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La docuserie Raffa sull’icona della tv

Grazia Sestito*
La docuserie Raffa sull’icona della tv

Diretta da Daniene Luchetti racconta la donna e l’artista che ha sfidato le convezioni sociali

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Reggio Emilia La docuserie “Raffa” ci presenta un’analisi profonda e dialogica tra la figura televisiva di Raffaella Carrà e la donna privata, Raffaella Pelloni. Celebrando il successo globale della diva amata, il regista pluripremiato Daniele Luchetti esplora anche i lati più oscuri e personali della sua interiorità anche attraverso gli occhi di figure a lei vicina, tra cui Barbara Boncompagni (figlia di Gianni), Loretta Goggi, Tiziano Ferro, Fiorello, Luca Sabatelli oltre che ad alcune celebrità spagnole.

Le due Raffaella

L’inizio del documentario si riferisce alla morte silenziosa della showgirl a causa della malattia nascosta alla maggior parte delle persone: un tumore. Luchetti riflette sulla dicotomia di una donna che, sul palco, si è sempre dedicata al pubblico, ma nella vita privata si è rivelata fragile, possessiva e bisognosa di attenzioni. Nella serie viene anche trattato il tema del suo trauma irrisolto causato dall’abbandono del padre: un evento che ha influenzato le relazioni successive della showgirl, tra cui quella con i suoi due grandi amori: Gianni Boncompagni (conduttore Rai) e Sergio Japino, evidenziando il loro ruolo sia nell’ambito artistico che sentimentale di Raffaella.

Lo scandalo di Tuca Tuca

Il ritratto di Luchetti sottolinea l’enorme influenza di Raffaella Carrà sul pubblico, mettendo in luce la sua battaglia di emancipazione nell’industria televisiva italiana, in particolare nella Rai. Le performance, le coreografie e le esibizioni della Carrà, spesso a rischio di censura, hanno contribuito a ridefinire gli standard televisivi, facendo emergere il suo impatto sulla cultura e sulla società italiana. Il primo scandalo fu dato da “Tuca Tuca”, che causò moltissimo scalpore nel 1971 per il suo testo audace e il balletto per l’epoca provocante, sfidando le convenzioni sessuali degli anni ‘70 e suscitando reazioni contrastanti. Sono stati “A far l’amore comincia tu” e “Tanti auguri”, oltre a “Luca”, che racconta una relazione omosessuale, a renderla un’icona della liberazione sessuale.

Raffa ambasciatrice

Il regista racconta anche come, parallelamente al successo in Italia, la Carrà abbia conquistato i cuori dei fan ispanici, diventando una superstar in Spagna e in America Latina. Il suo stile sfacciato e la personalità carismatica la resero un’ambasciatrice indiscussa della musica italiana. L’adattamento delle sue opere in spagnolo e in altre lingue in seguito ampliò definitivamente la sua portata internazionale, contribuendo a consolidare il suo status di icona globale. Raffaella Carrà, oltre a essere una figura di potere e ambasciatrice del pop italiano nel mondo, rappresenta una azdora romagnola, un punto di raccordo tra la tradizione matriarcale e il femminismo. Il documentario evidenzia il suo ruolo di grande madre di una comunità che si sentiva fuori posto in una società ostile, mostrando la sua capacità di risolvere i problemi attraverso programmi come “Pronto Raffaella?”.

Una vera icona

La Carrà è stata molto più di una cantante e ballerina di successo. La sua carriera eclettica, il suo impatto positivo sulla liberazione sessuale e la sua popolarità internazionale, l'hanno resa un’icona nell’industria dell’intrattenimento. La sua eredità persiste, ispirando generazioni successive e celebrando l'amore, la diversità e la gioia di vivere. Il mistero della sua decisione di escludere tutti dal funerale rimane irrisolto, ma il documentario offre uno sguardo approfondito sulla sua vita e sulle sfumature della sua personalità.l

*Studentessa del liceo
Moro