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«Nostra figlia disabile per un errore nel parto»

Serena Arbizzi e Tiziano Soresina
 «Nostra figlia disabile per un errore nel parto»

I genitori di una bimba di 5 anni fanno causa all’Ausl

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Reggio Emilia Beatrice e Lorenzo - sono nomi di fantasia - ogni giorno danno dimostrazione di un amore sconfinato verso la propria bambina, 5 anni, invalida al 100 per cento. Lo fanno vincendo le grandi difficoltà che la salute della figlia impone, ma al tempo stesso, con grande dignità: la cosa che più sta loro a cuore è garantire un futuro sereno alla bambina e lo sottolineano quotidianamente, standole vicino con amore.

Il caso di Beatrice e Lorenzo è approdato davanti a un giudice civile del Tribunale di Reggio Emilia dopo la nascita della bambina, cinque anni fa: quello che avrebbe dovuto essere il coronamento della favola dell’amore tra i giovani coniugi si è trasformato in un grande dolore. Assistiti dagli avvocati Mauro Intagliata e Antonella Corrente dello Studio Intagliata, i genitori hanno deciso di sensibilizzare l’opinione pubblica, affinché quello che è successo a loro non si ripeta mai più. La piccola soffre di encefalopatia ipossico ischemica, epilessia, non si può muovere, porta protesi per beneficiare del dono dell’udito e ha importanti difficoltà alla vista, oltre che alla nutrizione, possibile in parte grazie alla Peg, ossia una sonda chirurgica. È la prima e unica figlia della coppia, segnata nel progetto di vita dai danni alla salute così seri riportati dalla propria bambina. I due, 24 ore su 24, accudiscono la bambina, e hanno dovuto adottare scelte che hanno ripercussioni sul piano personale, emotivo, psicologico ed economico.

Attualmente, lavora soltanto la moglie e stanno valutando di cambiare casa, in virtù delle necessità della figlia che con la crescita saranno maggiori. Al centro del caso c’è quanto è avvenuto quando la bimba è stata data alla luce e perché non si sia disposto immediatamente il parto cesareo. La coppia, tramite i legali, ha citato in giudizio civilmente l’Ausl reggiana per colpa medica. Il parto che ha dato alla luce la piccola, che ora ha 5 anni, è avvenuto al Santa Maria Nuova. «I primi giorni dopo la nascita della bambina - spiegano mamma e papà - la nostra piccola è stata portata in Neonatologia. Successivamente, ha trascorso tre settimane in Rianimazione a Bologna e poi siamo ritornati a Reggio Emilia. Quando è nata sono stata io a chiedere di sapere cos’era accaduto, di fronte a una situazione come quella che ci siamo trovati a vivere. Mi sembrava il minimo poter conoscere cos’è avvenuto durante il parto».

Dopo circa un anno dal parto è avvenuto il contatto con i legali. «Abbiamo spiegato il caso a un ginecologo fuori regione - aggiunge la madre - Il professionista ha evidenziato una responsabilità medica».In seguito, dopo la messa in mora l’azienda sanitaria reggiana è stata convocata in mediazione per tentare una conciliazione. Ma le risposte non arrivano e i genitori decidono di perseguire ulteriormente la strada legale. Il procedimento giudiziario, in questo momento, è a una svolta. «La consulenza tecnica d’ufficio (CTU) disposta dal giudice - spiega l’avvocato Intagliata - stabilisce in modo inequivocabile che le attuali condizioni della bambina dipendono da errori del personale medico commessi sia qualche ora prima del parto, sia durante. L’ipossia grave che si è manifestata ha colpito il sistema cerebrale. Le condizioni di salute della partoriente imponevano, secondo i consulenti del tribunale, di intervenire attivando le procedure per il parto cesareo. Aver optato, in questo caso, per il parto indotto operativo ha determinato il verificarsi dell’ipossia. Questi genitori sono la rappresentazione del dolore nella sua più devastante totalità. Riescono ad affrontare la situazione grazie a una forza eccezionale».«La famiglia non ha agito con intento punitivo nei confronti di qualcuno - aggiunge l’avvocato Corrente -. La volontà dei familiari è sempre stata quella di fare chiarezza sulle responsabilità da parte di coloro che avevano il dovere di dare una risposta alla famiglia su quanto accaduto. Qualcosa che ha cambiato per sempre le loro vite e ha provocato molto dolore. La mancata comprensione verso questa famiglia è ciò che maggiormente addolora i genitori».

La prossima udienza davanti al giudice, dottoressa Stefania Calò, si svolgerà entro l’anno. Il giudice, in vista di quella data, verificherà se le parti avranno raggiunto o meno una soluzione conciliativa. «I danni - riassume l’avvocato Intagliata - sono sia di tipo patrimoniale, sia di tipo non patrimoniale. Uno dei componenti della famiglia ha dovuto rinunciare al lavoro in funzione della figlia che, negli anni, avrà bisogno di cure specialistiche. Se l’iniziativa di conciliazione sarà sottoscritta dall’Ausl in modo congruo ed equilibrato potrà rimediare dignitosamente al torto arrecato, altrimenti andremo avanti fino in fondo nella causa. Questi genitori hanno intenzione di fare tutto il possibile per proteggere la propria bambina. Non sono interessanti al risarcimento in sé, ma alla possibilità di garantire un futuro alla propria piccola». L’Ausl, interpellata sul caso, ha preferito non rilasciare dichiarazioni.