Maurizio Landini: «L’antifascismo non è di parte, non ha colore»
Il segretario generale della Cgil a Casa Cervi il 25 aprile. Sul lavoro dice: «Una persona che lavora per essere libera non deve essere precaria e deve avere una retribuzione dignitosa»
Reggio Emilia «Oggi sei povero anche se lavori e addirittura si muore sul lavoro perché c’è un modello di funzionamento delle imprese balordo, costruito su appalti di appalti, subappalti e precarietà». Non fa sconti al Governo, «incapace di pronunciare la parola “antifascismo”, il segretario generale della Cigl, Maurizio Landini, che ha scelto Casa Cervi, a Gattatico (Reggio Emilia) per apporre la propria firma al referendum promosso per sconfiggere precarietà e i tanti, troppi, morti sul lavoro «e rimettere al centro il lavoro e la persona».
Segretario Landini, perché ha deciso di apporre la prima firma al referendum proprio qui, a Casa Cervi?
«Credo sia un elemento indicativo molto importante: il 25 aprile è la giornata della libertà, della democrazia e una persona che lavora per essere libera non deve essere precaria e deve avere una retribuzione dignitosa, deve avere il diritto alla salute, all’istruzione. Oggi non è così, c’è troppa precarietà, i salari sono troppo bassi. La scelta di promuovere questo referendum indica la necessità che i cittadini possano partecipare nel cambiare la loro condizione di lavoro e di vita. Si tratta di una battaglia che vale per tutto il Paese: poter lavorare in modo dignitoso significa crescita generale per tutti. La nostra è una battaglia per la crescita e il futuro del Paese, si rivolge ai giovani, spesso costretti a emigrare dall’Italia, e alle donne, le meno pagate».
Il caso Scurati mette di fronte nuovamente al tema dell’antifascismo.
«L’attuale destra non riesce nemmeno a pronunciare la parola “antifascismo”. Ho trovato inaccettabile quello che è avvenuto, non solo perché ha avuto luogo sulla Rai, ente di servizio pubblico. L’ho trovato inaccettabile soprattutto l’attacco verso questo intellettuale dalla presidente del consiglio, perché si è limitato a dire quello che pensa. Questo attacco è la dimostrazione del perché fanno fatica a dire che sono antifascisti. La democrazia antifascista è fondata sulla libertà delle persone e significa accettare che non ci sono più fascismo e nazismo. Che siamo una repubblica democratica ed è così perché tutti gli antifascisti di questo Paese di qualsiasi cultura si sono uniti per cacciare il fascismo. L’antifascismo non è di parte, non ha colore».
Si parla dell’alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle, cosa ne pensa?
«Non è la questione di cui ci occupiamo noi. Noi stiamo dicendo che tutto il mondo politico deve cambiare le politiche che ha messo in atto: la precarietà e il cambiamento delle leggi ha riguardato tutte le politiche degli ultimi vent’anni. È necessario rimettere al centro i bisogni delle persone e il lavoro. Quando il 50 per cento dei cittadini a votare non ci va più vuol dire che c’è una crisi della rappresentanza. E non va a votare chi sta peggio, anche questo è un dato significativo. Ci rivolgiamo a tutte le forze perché la battaglia sui referendum metta al centro le persone, mentre siamo già in un clima da terza guerra mondiale, dove la discussione, oggi, riguarda la spesa per le armi».
A Reggio Emilia il presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati ha detto che bisogna “liberarsi dall’antifascismo”. Lei teme che il 25 aprile possa essere messo in discussione?
«Antifascismo, democrazia e libertà sono molto presenti. Lo dimostra il fatto che tutte le volte che in questo Paese hanno tentato di modificare la Costituzione, i cittadini chiamati a votare a maggioranza hanno respinto questo disegno sia quando lo proponeva la destra, sia quando lo proponeva Renzi, che diceva di essere di sinistra. Siccome questo governo ha annunciato di voler cambiare la Costituzione, abbiamo approntato la battaglia del referendum che è per difendere la carta fondamentale dello Stato. E lo diciamo in modo chiaro: siamo contrari sia ad autonomia differenziata sia all’idea di introdurre il premierato, cioè di ridurre il ruolo del Parlamento della democrazia, della libertà dei cittadini, in altre parole. Sono convinto che la maggioranza del Paese non si senta rappresentata da chi vuole cancellare la Costituzione e chi lottato per conquistare la democrazia».
Stefano Bonaccini ha annunciato pochi giorni fa di scendere in campo per le Europee: lei farebbe il presidente della Regione?
«In realtà io sono contento di fare il segretario della Cgil. È da 15 anni che mi dicono che dovrei fare qualcos’altro. Penso che valga la coerenza, c’è bisogno di rafforzare ancora di più l’azione del sindacato perché le condizioni di vita e lavoro sono peggiorate». © RIPRODUZIONE RISERVATA