«Gli invasi vanno costruiti sugli affluenti del Po»
Bonvicini: «E la situazione di Enza e Secchia è peggiore»
Reggio Emilia Un’estate da record (negativo) e un autunno che, per come è iniziato, non lascia ben sperare. Le scarsissime precipitazioni di questo periodo, oltre a non alimentare i fiumi, rappresentano un problema non solo per il mondo agricolo ma anche per le bonifiche, chiamate a fornire acqua per l’irrigazione.
Il presidente del Consorzio di Bonifica Emilia Centrale, Marcello Bonvicini, fa il punto della situazione.
Bonvicini, come state vivendo questo autunno a dir poco insolito?
«La situazione non è facile. Nonostante le scarse portate abbiamo garantito l’approvvigionamento idrico per il settore agricolo, grazie all’importante apporto di tecnici e dipendenti. Dopo un’estate molto complicata, adesso ci risiamo: siamo ai minimi storici, se non peggio. Siamo in un contesto che non avevamo mai vissuto prima: abbiamo avuto richieste di acqua anche in ottobre, in particolare per le produzioni orticole e per i vigneti più giovani. E, per contro, abbiamo avuto l’agosto più piovoso degli ultimi 30 anni. Il clima è realmente cambiato».
Avete dunque ottemperato alle richieste anche in ottobre?
«No, non abbiamo potuto perché il regolamento irriguo ha tempi ben precisi e tra fine settembre e inizio ottobre siamo chiamati a liberare la rete e a scaricare l’acqua. La nostra stagione inizia verso metà aprile, quando invasiamo, riempiamo i canali e distribuiamo l’acqua. Durante il 2022, ad esempio, per esigenze delle frutticole, le operazioni sono iniziate in marzo. Poi, come detto, tra settembre e ottobre smettiamo di prelevare dal Po e scarichiamo l’acqua, vuotando i canali. Un’operazione che avviene anche per questioni di sicurezza: essendo, in teoria, l’autunno portatore di precipitazioni corpose, è meglio liberare i canali e tenere al riparo il territorio da brutte sorprese. Il problema è che, tolte le precipitazioni dell’altro giorno e qualche altro sporadico episodio, non piove mai. Eppure abbiamo un gran bisogno di pioggia e di neve per arrivare a marzo-aprile. In questo momento si stanno approntando diverse semine, non senza difficoltà. Le previsioni dicono che le precipitazioni ci saranno ma in quantità non sufficienti e questo ci preoccupa non poco. E poi bisogna sperare, se e quando arriveranno, che si manifestino senza fare danni. Anche le condizioni dei laghi alpini e subalpini sono una prova di quanto il momento sia critico: i laghi più importanti sono pieni al 23-24 per cento, una quota notevolmente bassa».
Oltre alla mancanza di acqua, si registra un caldo anomalo.
«Le temperature sono tra le più alte mai registrate e non è certo un bene per le coltivazioni, ad esempio per i vigneti. Durante il giorno si riscontrano anche temperature comprese tra i 22 e i 26 gradi e di notte si sono toccati anche i 13 o i 14. Siamo molto preoccupati per la stagione entrante: come potremo affrontare la prossima estate se queste sono le premesse?».
Secondo lei quali possono essere le soluzioni?
«Se il quadro generale del Po è problematico, quello di Secchia ed Enza è forse peggio. Credo che l’unica strada percorribile sia quella di realizzare invasi sugli affluenti appenninici del grande fiume: ne abbiamo bisogno specialmente in Val d’Enza dove, da giugno, di fatto non c’è più una goccia. Occorre una politica seria di infrastrutture atte ad accumulare acqua, in un’ottica di risparmio e di razionalizzazione». l