L’ombra lunga del fascismo tra saluti romani e pestaggi
L’Italia sta facendo un passo indietro?
Qual è l’idea che hanno gli italiani del fascismo? È ancora condannato o sta tornando nelle nostre giornate senza accorgercene? Dalle svastiche disegnate sui muri ai saluti romani alla commemorazione di Acca Larentia, lo scorso 7 gennaio, fino agli ultimi alla cerimonia in ricordo di Mikis Mantakas, attivista di destra ucciso nella Capitale il 28 febbraio del 1975. Andiamo dunque a vedere come il fascismo è ancora radicato nella nostra società, partendo da come è facile vedere, ogni giorno, il tipico segno del fascismo, trattato come un semplice scarabocchio. Anche a Reggio Emilia, camminando per la città, in centro, è facile imbattersi in adesivi con delle svastiche o disegni direttamente fatti sui muri e sulle pareti. C’è chi come Dario Buffa, un giovane attivista di Massa, si è preso carico di coprire questi simboli nella sua città ed è stato denunciato per imbrattamento, rischiando una multa fino a 300 euro per il suo gesto. È davvero un criminale o è un eroe? Lo scorso 7 gennaio invece, durante la commemorazione in ricordo dei giovani del Fronte della Gioventù, si è capovolto il significato della giornata. Si è trattato di una commemorazione per i tre caduti o di un raduno di neo-fascisti? La commemorazione avviene da più di quarant’anni, ma come alcuni forse non sanno, il saluto romano la segue da sempre. Cosa ne pensa la politica? Le reazioni sono state molto diverse. «Nessun saluto romano davanti ad alcuna carica istituzionale, come l’assessore Miguel Gotor può confermare – ha dichiarato il presidente della regione Lazio Francesco Rocca, negando l’accaduto – se ci fossero stati saluti romani non avrei esitato a stigmatizzarli e a prenderne le distanze». Dura invece è stata la condanna della consigliera regionale Pd Emanuela Droghei, secondo cui «commemorare i morti è una cosa, dare copertura istituzionale a neo-fascisti è un’altra». Anche la segretaria Pd, Elly Schlein, è intervenuta sul caso: «È imbarazzante il silenzio della presidente del consiglio sul fatto di via Acca Larentia». Il giurista Sabino Cassese, già ministro per la funzione pubblica nel governo Ciampi, ha espresso la sua opinione in un’intervista a La7: come Schlein, pensa sia inaccettabile che in Italia ci sia ancora dell’incertezza riguardo alle normative sul saluto romano e registra come ancora il fascismo sia radicato a livello di ideale politico. Tra i partecipanti alla commemorazioni sono stati subito individuati e denunciati per apologia al fascismo cinque esponenti di Casa Pound, movimento politico di marca neofascista. Successivamente, fra le persone identificate, sono stati trovati anche altri tre esponenti napoletani dello stesso movimento, già accusati di aver aggredito un uomo lo scorso 12 ottobre: si tratta del giovane fotografo Roberto Tarallo. Il motivo dell’aggressione era la spilla antifascista attaccata dall’uomo sul suo giubbotto. I tre aggressori lo hanno minacciato con un coltello per poi aggredirlo con calci e pugni. «Continuiamo a lavorare al riconoscimento e all’identificazione dei partecipanti convenuti alla manifestazione», erano state le parole del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Ma sul campo, cosa vogliono dire questi fatti? Secondo una recente indagine promossa dalla Fondazione Mario del Monte e dell’Anpi ( Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Modena, che ha coinvolto circa 800 cittadini, un modenese su tre pensa che dal fascismo si siano ottenute anche cose positive, mentre un 5% è addirittura del tutto schierato dal lato del pensiero fascista. Ai modenesi interpellati, “ordine” e “patria” sono le parole che più ricordano il fascismo, mentre “libertà” e “solidarietà” le più lontane. E dal momento che gli episodi accaduti negli ultimi mesi raccontano che il fascismo è ancora radicato in Italia, viene da chiedersi: riusciremo a guardare ad un futuro diverso o faremo un salto all’indietro?
Laura Campani
Alexandra Pignedoli
Greta Ianni
Gaia Internó
Studentesse del liceo Chierici