«Io a 4 anni sotto le bombe in Sri Lanka ora soffro per i civili di Gaza»
La testimonianza di una studentessa Tamil scappata dal suo Paese «Le immagini della guerra Isreale-Palestina fanno riaffiorare i ricordi»
Reggio Emilia «Arriva un missile! Tutti nei tunnel sotto terra!». Erano queste le frasi che le persone urlavano appena sentivano il rumore di quell’arma terrificante. Non vi era altra via. O scappavi o la tua vita finiva lì, sotto le macerie. Una lotta continua contro il tempo: non sapevi mai se quello era il tuo ultimo giorno.
In un secondo la vita dei tuoi cari poteva essere distrutta, esattamente davanti ai tuoi occhi, non vi era via d’uscita.
Avevo quattro anni e, appena sentivo il rumore di un aereo, scappavo tra le braccia di mia mamma per paura di perdere tutto. Era una sofferenza ogni giorno. Correva l’anno 2008 e in Sri Lanka era in corso la guerra civile. Cingalesi contro Tamil. Chi siamo noi Tamil? Semplicemente un popolo che si è ribellato contro le ingiustizie e le oppressioni del governo cingalese. Nonostante tale isola dal 1948 commemori l’indipendenza dal dominio britannico, nei fatti quell’anno segna l’inizio di una lunga oppressione sistematica, che continua ancora oggi, da parte dei cingalesi verso il popolo Tamil, privato di cittadinanza e diritto di voto (esclusero i Tamil così da ottenere un numero maggiore di preferenze, attuando una politica estremamente razzista e discriminatoria). Vennero accentuate le differenze tra le due etnie professando la superiorità di una rispetto all’altra, portando a definire i Tamil come usurpatori di una terra che non è loro.
Inoltre il cingalese venne riconosciuto come unica lingua ufficiale dello Sri Lanka, relegando di conseguenza gli Eelam Tamil ad una posizione di inferiorità. Le tensioni tra Cingalesi e Tamil aumentarono causando una guerra civile: bombardamenti (anche di ospedali dove risiedevano i civili feriti) e massacri. Fu un genocidio da 100 mila vittime mentre 60 mila persone furono dichiarate scomparse tant’è che, secondo un report delle Nazioni Unite, lo Sri Lanka è al secondo posto per il numero di casi di persone scomparse. L’unico modo per evitare un bombardamento era spostarsi da zona in zona, stabilendosi in accampamenti con scarse condizioni igieniche e niente acqua né cibo. La sola soluzione per trovare pace era andare oltre i confini. Fu così che avvenne la diaspora dei Tamil.
Proprio per questo motivo, osservando le immagini della guerra Israele-Palestina, subito mi vengono in mente quei terribili ricordi. Entrambi i popoli rivendicano il diritto di una terra che considerano loro per motivi sia storici che religiosi, parallelamente a quanto avviene in Sri Lanka.
A scatenare l’ira del popolo Tamil fu la visita da parte di Mahinda Rajapaksa, ex presidente dello Sri Lanka, all’ambasciata palestinese nella città di Colombo, affermando che «la guerra non è mai una soluzione». Ma lui stesso è stato accusato di aver commesso il genocidio e il massacro dei Tamil. Significative risultano le proteste avvenute nella capitale dello Sri Lanka, denunciando l’assalto di Israele a Gaza ed esprimendo solidarietà ai palestinesi.
I manifestanti gridavano slogan come «Era il Mullivaikkal allora, ora è Palestina!», tenendo cartelli con scritto “Terroristi israeliani, smettetela di uccidere il popolo palestinese!” o “Fermate gli attacchi a Gaza! Smettetela di uccidere civili!” oppure ancora “Date accesso immediato a cibo, acqua, vestiti, elettricità e medicine al popolo di Gaza!”.
La guerra non è mai la soluzione, poiché a rimetterci sono i civili indifesi.
*Studentessa del liceo Moro