Sanremo 2024, le pagelle della terza serata: Massini-Jannacci spettacolari, brava Mannino, caro Ama... ora basta
Un duetto da brividi e la sana auto-ironia della comica siciliana: e che bravi quei ragazzi toscani
Perseverare è diabolico
L’ineffabile Amadeus, stretto in una carta da parati (pardon, giacca) improbabile, ha voluto subito regolare i conti: questa è casa mia, e qui comando io. Infastidito dalle polemiche sulla comparsata di John Travolta, leggenda del cinema mondiale obbligato al sottoscala morale di un “ballo del Qua Qua”, ha chiuso l’argomento con parole gelide come un’alba in Lapponia: «Se n’è parlato anche troppo, pensiamo all’esempio di Allevi». Giusto, Allevi è stato un gigante, ma la figuraccia del bravo conduttore e del suo sodale Fiorello è stata una Waterloo. Invece delle scuse, sono arrivate altre stilettate, altre reazioni stizzite. Questa è casa mia: in realtà sarebbe dei dieci milioni che pagano il canone. Voto 4 (e stiamo larghi).
La Vispa Teresa
Oh, l’autoironia vive e lotta ancora con noi. L’intelligente leggerezza, la dissacrazione della liturgia festivaliera. Un sorso di acqua fresca. Magari anche eccessiva, Teresa Mannino: un moto perpetuo che travolge anche il conduttore, pallina impazzita sul palco dei palchi. La gag della scala che ha terrorizzato legioni di cantanti e ospiti, il vestito che svolazza, l’umorismo anglo-siciliano, Insomma, ancora una volta la co-conduttrice piace di più del titolare. Voto 7,5.
Ramazzotti per digerire
Ha valicato bene i sessanta il ragazzo di periferia, molti ci farebbero la firma. 40 anni fa, un po’ coatto e un po’ orso, entrò a gamba tesa nell’arena della musica leggera italiana. Eros Ramazzotti è il digestivo dopo un inizio di serata non proprio memorabile dal punto di vista musicale. “Terra promessa” è una vecchia coperta di Linus, ma ci tiene sempre al caldo. Anche Massimo Giletti tiene il tempo, ed è tutto dire. E il riferimento alla Terra Promessa negata ai bambini nelle zone di guerra non era scontato. Voto 7.
Rose Villain
Voce piena, rotonda, particolare. E una presenza che si nota, grazia e fascino. Con i capelli diversi dal verde andrebbe ancora meglio. Voto 6,5 (cambi colore).
L’uomo nel lampo
Chi ha disquisito tutto il giorno sul ballo del Qua Qua e sui vocalizzi della Bertè si fermi qui: ci sono Paolo Jannacci, il clone di suo padre, stesse smorfie, stessi tic, e lo scrittore, drammaturgo e cantastorie Stefano Massini. Nel silenzio assoluto raccontano di un morto sul lavoro, uscito da casa, che non tornerà mai più da suo figlio. Raccontano dei diritti, parola che diamo per scontata, sbagliando. Bravissimi loro, quasi troppo, commoventi. Le cose vere, che emendano lo tsunami di futilità. Voto 9.
Punk si nasce
Da una frazione di Empoli alla gloria. I Bunker 44 semplicemente si divertono: urlano, saltano, fanno luccicare l’accento toscano senza remore. Il loro Governo Punk sarebbe lo spirito giusto: divertirsi, in una gara in cui si gioca troppo spesso a fare i poeti maledetti. Voto 7.
Alessandra Amoroso
Timbro di gola, difficilissimo da reggere, ricorda in qualcosa Anastasia, con le dovute proporzioni. Brava comunque, anche a gestire un abito difficile e tacchi vertiginosi: se è riuscita a scendere quelle scale, di cosa potrà avere paura? Voto 6,5 (per le scale, ma anche per il timbro).