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Il caso

Stop ai sacramenti che usano l’ayahuasca per la Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale di Vezzano: “E’ una sostanza stupefacente”

Stop ai sacramenti che usano l’ayahuasca per la Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale di Vezzano: “E’ una sostanza stupefacente”

Il Consiglio di Stato boccia la richiesta avanzata dal reggiano Walter Menozzi. Per i seguaci di quella fede è una “bevanda sacramentale Santo Daime”, che rappresenta «una manifestazione del sangue di nostro Signore Gesù Cristo»

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Vezzano Lo aveva già stabilito la sentenza del Tar del Lazio il 7 aprile scorso, e ora lo ribadisce il Consiglio di Stato: l’ayahuasca è una sostanza stupefacente e psicotropa, così come stabilito il ministero della Salute il 23 febbraio del 2022 dopo gli approfondimenti dell’Istituto e del Consiglio superiore di sanità. Dunque, è vietata.

A opporsi a questa classificazione era stata la Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale (Iceflu Italia), che ha sede in via Campo Bignano a Vezzano ed è guidata da Walter Menozzi.

Questo perché l’ayahuasca è considerata la “bevanda sacramentale Santo Daime”. Per gli aderenti a questa fede, è «una manifestazione del sangue di nostro Signore Gesù Cristo, la cui assunzione rituale, equivalente al sacramento della comunione nella Chiesa cattolica», è imprescindibile all’interno delle funzioni religiose.

Si tratta di un decotto prodotto con due piante (liana Banisteriopsis caapi e le foglie dell’arbusto Psycotria viridis) e che deriva dalla tradizione indigena plurisecolare di alcune tribù del bacino della foresta amazzonica. Secondo il ricorrente Walter Menozzi, il decotto rispetta tutte le prescrizioni del governo brasiliano, e da circa 50 anni l’ayahuasca è studiata a livello scientifico.

Sostiene che «in oltre 5mila assunzioni registrate in 32 anni di attività in Italia, non si sia mai registrato un solo singolo caso di problema di salute o di ordine pubblico». Insomma, Menozzi sostiene l’uso controllato nel contesto religioso. «Addirittura – si legge nel dispositivo della Consiglio di Stato – può favorire miglioramenti nel benessere generale delle persone che frequentano queste cerimonie».

Osservazioni, però, che non sono bastate a riformare la sentenza del Tar.

Per il Consiglio di Stato, infatti, il ricorso è infondato. Non va annullato dunque il decreto del ministero della Salute. Il punto decisivo del pronunciamento si condensa sulle nuove acquisizioni scientifiche sull’ayahuasca per gli effetti che può avere sul sistema nervoso centrale nel determinare dipendenza fisica o psichica o possa provocare allucinazioni o gravi distorsioni sensoriali. Per il Consiglio di Stato, così come già per il Tar, sono fondate le determinazioni desunte dall’Iss e del Consiglio superiore di sanità.

Irrilevanti, inoltre, anche i profili di incostituzionalità richiamati nell’ambito religioso del “Santo Daime”.

«Il diritto di professare la propria religione» scrive il Consiglio di Stato, si deve «confrontare e bilanciare con le prioritarie esigenze di tutela dell’ordine pubblico e con il diritto alla salute» conclude il collegio. 

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