Addio a Italo Rota l’architetto che ha ideato il Nuovo museo
Reggio Emilia: progettista dei musei civici, è morto a 70 anni
Reggio Emilia Ha lasciato il segno anche a Reggio Emilia, firmando nel 2021 il Nuovo museo allestito nel secondo piano dei Musei Civici e riscrivendo il concetto di museo partecipato. Anche la nostra città piange la morte dell’architetto e progettista Italo Rota, scomparso a 70 anni nella sua Milano. Con un percorso creativo molto personale e variegato, Rota si è rivelato una delle figure contemporanee più interessanti e poliedriche non solo a livello italiano ma anche internazionale, capace di spaziare dagli allestimenti museali alle boutique per lo stilista Roberto Cavalli, passando per gli hotel di lusso e i padiglioni di Expo 2015 a Milano e Expo 2020 a Dubai.
Tra i progetti emblematici della sua variegata produzione spicca il nuovo Museo del Novecento al Palazzo dell’Arengario in piazza Duomo a Milano (2002-10).
Agli inizi degli anni Ottanta, Rota lasciò Milano, dove è nato il 2 ottobre 1953 e dove si è formato, per trasferirsi a Parigi occupandosi dell’allestimento museale del Musée d’Orsay, avendo vinto il concorso per la trasformazione della stazione cui aveva partecipato in collaborazione con Gae Aulenti nel 1980. Negli anni della sua permanenza in Francia ha realizzato l’allestimento di tante e importanti mostre.
Rientrato a Milano nel 1996, due anni più tardi ha fondato lo studio Italo Rota & partners cui vengono affidati grandi progetti internazionali, caratterizzati dalla scelta di materiali innovativi, tecnologie all’avanguardia e approfondita ricerca sulla luce. Rota ha svolto anche un’intensa attività teorica che lo ha portato a pubblicare libri e saggi. Dal 2010 è stato direttore del dipartimento di Design alla Nuova accademia di belle arti di Milano.
Fra i molti riconoscimenti ha ricevuto: la medaglia d’oro all'architettura italiana per gli spazi pubblici (2006) e il Marble architectural awards (2010), oltre al Landmark Conservancy Prize a New York nel 1996 e il Grand Prix de l’Urbanisme a Parigi nel 1994.
Forte è stato il suo legame con la nostra città, dove ha vissuto anche un momento difervente dibattito nel 2012, quando l’archistar presentò i cosiddetti “Funghi di Rota”, un’installazione che sarebbe dovuta comparire ai Musei civici.
Un progetto che venne accantonato, ma che non mise fine al suo rapporto con Reggio, dove è stato più volte ospite ai Chiostri o in Sala Tricolore. Come nel 2018, in occasione della mostra “On The Road”, quando ha illustrato il lungo percorso compiuto accanto ai Musei Civici, avviato sette anni prima.
«Quello del museo – spiegava illustrando il restyling dei Musei civici – è diventato uno spazio dinamico non più solo una teca espositiva, ma uno stimolo al confronto e anche al giudizio. È un luogo da usare, un luogo che fa, non solo mostra ed espone. Il nostro invito è quello di usarlo tutto questo sistema, questa macchina che può portarci lontano».
A piangere la morte di Rota, il presidente della Triennale di Milano, Stefano Boeri, la Biennale di Venezia, presieduta da Pietrangelo Buttafuoco, e il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano: «Perdiamo un maestro dell’architettura e del design italiano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA