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Accessi record e lunghe attese: il soccorso è poco “pronto”

Alice Benatti
Accessi record e lunghe attese: il soccorso è poco “pronto”

La conferma: «Oggi un codice bianco dovrà aspettare oltre le 6 ore, pazientare»

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Reggio Emilia Non c’è pace per i pronto soccorso della provincia alle prese con carenza di personale, violenze (soprattutto verbali) quotidiane o ora accessi record che allungano i tempi di attesa in particolare per i codici bianchi. Le 6 ore di attesa che si era abituati ad aspettare, non sempre pazientemente, prima di questo periodo? Impensabili, oggi. Bisognerà attendere di più. E così il soccorso diventa sempre meno “pronto”, con persone che decidono di rinunciare e di tornarsene a casa prima di essere visitati. Perché l’attesa diventa troppo lunga. Eppure il personale medico e sanitario sta facendo il massimo: ieri mattina, nel corso della conferenza di fine anno con la stampa, l’azienda sanitaria locale ha parlato di «turni aggiuntivi» e di «rinuncia alle ferie».

«La situazione più critica oggi è quella dei pronto soccorso», ha confermato la direttrice generale dell’Ausl di Reggio Emilia Cristina Marchesi, invitando alla pazienza. Quadro rafforzato dai numeri forniti dal direttore del presidio ospedaliero provinciale Giorgio Mazzi. Nel mese di novembre, la media di accessi nei pronto soccorso della provincia è pari a 462, numero che scende leggermente a dicembre (seppur trattandosi ancora di un dato parziale): 430 accessi giornalieri. L’anno scorso le due medie vedevano 419 accessi a novembre e 390 a dicembre. Se guardiamo al pronto soccorso pediatrico, i numeri sono raddoppiati toccando una media giornaliera di 704 accessi. Tantissimi.

I week-end più “caldi” quelli del 19-20 novembre e del 27-27 novembre con una media giornaliera di cento bambini che hanno acceduto al pronto soccorso. «In 30 anni non ho mai visto questi numeri», ha commentato Mazzi.

E se in passato nei pronto soccorso della provincia i piani di sovraffollamento venivano attivati in caso di incidenti grossi con molti feriti o di un alluvione, ad esempio, nel solo mese di novembre 2022 quello del Santa Maria Nuova è stato chiuso due volte a causa dell’elevato numero di persone che si sono presentate spontaneamente.

L’urto di Covid e influenza, che galoppano insieme (seppur più lentamente, dato che abbiamo appena superato i due picchi), preoccupano non poco i reggiani portandoli – «complice a volte la difficoltà a comunicare con il proprio medico di famiglia», come ha riportato il direttore del reparto di Malattie Infettive Marco Massari – a rivolgersi ai pronto soccorso.

Ecco spiegato perché a Reggio Emilia, in questi mesi, l’emergenza-urgenza si trova così in “affanno” e perché – a maggior ragione – bisogna avere tutti un atteggiamento responsabile.