Le ragazze non stanno bene, c’è violenza in una coppia su due
Il 41% delle e degli adolescenti ha subìto un comportamento violento (il 52% tra chi ha o ha avuto una relazione) e il 43% sostiene che, se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale con qualcuno/a, il modo di sottrarsi lo trova
Per un ragazzo su tre la gelosia è un segno d’amore e il 17% afferma che sia normale che uno schiaffo scappi ogni tanto. Il 41% delle e degli adolescenti ha subìto un comportamento violento (il 52% tra chi ha o ha avuto una relazione) e il 43% dei giovani, sia maschi che femmine, sostiene che, se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale con qualcuno/a, il modo di sottrarsi lo trova. Inoltre quasi il 30% crede che il modo di vestire e/o di comportarsi delle ragazze possa contribuire a provocare una violenza sessuale. Questo è il ritratto del Paese che Save the Children Italia tratteggia in “Le Ragazze stanno bene?”, indagine sulle violenze di genere in adolescenza nell’onlife: neologismo che indica l’indissolubile intreccio tra il mondo reale e quello dei social che caratterizza l’oggi. Ai questionari somministrati da Ipsos hanno risposto 800 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 18 anni. Lo studio si avvalora anche di interviste a giovani in carico alla giustizia minorile, di indagini Istat, di dati della polizia postale e del parere di esperti.
Per indagare le radici alla base dei comportamenti violenti tra giovanissimi il rapporto parte dalla diffusione e dall’impatto che gli stereotipi hanno sulle nuove generazioni. Le idee preconcette sono meccanismi di semplificazione, di orientamento rispetto la realtà, ma spesso diventano le fondamenta su cui poggia la violenza di genere. Si è ritenuto pertanto fondamentale comprendere come e quanto siano visti ed assimilati dai giovani, in famiglia come sui social.
Se dai dati Istat 2023, confrontati con quelli del 2018, emerge una crescente consapevolezza delle donne adulte, a differenza dei “colleghi” uomini, sulle disparità in merito alla cura della casa e dei figli, alla valutazione delle capacità accademiche e del successo lavorativo, risultati simili sono evidenziati dall’istantanea scattata dall’associazione Libellula nel 2023, che ha preso in esame le risposte di 361 adolescenti italiani. Ad esempio, alla domanda se le ragazze devono lottare più dei ragazzi per raggiungere i loro obiettivi, il 41% delle giovani risponde positivamente, a fronte dell’esiguo 10% maschile.
Alla fine degli anni ‘80 Calvino sosteneva che vivessimo sotto una pioggia ininterrotta d’immagini, a distanza di ormai quarant’anni la situazione è peggiorata: oggi gli schermi non sono mai veramente spenti. Il digitale ha rivoluzionato il modo di vivere, di relazionarsi, di informarsi, di amare. Contemporaneamente ha partorito nuovi rischi e accresciuto vecchi pericoli difficili da comprendere per le generazioni passate perché non più fisici e tangibili. Esempi sono l’adescamento di minori ed il “SexTortion”, ovvero il ricatto tramite materiale sessualmente esplicito online.
I dati della polizia postale, citati nel rapporto, sottolineano una diminuzione del primo crimine in contrapposizione all’aumento del secondo ed un allarmante elemento comune: l’abbassamento della soglia di età delle vittime. La media si aggira attorno ai 10-13 anni, ma circa 1 su 10 è ancora più piccolo.
In “Le ragazze stanno bene” un altro lato oscuro del telematico è evidenziato dalla dottoressa Mara Morelli, ricercatrice presso l’università Sapienza di Roma: il dono dell’ubiquità. «I carnefici digitali sono facilitati nelle persecuzioni perché non più limitati dalla dimensione fisica umana per controllare, umiliare, isolare e ricattare la propria vittima».
Arriviamo al “capitolo” violenza nella coppia. Uno o una partner gelosi sono per questo ritenuti amorevoli dal 30% degli intervistati e il dato aumenta al 38% per chi di questi è stato in una relazione. Condividere password di dispositivi o social o la propria posizione in tempo reale è normalizzato o accettato dal 21%. Infine, come già citato in precedenza, il 17% afferma che sia normale che uno schiaffo scappi ogni tanto.
«Concedere il controllo su di sé – continua Morelli – per dimostrare al partner, agli altri e a se stessi quanto loro siano importanti è definito “Dating Violence Impersonation” ed è la violenza più difficile da riconoscere, specialmente per chi la applica e chi la subisce». Simili modelli di comportamento vengono inoltre spesso romanticizzati dalle serie ed i film, romantici e non. Per non parlare della questione pornografica per cui sarebbe doveroso un intero ed enorme “libro” a parte dato che essa, priva di effettive norme di controllo sull’età degli utenti, è spesso la prima “insegnante” per i giovani che si affacciano al mondo della sessualità.
Conseguenze di tutto ciò sono i tragici risultati sulle opinioni rispetto alle violenze tra adolescenti dell’indagine. Il 21% sostiene che una ragazza, seppur sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, è comunque in grado di acconsentire o meno ad un rapporto sessuale. Un allarmante 24% è convinto che se una ragazza non dice chiaramente “no” vuol dire che è disponibile. Tutti questi risultati sottolineano una diffusa opinione di sotterranea responsabilità della vittima.
A prescindere dagli studi statistici vi sono alcune testimonianze che sembrano rappresentare un barlume di speranza per il futuro: Sebastiano, per esempio, suggerisce ai coetanei di postare foto con cura, di non commentare i post delle altre persone a caso e di non inviare foto sessualmente esplicite.
*Studentessa del liceo Moro