Sono quattro i tifosi della Reggiana alla sbarra per la rissa ai Petali
Accusati anche di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento
Reggio Emilia Si è aperto il processo per la rissa ai Petali tra un minorenne e alcuni tifosi della Reggiana. Tolto un altro tifoso granata minorenne che era con loro (la cui posizione è stata stralciata) sono alla sbarra quattro ultrà, tutti appartenenti a gruppi di tifoserie granata diverse e tutti incensurati, di 24, 34 anni, 46 anni e 48 anni: devono rispondere, a vario titolo, dei reati di rissa, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento di un’auto di servizio della polizia.
La vicenda è quella della rissa che si è scatenata nel post partita Reggiana-Pistoiese, al Mapei Stadium il 22 gennaio 2022. La miccia è stata la provocazione di un quindicenne, che ha avuto la malaugurata idea di gridare «Forza Parma» e «Reggiani di m..» all’indirizzo di un gruppo di tifosi granata che stavano scendendo dalle scale mobili vicino all’ingresso principale dei Petali, scatenando una dura reazione fatta di botte a suon di schiaffi e calci da parte degli adulti, cinturate e coltelli da parte dei minorenni (ne venne trovato solo uno). Una vicenda che ha fatto molto scalpore perché era il periodo in cui le baby gang erano scatenate, perché da allora e per parecchio tempo I Petali sono stati sorvegliati speciali con un presidio fisso nel fine settimana e perché erano scattati parecchi Daspo pesanti, dopo l’indagine della Digos.
Nei giorni scorsi si è aperto – davanti al giudice monocratico Maria La Nave – il processo a carico dei quattro tifosi che affrontarono il ragazzino “provocatore”, giudicato separatamente. Gli imputati, che non hanno alcuna misura, sono accusati di rissa «perché, dopo la conclusione della partita di calcio tra Reggiana e Pistoiese, partecipavano a una rissa fronteggiando il minorenne»; di resistenza a pubblico ufficiale «perché, mentre gli agenti della Squadra Volante caricavano il minore sull’auto di servizio «spintonavano il personale della questura e usavano violenza per opporsi ai poliziotti mentre compivano un atto d’ufficio»; e infine di danneggiamento perché, sempre mentre il minore veniva sottratto alla furia degli ultrà, «cercavano ripetutamente di aprire con violenza la maniglia dello sportello posteriore rompendola e infrangendo con un pugno il lunotto posteriore dell’auto di servizio Jeep Renegade, sul cui sedile posteriore era stato fatto sedere il minorenne», con quest’ultimo che quel giorno deve essersela vista davvero brutta.
Nell’udienza lampo, subito rinviata per un difetto di notifica, gli avvocati difensori – tre imputati sono tutelati dall’avvocato Annalisa Bassi, il 24enne dall’avvocato Stefano Marchesini – hanno presentato la lista dei testimoni, formata soprattutto dai numerosi agenti di polizia locale e poliziotti della questura che intervennero in forze sul posto per sedare i tafferugli. Pare che gli imputati abbiano intenzione di non accedere a riti alternativi e di affrontare il dibattimento, che entrerà nel vivo tra qualche mese.
«Pensiamo che per noi sia utile sentire i testimoni per accertare come si sono svolti i fatti e soprattutto per chiarire l’accusa di resistenza, che a nostro avviso non sussiste», ha affermato l’avvocato Annalisa Bassi. l
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