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Operazione Titano

Operazione Titano, indagato il figlio del titolare di Dante Gomme

Jacopo Della Porta

	Antonio Sestito
Antonio Sestito

Il padre di Antonio Sestito nel 2021 uccise l’ex dipendente Salvatore Silipo a Cadelbosco Sopra

20 giugno 2024
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Reggio Emilia Nella nuova inchiesta sulle fatture false ci sono molti aspetti che rimandano a vecchie vicende. Tra i nove rappresentanti legali di aziende cartiere indagati nell’operazione “Titano” spicca il nome del 44enne Antonio Sestito, residente a Cadelbosco Sopra. Sestito era finito ai domiciliari nel 2020 nell’operazione Billions ed è tra le 97 persone rinviate a giudizio a seguito di quell’inchiesta congiunta di squadra mobile e Guardia di Finanza. Per gli inquirenti sarebbe uno dei dieci capi che gestivano un complesso sistema di cartiere (nell’ambito della stessa indagine 37 persone hanno patteggiato, 24 sono state condannate con rito abbreviato e 10 sono state assolte).

Nel 2020 gli inquirenti si presentarono a casa di Sestito con un cane specializzato nel fiutare le banconote e uno scanner per cercare soldi nei muri: così scoprirono in un’intercapedine 91mila euro, ritenuti frutto di un vorticoso giro di fatture false che andava a beneficio anche di altri imprenditori.

Come noto, le aziende che usufruiscono delle false fatture fanno bonifici alle cartiere che poi provvedono a restituire il denaro in contanti, trattenendo una parte per sé. Sestito è figlio di Dante, che il 23 ottobre 2021, nella sua officina di via Verga a Cadelbosco Sopra, sparò alla testa al suo ex dipendente Salvatore Silipo di 29 anni dopo averlo fatto inginocchiare. Alla scena del crimine assistette anche il figlio Antonio, che però non è stato indagato. Dante è stato condannato in primo grado a 26 anni. I soldi, un mare di contanti, c’entrerebbero anche con quel delitto. Per la pm Piera Giannusa il movente dell’omicidio è chiaro: Dante Sestito ha ucciso Salvatore Silipo perché «reo a suo dire di avergli sottratto degli pneumatici, contenenti somme di denaro imprecisate ed avente origine ignota». Secondo gli inquirenti che hanno condotto l’indagine Billions, parte dei proventi della Dante Gomme provenivano dalle false fatture. Ieri è stato arrestato, perché trovato in possesso di una pistola con matricola abrasa, il 53enne Walter Di Castri, nato in provincia di Como e residente a Gualtieri. Nell’inchiesta Billions era indicato come un pesce piccolo, responsabile di alcuni reati tributari commessi nelle vesti di amministratore unico di due società con sede legale a Brescello.

Ruolo diverso, invece, di maggiore rilievo, lo avrebbero avuto in Billions Roberto Crotti, 43 anni, nato a Correggio e residente a Carpi, e Graziano Crotti, 64 anni, di Novellara, che sono finiti nuovamente nel mirino degli investigatori. Nei meandri delle ultime indagini in corso a Reggio, gli inquirenti hanno anche avuto modo di osservare che alcuni indagati non si limitano a fornire false fatture per soggetti terzi. Sempre più spesso vi sarebbe anche il tentativo di prendere possesso di aziende in difficoltà per poterle spolpare e magari usare il loro nome e storicità per ottenere fidi bancari e dunque generare nuove liquidità. Si tratta di aspetti ai quali ha fatto riferimento anche il procuratore capo Calogero Gaetano Paci quando era stato ascoltato in commissione antimafia a febbraio.  © RIPRODUZIONE RISERVATA