Chiesto il giudizio per Sestito
Chiuse le indagini per la morte di Salvatore Silipo. Il pm Piera Giannusa contesta la premeditazione, l’udienza preliminare il 6 ottobre
Cadelbosco Sopra Il pm Piera Giannusa ha chiesto il rinvio a giudizio per Dante Sestito, 70 anni, il titolare dell’officina Dante Gomme, da quasi un anno detenuto per omicidio premeditato con le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi. L’udienza preliminare è fissata per il 6 ottobre quando per la prima volta l’imprenditore, assistito dall’avvocato Luigi Colacino, comparirà davanti al gip.
L’omicidio si è consumato a Cadelbosco Sopra, all’interno dell’officina di via Verga “Dante Gomme”, il 24 ottobre 2021. Salvatore Silipo, 29 anni, padre di famiglia ed ex dipendente del 70enne, era stato convocato in officina dai Sestito (padre e figlio) insieme al fratello, Francesco Silipo, e al cugino Piero Mendicino. Secondo quanto hanno dichiarato i parenti, doveva essere un incontro chiarificatore, per una diatriba che si trascinava da tempo e che aveva guastato i rapporti, per anni quasi paterni, tra datore di lavoro e dipendente, che da almeno un mese non si recava più al lavoro.
Pare che i Sestito incolpassero il 29enne di un ammanco – evidentemente di valore, ma mai denunciato alle forze dell’ordine – avvenuto all’interno dell’officina. Si parlava di alcune gomme, ma si sospetta ben altro: uno “sgarro” che è considerato il movente dell’omicidio.
Secondo quanto hanno ricostruito i carabinieri di Castelnovo Sotto e del Nucleo Informativo di Reggio, quel pomeriggio all’incontro il 29enne si è dovuto inginocchiare davanti a Dante in segno di rispetto, protestando la sua innocenza. All’improvviso Sestito ha estratto una 44 Magnum e ha sparato un colpo in testa al 29enne, “giustiziato” davanti agli occhi dei familiari, che dopo l’iniziale sconcerto hanno avuto la prontezza di scappare dal capannone e di chiedere aiuto a una gazzella di carabinieri di passaggio.
Le indagini dell’Arma, con gli esperti della Scientifica che hanno passato al setaccio il capannone, si sono concentrate sulle telecamere (l’officina era coperta da una videosorveglianza capillare degna di una gioielleria, però con “buchi” temporali nel giorno del delitto e in alcuni giorni precedenti), sulla perizia balistica sull’arma (rubata a Pieve di Cento il 16 gennaio 2019 e detenuta illegalmente) e sulle tracce biologiche. Da parte sua l’imprenditore, detenuto da quel giorno, si è chiuso in un mutismo assoluto e non ha chiesto alcuna misura alternativa. Prima dell’estate il pm Giannusa ha aggiunto alle aggravanti la contestazione della premeditazione.