e motori: 40 anni di storia del motocross, conciliando passione e lavoro insieme. Da anni lottava con grande coraggio, circondato dalla sua amata famiglia, contro una malattia che non gli ha lasciato scampo. Aldini stato il fondatore della Aldini Racing, in via Montegrappa 1/A a Barco.
Aveva grandi capacità e passione per preparare i motori a due tempi e, col tempo, è passato anche ai quattro tempi. Il richiamo del racing che aveva nel sangue lo porta a fondare il Team Jtech Racing, con sede in via Vivaldi a Gattatico.
La notizia della sua scomparsa ha sconvolto il mondo dello sport, che lo ricorda con grande affetto. La Federazione motociclistica italiana scrive di lui: «È scomparso Iller Aldini. Fu il meccanico di Michele Rinaldi in Suzuki quando, nel 1984, il pilota parmense vinse il Mondiale 125. I due erano legati già dai tempi della Tgm: il 2° posto nel campionato del mondo del 1980, sempre tra le ottavo di litro, permise alla Casa italiana di acquisire visibilità e prestigio. A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 Aldini fu responsabile tecnico dei team gestiti da Rinaldi, per poi fondare la Aldini Racing. La Federazione motociclistica italiana tutta, a partire dal presidente Giovanni Copioli, porge le più sentite condoglianze alla famiglia e ai cari di Aldini».
Anche Motocross lo ricorda: «Iller era tra i più geniali tecnici del motocross anni ’80/’90. Ed è stato al fianco di Michele Rinaldi nella conquista del titolo iridato del 1984: con lui se ne va un pezzo di storia del nostro sport. Prima pilota di motocross e poi meccanico: la passione per le ruote tassellate nasce presto in “Aldo”, come era soprannominato Iller, che con quel nome tradiva le origini emiliane. Altrettanto presto quella passione diventa lavoro, dedizione e passione, qualità che lo muovono sulle piste di mezzo mondo, inseguendo un sogno iridato, prima con la Tgm, poi con la Suzuki e la Yamaha, sempre assieme a Michele Rinaldi, prima pilota e poi team manager, che lo ricorda come “uomo che si dedicava con grande passione e dedizione al lavoro”. Serio e di poche chiacchiere, badava alla sostanza più che al resto. Presenza fissa nel paddock fino agli anni precedenti il Covid, si era da tempo ritirato a vita privata. L’ultima parte della carriera accanto a un altro Rinaldi, Gabriele, in veste di team manager, con Giuseppe Tropepe, Ken De Dycker ed Emil Weckman. Il baffo nero, diventato con gli anni folto pizzetto, sempre più bianco, se n’è andato a 68 anni al termine di una lunga malattia lasciando un grande vuoto».
MX Tribe scrive: «Iller Aldini, uno dei tecnici emiliani del paddock, ha legato indissolubilmente il suo nome a quello di Michele Rinaldi. Dopo il titolo sfiorato nel 1980 con la Tgm i due si separano per il passaggio di Michele alla Gilera, ma quando il parmense nel 1983 passa alla Suzuki non ha dubbi: vuole Iller al suo fianco. E il resto è storia. Michele vince il mondiale 1984 con la Suzuki factory dell’anno precedente (la casa si ritirò a fine 1983 lasciando moto e ricambi a Rinaldi) curata dal mago Iller».
Iller Aldini lascia la moglie Lorella, i figli Elena e Marco, e la cognata. I funerali, in forma civile, si terranno questa mattina alle 10.30 partendo dalle camere ardenti dell’ospedale Franchini di Montecchio per il cimitero di Coviolo, dove la salma sarà cremata. La famiglia ringrazia il personale del Core di Reggio, la dottoressa Bianconi, i dottori Soliani e Pisi e tutto il servizio infermieristico per le cure prestate. «Iller era una persona amata da tutti per il suo carattere, tendenzialmente timido ma pragmatico, pacato e disponibile con tutti – ricorda la moglie Lorella –. Un uomo di grandi capacità e sempre umile. Costante in tutto quello che faceva, al lavoro e in famiglia. Lo abbiamo seguito nelle sue passioni, in diverse gare, e sapevamo delle sue grandi potenzialità. Passione e potenzialità che Iller ha trasmesso al figlio Marco che per alcuni anni ha corso anche lui sulle due ruote, sempre di fianco al padre. Insomma, una famiglia unita dentro e fuori casa. Tra me ed Iller c'era un rapporto fatto di grande complicità: 48 anni insieme e 41 di matrimonio. Una vita vissuta insieme, mancherà a tutti noi». l