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Dalla Fondazione Reggio Children una Carta sull’educazione di qualità

Alice Benatti
Dalla Fondazione Reggio Children una Carta sull’educazione di qualità

Stilato un documento in risposta all’emergenza della povertà educativa

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Reggio Emilia «Un contributo sull’educazione di qualità che vuole essere un invito ad ascoltare il “rumore” dell’esperienza di Reggio Emilia». Ma anche «una piattaforma di incontro dove riunirsi, confrontarsi e scambiarsi idee attorno ai nuovi valori che l’umanità intera ha il dovere di coltivare in risposta all’emergenza educativa». Così Carla Rinaldi definisce la nuova Carta sull’educazione di qualità redatta e adottata dalla Fondazione Reggio Children – di cui è presidente – che da dieci anni è in prima linea nel contrasto alla povertà educativa. «L’educazione di qualità è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu e, come Fondazione, in questo documento abbiamo provato a definire cos’è secondo noi – spiega Rinaldi – educazione di qualità non è certo fare una bella scuola perché, per quanto sia fondamentale, la scuola non è l’unico luogo dell’educazione. Ovunque vi sia una relazione c’è educazione ma che questa sia di qualità o meno dipende da diverse varianti. E la Carta ha la presunzione di essere qualcosa che si rivolge e coinvolge tutti dunque non solo gli educatori ma anche i politici, le mamme e i papà, i figli, i nonni, i cittadini. L’umanità tutta».

Il documento ha cominciato a prendere forma nel 2020 – anno in cui è ricorso il centenario della nascita di Loris Malaguzzi – ma è stata aggiornata alla luce della pandemia, «che ha ulteriormente esasperato la povertà educativa», come si legge nella prima pagina della Carta. Mai presentata alla città, si prepara ora a diventare patrimonio della collettività: lunedì 7 novembre, infatti, alle 10.30, al Centro Internazionale Loris Malaguzzi, Carla Rinaldi la presenterà nel corso di un evento pubblico che vedrà la partecipazione di voci partner di Fondazione Reggio Children.

«L’educazione è la risposta che stiamo cercando a tutte le emergenze e l’infanzia va rimessa al centro delle politiche – afferma la presidente – proprio su quest’ultimo punto verte il sondaggio di opinione che abbiamo commissionato all’Istituto Piepoli per indagare l’idea di infanzia che hanno gli italiani e come i bambini, qualora potessero decidere, cambierebbero le città».

Tra gli interlocutori a cui si affaccia la nuova Carta, indubbiamente un ruolo di primo piano ora potrà essere giocato dal nuovo governo a guida Fratelli d’Italia, come riconosce la presidente di Fondazione Reggio Children. «Dobbiamo riuscire a interloquire con il nuovo governo proponendo il tema del diritto dell’infanzia – sottolinea – ancora oggi, nonostante il primo nido risalga a 50 anni fa, nell’opinione pubblica questo concetto appare prioritariamente come un servizio alla madre e al padre lavoratori. Ed è proprio su questo concetto che auspichiamo di poter dibattere perché in quella che è la nostra visione dell’infanzia bambine e bambini sono portatrici e portatori di diritti fin dalla nascita e l’educazione è un loro diritto. Questa è la realtà di Reggio Emilia, dove il servizio è fatto per i bambini. La nostra richiesta è proprio quella di riconoscere il diritto all’educazione di qualità 0-6 anni. Distruggere il percorso fatto sarebbe un delitto: certo il nostro è un percorso ormai consolidato ma bisogna continuare a perseguirlo».

Nel documento si legge infatti che «occorre re-immaginare una centralità dell’educazione di qualità partendo dalla prima infanzia e per tutta la vita come diritto fondamentale» e che «l’educazione come dimensione culturale collettiva di cura e di reciprocità, consente l’empowerment di una intera comunità». In conclusione, è esplicitato l’obiettivo perseguito: «Fondazione Reggio Children - Centro Loris Malaguzzi intende quindi, con questa Carta, contribuire alla ricerca di un’educazione di qualità e promuovere, reti, confronti, progetti pilota ed esperienze a lungo termine per migliorare le condizioni di vita e delle relazioni delle comunità mettendo in moto processi durevoli».