«Saman raccontava che per i suoi uccidere qualcuno non era niente»
Il fidanzato Saqib testimone in aula ieri «Decidemmo insieme il ritorno a Novellara»
Novellara Rispetto a due anni fa ha imparato l’italiano (tanto da non avere quasi bisogno dell’interprete), ma come allora non ha avuto esitazioni nel raccontare di Saman, di quella storia d’amore sbocciata su Tik Tok e che ha affrontato ogni avversità, fino all’ultimo giorno in cui ha sentito la 18enne, poi uccisa e sepolta in una fossa a Novellara. Un delitto compiuto l’1 maggio 2021, per il quale sono alla sbarra i genitori, lo zio e due cugini della giovane. Saqib Ayub, il ragazzo pakistano che Saman voleva sposare mentre invece era destinata a un matrimonio forzato, ieri è stato sentito lungamente come teste davanti alla Corte d’Assise. Ma dopo essere stato tanto sotto i riflettori nei mesi in cui della ragazza non si trovavano tracce, ora ha deciso di sottrarsi alle telecamere. «Saqib ha la sua storia, la realtà che ha vissuto e chi dice la verità non ha paura di niente. Noi stiamo cercando di tutelare il suo tentativo di futuro. Averlo accompagnato in questa lunga via del ricordo di Saman mi ha emozionata. Una brutta storia intervallata da sprazzi di luce, come quelli del sorriso di Saman. Siamo stanchi entrambi, ma consapevoli di aver contribuito alla verità. Un giorno per me indimenticabile» ha detto alla fine della giornata l’avvocatessa Barbara Iannuccelli, che rappresenta il giovane parte civile a processo.
Iniziata alle 14.30, la sua audizione è andata avanti sino a tarda sera. Intervallata solo dalla valutazione che la Corte stessa ha fatto della richiesta giunta dall’avvocato Luigi Scarcella (difesa del cugino Nomanulhaq Nomanulhaq) relativa all’indagine per calunnia che avrebbe dovuto riguardare il giovane per le dichiarazioni rese già in incidente probatorio (accuse a carabinieri e polizia) e che avrebbe potuto inficiare la sua testimonianza. Ma non solo la pm Laura Galli ha detto che non è mai stato indagato, poi la presidente della Corte Cristina Beretti ha rigettato.
Le difese hanno puntato il dito sulla decisione – che le costerà la vita – di Saman di tornare a Novellara, nell’aprile del 2021 dopo la fuga dalla comunità e nove giorni trascorsi con il fidanzato a Sacrofano (Roma), dove il ragazzo lavorava. «Di chi è stata la decisione di tornare a casa?» ha chiesto l’avvocatessa Mariagrazia Petrelli, che difende il cugino Ikram Ijaz. «È stata una decisione che abbiamo preso insieme perché non c’era altro molto per avere i documenti». Come il passaporto, necessario per sposarsi. «Di farlo, lo abbiamo deciso in quei giorni» ha detto. La loro relazione è stata ripercorsa anche attraverso il mezzo che più di tutti ha caratterizzato i loro contatti: le chat. Anche evidenziando alcuni screzi tra loro. «Tu sei andata con la mia volontà e uscirai di casa con la mia volontà» le ha scritto lui in quei giorni in cui lei era a Novellara. Davanti a Shabbar, seduto a pochi metri, Saqib ha ribadito che la fidanzata le aveva raccontato che i suoi famigliari erano pericolosi. «Se uccidono le persone per loro è uguale, non cambia niente», ha riferito che le avrebbe detto la giovane. «Ha detto che avevano già ammazzato, sia in Pakistan che in Italia», dove ha detto il padre sarebbe stato mandante di un omicidio.
L’avvocato Liborio Cataliotti (che difende lo zio Danish Hasnain) gli ha chiesto delle minacce ricevute. «Shabbar mi ha mandato messaggi tante volte; con il profilo Instagram di Nazia mi hanno chiamato: penso sia stato Danish» ha riferito. La pm Galli gli ha mostrato anche il video che il fratello gli aveva mandato dal Pakistan, quando Shabbar andò dai suoi genitori. «Dissero loro che dovevano dirmi di lasciare Saman, se non lo avessi fatto avrebbero ucciso tutti» ha raccontato. Chi c’era? «Shabbar e due fratelli di Nazia». Quell’episodio è stato formalmente denunciato nel febbraio del 2021. E dei suoi ultimi giorni di vita: «Saman era preoccupata, la trattavano male».l