Giorno e notte a guardia del sepolcro di Saman
Il presidio dei carabinieri anche durante la festività sull'area delle indagini
Novellara Dal 18 novembre – giorno in cui è stato ritrovato il cadavere di Saman Abbas nel rudere di Strada Reatino al civico 36 – una pattuglia dei carabinieri monitora costantemente, 24 ore al giorno, sette giorni su sette, il casolare abbandonato situato dietro all’azienda agricola e al casolare dove lavoravano e vivevano i famigliari, ritenuti dagli inquirenti mandanti ed esecutori del complotto omicida architettato dopo il rifiuto della ragazza di sottostare a un matrimonio combinato in patria organizzato per lei dalla famiglia, che la voleva dare in sposa a un cugino.
Da quel giorno, una pattuglia dei carabinieri, con luci blu fisse sul tettuccio dell’auto e fari anabbaglianti sempre accesi, vigila costantemente il luogo che ha rappresentato il sepolcro di Saman per 17 mesi.
Non importa se fa freddo, c’è nebbia, piove, se è giorno o notte: loro sono sempre lì. Il motivo del presidio è tenere controllato un luogo dove è stato perpetrato un atto criminale e dove potrebbero esserci altre evidenze, nel caso fossero necessari ulteriori approfondimenti, dopo l’esumazione del corpo di Saman avvenuta il 28 novembre.
Rimane, quindi, una priorità preservare eventuali prove, senza contaminazioni di alcun tipo.
Un secondo motivo è di tenere alla lontana curiosi, per una questione di dignità e rispetto verso la 18enne, visto che la fossa dove fu gettato il suo cadavere non è stata ancora riempita, sempre per cautelarsi nel caso di ulteriori accertamenti.
Tale servizio di vigilanza, coordinato dal comando provinciale di Reggio Emilia, è svolto in via prioritaria dalla compagnia di Guastalla, col coinvolgimento della stazione di Novellara. A supporto intervengono anche il battaglione Emilia-Romagna e le compagnie di Reggio Emilia e Castelnovo Monti.
Ora sono “angeli custodi” di quello che fu il sepolcro di Saman, ma i carabinieri del Nucleo investigativo di Reggio Emilia e della compagnia di Guastalla, coordinati dalla procura reggiana, hanno avuto un ruolo cruciale nell’evoluzione complessiva di tutta la vicenda della 18enne assassinata: da maggio a luglio 2021 hanno svolto le ricerche sul campo per trovare il suo corpo, con squadre a piedi, unità cinofile, droni, elicotteri.
Ricerche andate di pari passo con accertamenti e indagini tutt’ora in corso che hanno permesso di mettere assieme un quadro indiziario predominante: alla luce dei fatti emersi negli ultimi 17 mesi, il processo che inizierà il 10 febbraio stabilirà se sia corretta l’ipotesi accusatoria degli inquirenti secondo cui la ragazza sarebbe stata uccisa dai suoi parenti. Clan che avrebbe poi occultato il cadavere nella fossa scavata nel rudere pericolante di Strada Reatino, a pochi passi dalle serre dove lavoravano quotidianamente.
Grazie al lavoro investigativo dell’Arma, cui ha fatto seguito il mandato di cattura internazionale richiesto dalla procura reggiana, quattro dei cinque imputati fuggiti all’estero sono stati arrestati.
Lo zio Danish Hasnain (ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio) e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (sarebbero i fiancheggiatori) si trovano in carcere a Reggio Emilia, dopo essere stati consegnati ai carabinieri dalle autorità francesi e spagnole che li avevano arrestati durante la loro latitanza all’estero.
Rimane ancora qualche speranza di poter avere, all’inizio del processo fissato il 10 febbraio 2023, anche Shabbar Abbas, padre di Saman, che è stato arrestato in Pakistan a seguito del mandato di cattura internazionale. L’udienza per decidere sulla sua estradizione è fissata dal tribunale di Islamabad per il 10 gennaio 2023.
I carabinieri reggiani del nucleo investigativo sono pronti a partire per il Pakistan non appena dovesse arrivare l’autorizzazione all’estradizione.
L’unica latitante rimane Nazia Shaheen, la madre di Saman, pure lei considerata una mandante dell’assassinio della figlia.
Nel frattempo sono cambiati molti dei quadri dell’Arma reggiana, a seguito di avvicendamenti che avvengono regolarmente nel corpo dei carabinieri: durante le ricerche da marzo a luglio 2021, il comandante della stazione di Novellara era Pasqualino Lufrano, poi sostituito, da febbraio 2022, da Raffaele Lisbino. Cambio al vertice anche alla Compagnia di Guastalla, con il capitano Roberto Iandiorio che è subentrato, da ottobre 2022, al colonnello Luigi Regni, andato in pensione per raggiunti limiti di età.
Regni e Lufrano erano spesso sul campo per le ricerche nell’estate del 2021, coordinate dal comando provinciale guidato all’epoca dal colonnello Cristiano Desideri, che a settembre 2021 è stato trasferito a Firenze per essere sostituito dal parigrado Andrea Milani. «Me ne vado – affermò Desideri nel congedarsi dal comando reggiano – con un rammarico: non aver trovato il corpo di Saman». Un avvicendamento c’è stato anche al Reparto operativo dei carabinieri di Reggio Emilia che ha avuto un ruolo determinante nel giallo di Saman: il tenente colonnello Aniello Mautone, 53 anni, da luglio 2022 ha preso il posto del parigrado Stefano Bove, trasferito a Bruxelles. «Saman è stata ritrovata, potrà ricevere degna sepoltura. Una consolazione, nel quadro di una vicenda molto triste» ha detto Mautone venerdì scorso nell’illustrare il bilancio dell’attività svolta dai militari reggiani. l
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