Tragica fine di Gianni Zappi. Realizzò il sogno della Serie A
L’allenatore di basket vittima di un drammatico evento al Passo Gavia. Con lo spareggio di Udine portò le Cantine Riunite fra le grandi dello sport
Reggio Emilia Domenica scorsa lo attendevano nel nuovo PalaBigi, ricostruito, rifatto pezzo su pezzo per dare una sede finalmente degna alle partite della Pallacanestro Reggiana. Una grande festa, alla quale erano invitati tutti i protagonisti di un’epopea sportiva nata a metà degli anni ’70. Uno degli invitati non è arrivato, non ha fatto in tempo per colpa di un tamponamento, un incidente di quelli che ti rovinano la giornata. Ma evidentemente era un segno.
L’uomo che domenica non è riuscito ad arrivare a Reggio Emilia era Gianni Zappi, l’allenatore di basket che in un tempo che sembra lontanissimo portò la serie A a Reggio Emilia. È morto ieri, al Passo Gavia, in un tragico evento che se l’è portato via per sempre.
Aveva 76 anni. L’auto è precipitata in u n burrone. Sul posto sono arrivati i soccorsi da Sondrio, i carabinieri di Ponte di Legno e la Finanza da Edolo. Ma per Zappi non c’è stato nulla da fare.
Difficile eredità
Gianni Zappi, per quanto ancora giovane, arrivò a Reggio Emilia chiamato dal presidente Enrico Prandi per prendersi la responsabilità di una squadra che nei due anni precedenti era arrivata a un passo dalla pallacanestro che conta, senza però riuscire a percorrere l’ultimo centimetro. Prima una A2 mancata contro la Leone Mare nei cinque secondi finali di un’annata trionfale, la stagione successiva una nuova sconfitta per un canestro, all’ultimo respiro contro gli altri livornesi. Il terzo anno non si poteva fallire, il 1982 doveva essere l’anno della promozione in A2.
Zappi si trovò a sostituire in panchina un asso come Raimondo Vecchi, allenatore reggianissimo dal grande carisma e dalle immense conoscenze tecniche; entrare nel tifo dei reggiani al suo posto non era facile. In quel campionato la Pallacanestro Reggiana – che per tutti era le “Cantine Riunite” – non aveva un obiettivo massimo e uno minimo, ne aveva uno solo: arrivare in uno dei primi tre posti che volevano dire serie A2.
Lavoro lavoro lavoro
Gianni Zappi affrontò la situazione alla sua maniera, lavorando sodo e soprattutto tanto. Il campionato si rivelò più difficile del previsto, con risultati altalenanti ma anche con partite superbe. Come in trasferta contro Imola, dove Zappi si tolse la soddisfazione di vincere per un punto nella sua città, con la squadra trascinata dal gigante Tonino Fuss, omone di 2 metri e 20. All’ultima giornata di campionato tutto sembrava perduto, con un quarto posto che non valeva nulla e la serie A finita a Pavia. Ma proprio da Pavia arrivò via telefono una notizia che aveva del miracoloso: la Necchi aveva perso una partita imperdibile, e così veniva riagganciata da Reggio. La Serie A2 si giocava in uno spareggio, fissato a Udine.
Lo spareggio
Era il 16 maggio del 1982. Un’altra battaglia attendeva Gianni Zappi che in settimana aveva caricato la squadra rimettendola sui binari della concentrazione e dell’agonismo. Il risultato è entrato nella storia dello sport reggiano: vittoria contro Pavia e conquista della Serie A2. Finalmente la grande pallacanestro era nostra.
Salto di categoria e nuova squadra, allestita sul telaio di quella precedente ma con l’innesto di due campioni americani, di quelli veri, che non si dimenticano in un battito di ciglia: Roosevelt Bouie e Rudy Hackett. Una salvezza tranquilla, dopodiché le strade del basket reggiano e di Zappi si separarono, con l’inizio della prima era di Dado Lombardi. Gianni partiva verso altre panchine, orgoglioso di poter dire: «Missione compiuta».