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Disturbi alimentari in Emilia Romagna, ferita aperta Nel post-Covid moltiplicati i casi

Stefano Luppi
Disturbi alimentari in Emilia Romagna, ferita aperta Nel post-Covid moltiplicati i casi

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BOLOGNA Tra gli oltre 2mila pazienti, quasi sempre donne, cui in Emilia Romagna nel 2021 sono stati riscontrati disturbi alimentari ben il 38,01% era affetto da anoressia nervosa mentre la bulimia ha interessato il 26,5% dei casi. Il grave problema di salute fisica e mentale non affligge ovviamente solo il nostro territorio, ma il governo taglia al momento i fondi per combattere tali disturbi e così venerdì 19 in 23 città italiane tra cui Bologna (piazza Scaravilli), Modena (piazzetta Torre), Rimini (piazza Tre Martiri) sono attese proteste promosse da “Chiedimi Come Sto” (Udu e Rete degli Studenti Medi), Fondazione Fiocchetto Lilla, Animenta DCA, Maruska Albertazzi e Silvia Persico.

«Quando abbiamo visto che potevano mancare i finanziamenti per le Regioni del Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione - spiega Alessio Saponaro, responsabile area salute mentale della Regione Emilia Romagna - lo sconforto degli operatori è stato tanto. Da anni, infatti, in Emilia Romagna lavoriamo con le Aziende sanitarie locali per la definizione degli obiettivi e formare professionisti che permettano di agire in sinergia tra le varie specializzazioni, psicologi, psichiatri, dietologi, infermieri, educatori su un tema importantissimo. Con i disturbi alimentari non si scherza, sono la seconda causa di morte per i giovani, dopo gli incidenti stradali. Di recente abbiamo visitato un reparto ospedaliero con questi ricoverati, spesso ragazze: alcune con gravi problemi di salute, in stanze che comunque sono sempre molto colorate, piene di pupazzi. Pensi che questi professionisti sanitari a volte accompagnano anche fuori dall’ospedale chi torna alla vita normale, vanno a correre con le ex pazienti a esempio. Non dobbiamo disperdere tutto ciò».

Mentre continuano ad infuriare le polemiche sul mancato rifinanziamento di questo Fondo - anche se nelle ultime ore si parla di un possibile emendamento, voluto dal ministro della Salute Orazio Schillaci, da inserire nel decreto Milleproroghe in discussione alla Camera - che è stato istituito di recente, il 30 dicembre 2021 e finanziato con 25 milioni di euro in due anni di cui 1,8 milioni vanno all’Emilia-Romagna (15 milioni nel ’22 e 10 nel ’23), la commissione Sanità del Senato si appresta a lavorare a un disegno di legge sulla materia della maggioranza governativa.

Lo specializzato Quotidiano Sanità, riportando notizia del disegno di legge a prima firma Alberto Balboni (FdI), ieri ricordava i numeri nazionali di quella che è una vera e propria emergenza: sono oggi 3 milioni in Italia i soggetti affetti da disturbi alimentari, circa il 5% dell’intera popolazione italiana, di cui il 96,4% sono donne. Ogni anno i disturbi alimentari provocano la morte di 4mila e dopo la pandemia da Covid si è registrato un aumento del 40% dei casi. Anche i numeri dell’Emilia Romagna sono molto preoccupanti. Nel territorio regionale nel 2021 sono stati 2.008 i pazienti presi in carico per disturbi del comportamento alimentare, suddivisi tra i Centri di salute mentale (1.379) e Neuropsichiatrie dell’infanzia e dell’adolescenza (629) con un aumento pari al 27,5% rispetto ai 1.575 pazienti del 2020.

Alcune situazioni, come ricordava Saponaro, diventano così gravi tanto da richiedere il ricovero ospedaliero, avvenuto per 856 persone di cui l’81,9% donne. La Regione fornisce altri dati. Il 91,7% - 1.264 persone - tra gli assistiti nei centri di salute mentale sono donne mentre i maschi sono 115 e la prevalenza del genere femminile si vede anche negli altri servizi, dove sono 587 degli assistiti, pari al 93,3%. Per quanto riguarda le fasce d’età dei pazienti, oltre due terzi degli assistiti (1.396, il 69,5%) si concentra tra i 12 e i 30 anni, con un incremento del 51,9% complessivo e del 124,4% tra i minori, rispetto a cinque anni fa.

E la pandemia da Covid, ricordano i medici, ha peggiorato notevolmente le cose retrocedendo l’età dei primi sintomi di bulimia e anoressia. «I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione - prosegue il dottor Saponaro - rappresentano un gruppo di condizioni caratterizzate da marcata compromissione medica e psicopatologica, con un diretto impatto sullo sviluppo delle persone affette e dei loro familiari. Sono disturbi psichiatrici con risvolti nutrizionali e metabolici di complessa analisi che possono mettere a rischio la vita di chi ne è affetto e perciò ormai da un quindicennio in Emilia Romagna lavoriamo per superare, formando il personale in collaborazione con le Aziende sanitarie locali a cui diamo obiettivi, sempre di più la frammentarietà dell’intervento. Operiamo dunque con un approccio basato su una rete multidisciplinare integrata di servizi sanitari, a partire dal livello ambulatoriale».

Sul tema ha tuonato anche l’assessore regionale alla salute, Raffaele Donini che ha risposto ieri a un question time a seguito di una interrogazione di Giulia Pigoni (Italia Viva) all’Assemblea regionale: «Non lasceremo soli quanti soffrono di un disturbo alimentare e chiediamo al governo di fare altrettanto. Nonostante i tagli inseriti nella legge di bilancio, la Regione si impegna a garantire la cura di queste persone e così la nostra rete di assistenza e cura non subirà riduzioni, resta tuttavia un serio problema che proporrò di affrontare in Commissione nazionale salute della Conferenza Stato-Regioni. Abbiamo sul nostro territorio il 18% delle strutture pubbliche nazionali per la cura dei disturbi alimentari (il 33% delle strutture è in nord Italia), non possiamo accettare che si disperda questo patrimonio».

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