Addio al partigiano Giorgio. Fu torturato a Villa Cucchi
L’insegnante Ireo Lusuardi è morto a 99 anni
Reggio Emilia Reggio dice addio a un grande testimone, un partigiano sopravvissuto agli orrori e alle torture fasciste di Villa Cucchi. Martedì scorso è morto Ireo Lusuardi, nome di battaglia Giorgio, 99enne, insegnante originario di Bagnolo in Piano e da sempre residente in città, nel quartiere di San Prospero. I familiari hanno annunciato il decesso a cerimonia avvenuta.
Ha avuto un ruolo importante nella Resistenza cittadina e, catturato dai fascisti, è stato a lungo torturato nel luogo più sinistro della presenza della Rsi in città, Villa Cucchi a fianco della caserma Zucchi, sede degli interrogatori della Brigata Nera.
Lusuardi era nato in una famiglia proletaria, ultimo di nove fratelli, cinque maschi e quattro femmine. Il papà è di idee socialiste, i fratelli maggiori a cui si ispira sono comunisti, spesso malmenati dai fascisti durante il Ventennio.
Ancora giovanissimo, Ireo è colpito dalla poliomielite, la malattia lascia danni permanenti alla gamba destra e così i fratelli maggiori decidono di sacrificarsi perché lui possa studiare e diventare maestro elementare. Chiamato alla leva e riformato per i problemi di salute, grazie all’esonero può muoversi tranquillamente per Reggio, in un periodo in cui i giovani sono tutti coinvolti nel conflitto.
Dopo l’armistizio, nell’autunno 1943, entra subito a far parte della Resistenza, e giovanissimo viene nominato presidente del Comitato di Liberazione Nazionale comunale reggiano. Coordina tante azioni in un’area delicatissima, attorno alla città, fra Sesso, San Prospero, Mancasale, Gavassa, Pratofontana e Santa Croce, e aiuta tante persone a rifugiarsi in montagna o a fuggire. Collabora a lungo con una grande figura come don Angelo Cocconcelli, il parroco antifascista di San Pellegrino, sede delle prime riunioni del Cln locale, un rapporto che proseguirà anche dopo la guerra.
Nel gennaio del 1945, a pochi mesi dalla Liberazione, viene catturato dai fascisti, denunciato da un ragazzo di Santa Croce. Il motivo reale, si scoprirà poi, era la gelosia per una ragazza. Ireo viene portato a Villa Cucchi, dove viene torturato prima di essere rinchiuso nel carcere di San Tommaso, da cui uscirà il 23 aprile, in tempo per la festa per la libertà. Sino all’ultimo ha collaborato con Anpi per raccontare le sue esperienze, così come fatto a lungo anche con Istoreco.