Gazzetta di Reggio

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«Al Polo Giovanile Insieme Si Può si riscopre il senso di comunità»

Carol Azzolino*
«Al Polo Giovanile Insieme Si Può si riscopre il senso di comunità»

L’educatrice De Rossi racconta l’anima di questa realtà

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Reggio Emilia Quando si parla di giovani spesso si generalizza, invece i ragazzi non sono tutti uguali, non hanno tutti le stesse caratteristiche, passioni, obiettivi, credenze, radici culturali, ma hanno tante abilità differenti da scoprire e mettere in campo per aiutare il territorio e la comunità».

È questo il messaggio che ci ha affidato Sara De Rossi (nella foto), l’educatrice di Arca in Movimento che, insieme a un gruppo di ragazzi, nel 2020, in pieno periodo Covid, ha dato vita al Polo Giovanile Insieme Si Può.

Le abbiamo chiesto di parlarci di questa realtà.

Come è nata la denominazione?

«Il nome polo è stato scelto in comparazione con il polo scolastico: a scuola ci si incontra per studiare e crescere intellettualmente, da noi lo si fa per sviluppare ulteriori capacità. Nella vita dei ragazzi non ci può essere solo la scuola o lo sport, dal momento che non tutti sono portati, o la parrocchia, dato che non tutti sono religiosi, ma ci deve essere qualcos’altro che permetta loro di scoprire più lati della propria personalità ed esprimere le proprie potenzialità. Determinate abilità saltano fuori solo se le scopri e le alleni insieme agli altri».

Quando e come è nato il progetto?

«L’idea è nata sin dal 2018 quando i ragazzi del nostro campo estivo decisero di continuare a incontrarsi non solo durante le vacanze ma anche nel resto dell’anno. Inoltre i campi estivi accolgono i giovani solo fino a una certa età, invece il Polo è frequentato da ragazzi dai 14 ai 19 anni».

Quali attività portate avanti?

«Dal 2020 ci si incontra 3 o anche 4 volte al mese e vengono proposti momenti di socializzazione e dialogo, laboratori (fumetto, teatro, fotografia, realizzazione di murales, gite) e, soprattutto, attività di servizio e impegno sociale, in collaborazione con tante realtà del territorio, portando avanti molte piccole-grandi imprese di cui i partecipanti vanno orgogliosi. Fra le attività di servizio avviate vi è la creazione di una biblioteca di quartiere e la sua gestione quotidiana, oltre a uno spazio studio a San Bartolomeo che collabora con Sanba e la parrocchia. Poi c’è la cura del parco degli Olmi e delle Ginestre, in collaborazione con il centro sociale Biasola e Insieme per Rivalta. Si condividono anche pomeriggi con gli anziani insieme al Filos di Auser, con cui si va a visitare gli ospiti di Villa Le Mimose. Abbiamo attivato anche collaborazioni estive con il Granello di Senape e l’Arca In Movimento per attività di doposcuola, campi estivi, preparazione di pacchi alimentari e cura del magazzino. Ma non finisce qui».

Cos’altro?

«Promuoviamo attività di servizio al Rifugio Rocky di San Bartolomeo, di animazione di feste ed eventi, mercati contadini attraverso l’allestimento di un Wooden Park con giochi prodotti dai ragazzi e tante altre opportunità di socializzazione e aiuto. Le attività sono davvero molteplici e vengono proposte, ideate e programmate assieme ai ragazzi in base alle loro preferenze e disponibilità».

Ci sono dei costi per partecipare? Come si finanzia il Polo?

«Per l’iscrizione è prevista solo una tessera soci di 15 euro per i ragazzi e per un genitore, per il resto gli incontri sono tutti gratuiti o, al più, sono richiesti piccoli contributi per le gite. Spesso però partecipano anche giovani non tesserati per provare le attività del gruppo e conoscerlo. Il Polo si sostiene con la partecipazione a bandi pubblici e privati e, soprattutto, grazie alla passione degli educatori, che svolgono tante attività in forma volontaria».l

*Studentessa del liceo artistico Chierici