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L’editoriale

Un giornale che sia protagonista

Cristiano Meoni
Un giornale che sia protagonista

Il saluto del nuovo direttore della Gazzetta di Reggio, alla guida anche degli altri due giornali emiliani del Gruppo Sae, Gazzetta di Modena e La Nuova Ferrara

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Reggio EmiliaQuesto mio primo articolo si presenta con la prima persona singolare ma ne annuncia la morte subitanea. D'ora in poi la prima persona singolare è abolita, userò la prima persona plurale.

Nel "noi" c'è la chiave di tutto. Noi giornalisti della Gazzetta di Modena, della Gazzetta di Reggio e de La Nuova Ferrara. Noi comunità. Di uomini e di donne, di aziende, di lavoratori, di amministratori locali, di volontari. In questa parola, "noi", c'è il senso autentico di un territorio che si è affermato grazie alla collaborazione fra più soggetti, la sua ragion d'essere e di esistere. Senza il "noi" niente esiste.

L'uomo solo al comando è la più grande fregatura della Storia. Neppure Berlusconi sarebbe arrivato a monopolizzare l'attenzione generale per quarant'anni se non avesse scosso, motivato, ammaliato, mobilitato i suoi collaboratori. Dietro un leader, in un contesto democratico, c'è sempre un gruppo che ha sposato i suoi obiettivi.

Noi abbiamo l'ambizione di recitare un ruolo nelle nostre comunità. Chi vi scrive, assumendo l'incarico di direttore della Gazzetta di Modena, insieme a quello della Gazzetta di Reggio e de La Nuova Ferrara, crede fermamente che un giornale locale o è l'espressione compiuta della comunità in cui è immerso, in tutte le sue sfaccettature, senza veti o pregiudizi, o non è. O un giornale è "identità, comunità e territorio", o è condannato a sparire nel mare magnum dell'informazione à la carte che non distingue tra realtà e pseudo-realtà.

"Identità" perché non siamo arrivati qui per caso, veniamo da una storia che ci colloca convintamente nel solco dei valori costituzionali e antifascisti e in questa traccia resteremo.

"Comunità" perché siamo un tutt'uno, dalla bottega artigiana alla multinazionale campione dell'export: i nostri figli frequentano le stesse scuole, calpestano gli stessi marciapiedi, subiscono le stesse calamità naturali, provano le stesse emozioni quando accade qualcosa di grande.

"Territorio" perché è la terra che ci unisce, è la lingua che ci accomuna, e solo noi possiamo riconoscere un timbro dialettale, una sfumatura tra un paese e l'altro.

Tre giornali orgogliosamente locali, ma aperti al mondo e all'innovazione. Il digitale è l'unica piattaforma che può garantire nel medio-lungo periodo una prospettiva all'informazione, che è indebolita nei suoi canali tradizionali dall'affermarsi di nuove modalità di fruizione. Attraverso il telefono vogliamo raggiungere tutti, e ovunque.

Andremo a snidare il "futuro" dove sta di casa: nella scuola, dove si formano le nuove generazioni, ma anche nei temi che pervadono la nostra quotidianità.

La sostenibilità ambientale e sociale è il tema centrale di una società più giusta. Il concetto chiave dei prossimi anni sarà "restituzione": della ricchezza, del successo, dei risultati conseguiti a vantaggio dei meno fortunati o della collettività. Ancora una volta il "noi" che marchia le nostre giornate.

Conosco una grande azienda che finanzia un "Ambulatorio solidale" dando assistenza medica a 250 derelitti che non possono permettersi niente. Vi operano, con una passione che commuove, decine di medici e infermieri in pensione. Quante altre iniziative virtuose come questa faticano a farsi conoscere e invece meriterebbero di essere raccontate e sostenute?

Un giornale che non si limiti a "riferire" ma "promuova" la crescita civile e sociale. In due parole, un giornale protagonista: ecco quello che proveremo a fare, per essere attori dei nostri territori, anche scomodi, ma a fin di bene. Come scriveva un grande direttore, Indro Montanelli: «Combattete tutte le battaglie in cui credete, magari le perderete ma ne vincerete una: quella che si ingaggia ogni mattina davanti allo specchio».

Contravvengo alla premessa iniziale di non usare la prima persona singolare per ringraziare l'editore, per la fiducia che mi ha manifestato, e Luciano Tancredi, che mi ha preceduto nel ruolo di direttore delle tre testate: ha dato una nuova veste ai nostri giornali introducendo l'inserto Italiamondo e dando spazio alle notizie regionali e ai primi piani, in modo che i quotidiani mantenessero la propria impronta ma aprendosi di più a ciò che è fuori dal proprio territorio.

Il giusto mix tra globale e locale: tre giornali con i piedi orgogliosamente piantati qui, ma con la testa nel mondo. In fondo, è proprio questa la natura profonda degli emiliani.