«Tri in na scrana» quando il dialetto diventa un’idea regalo
Grande successo per il progetto della chef Marta Scalabrini e della giornalista Agnese Spinelli: le loro serigrafie esaltano la reggianità
Reggio Emilia Si chiama “Tri in na scrana” ed è la grande novità dicembrina nel cuore di Reggio Emilia, precisamente in piazza Fontanesi.
È partito tutto per gioco, quando Marta Scalabrini, chef ex proprietaria di Marta in Cucina, e Agnese Spinelli giornalista freelance hanno unito le proprie competenze per realizzare prodotti tipici della reggianità.
Non si tratta di meri prodotti culinari, ma poco ci manca: i mitici cappelletti o tortelli sono infatti rappresentati in serigrafie, così come il significato di espressioni dialettali.
Insomma, una vera e propria esaltazione della nostra tradizione che si è rivelata vincente da un punto di vista del business.
«Si tratta di un’iniziativa nata casualmente – dichiarano Marta e Agnese – abbiamo professioni diverse ma ci siamo parlate e abbiamo deciso di intraprendere questa sfida. Abbiamo affittato lo spazio di Aguzzoli Arredamenti, che ringraziamo, e ci siamo dati un nome che sta a rappresentare il poco spazio nel nostro negozio, veramente piccolo ma comunque accogliente. Abbiamo aperto l’8 dicembre e domenica 24 dicembre sarà l’ultimo giorno».
Il loro successo è stato strepitoso: tantissimi curiosi si sono rivolti a loro per i pensierini natalizi, e altri verranno in queste ultime 48 ore nella corsa all’ultimo pacco da confezionare.
«Abbiamo serigrafie che rappresentano la preparazione della pasta sfoglia, ma abbiamo voluto inserire anche i “brutti”, ovvero quelli che non superano il controllo qualità e solitamente non finirebbero nelle tavole – proseguono in coro – inoltre stanno andando a ruba le nostre “operette illustrate”: si tratta, in sostanza di recuperare espressioni dialettali di uso comune con spiegazione annessa».
Espressioni del tipo “ciaper na ciaveda” piuttosto che “meter al porch a l’ora” trovano ora una spiegazione, spesso riscontrabile nella nostra tradizione contadina, come la stessa parola “biolca”.
«Siamo pronte per questi ultimi due giorni ma abbiamo praticamente esaurito le scorte – affermano le titolari – Non abbiamo intenzione di tenere aperto a oltranza, ma sicuramente ci siamo divertite e lo terremo presente per il futuro. Ci ha fatto particolarmente piacere vedere ragazzi di altre città entrare guidati da colleghi reggiani intenzionati a spiegare loro la storia di Reggio; viceversa, studenti o lavoratori fuorisede ci hanno raggiunto per avere un qualcosa che ricordasse loro il rapporto con la loro città d’origine. Questo interscambio – concludono Marta Scalabrini e Agnese Spinelli – ci piace molto».l